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mercoledì 19 settembre 2012

Il ruolo del concetto di Patria nell'Europa di oggi e nel mondo che cambia

L'Europa e il mondo stanno cambiando, questo è evidente per tutti, e con essi i loro abitanti.
I cambiamenti in atto sono molteplici e complessi ma non è in questa sede che li esamineremo, limitandoci a prendere atto che ciò è vero e che questa verità pervade ogni settore dell'attività umana. Questi cambiamenti sono tali e tanti che spesso il cittadino si sente disorientato di fronte ad essi anche perchè possono mettere in crisi sistemi di valori fino ad adesso comunemente condivisi e accettati e che apparentemente, ma in realtà solo apparentemente, sembrano costituire il retaggio di qualcosa che con troppa superficialità e faciloneria e forse interesse viene tacciato come antiquato.
La domanda che questo breve scritto si pone è: esiste ancora oggi un ruolo per il concetto di Patria? Oppure questo ruolo è sorpassato?
Vorremmo rispondere subito con un si, che esiste ancora oggi un ruolo per questo concetto che, per certi versi, e soprattutto nella sua accezione più alta, simbolica e originale (tradizionale direi) sembra anzi essere in qualche modo eterno, esattamente come il 'Padre' da cui in ultima analisi questo stesso concetto prende le mosse, e a cui in ultima istanza lo possiamo far risalire.
Ma naturalmente, seppure in qualche modo la prima immediata risposta non sia del tutto priva di una sua consistenza, non lascermo questa risposta priva di ulteriori argomentazioni. Anzi sono proprio le argomentazioni che seguiranno che ci interessano particolarmente e che speriamo possano offrire al lettore spunti su cui riflettere e magari su cui stendere un approfondimento.
Cominciamo col dire, e credo si sia già intuito, che il concetto di Patria non è privo di una sua sacralità, neanche nalla sua più moderna accezione di nazione. Che Dio stesso abbia a cuore le nazioni credo che lo si possa appurare da tutta una serie di eventi storici nei quali è ravvisabile ad un occhio attento la traccia di un tocco soprannaturale. Uno di questi episodi storici esemplari è ravvisabile secondo me in quella azione bellicosa da parte della Spagna ai danni dell'Inghilterra che vide mettere in campo da parte della stessa Spagna una superba flotta così superba che fu chiamata l'Invencible Armada. Questo episodio si presenta per un cattolico non privo di qualche asperità e  anzi direi piuttosto spinoso. La questione è delicata, ma lo scopo per il quale lo citiamo ci sembra tale da indurci comunque a trattarlo.
Apro a questo riguardo una piccola parentesi per dire che nella sua lunga storia talvolta la Chiesa si è lasciata trarre in inganno e non ha operato sempre al meglio delle sue possibilità.
Chi fosse pronto a scandalizzarsi per questa affermazione ricordi con quanta umiltà papa Giovanni Paolo II abbia chiesto scusa per gli errori della Chiesa. Egli ha chiesto sette volte scusa per gli 'errori della Chiesa', in una stessa cerimonia specificamente preposta a questo scopo, cerimonia che costituisce a detta di molti uno dei momenti maggiormente rilevanti di tutto il suo pontificato. Si è trattato di un atto di grande importanza e rilevanza storica, di un atto di riconciliazione, un atto certamente non facile soprattutto non scontato, estremamente condiviso anche se non da tutti, ci è stato fatto osservare.
Ci sono stati dunque degli errori commessi nel corso della storia da parte della Chiesa, errori spesso legati a violenze e soprusi, anche queste ricordate da Giovanni Paolo II.
Benchè questo specifico episodio non sia stato citato, anche in virtù del fatto che è stato addebitato alla Spagna e non alla Chiesa, benchè sia stata rilevata una certa influenza della stessa,  questa umile e riconciliante ammissione, frutto di grande saggezza, ci autorizza di fatto a ritenere che la dove si manifestano violazioni, prepotenze e violenze non si stia operando secondo il più alto mandato di pace e di fratellanza, e neanche la dove si violano gli stati nazionali.
Concentriamo quindi la nostra attenzione un attimo sull'episodio dell'Invencible Armada.
Con questa azione si voleva aggredire uno stato sovrano, l'Inghilterra, in quel momento governato da una regina protestante, Elisabetta I.
Eppure obiettivamente sembra proprio che l'aiuto offerto da Dio - che Egli possa perdonare il mio ardire- in quel momento non sia stato destinato alle forze cattoliche (e lo dico da cattolico), bensì a quelle protestanti.
Come mai? Che cosa significherebbe questo che Dio preferisce i protestanti ai cattolici? Non credo. Anzi credo che si tratti di una domanda mal posta o di una conclusione quantomeno affrettata.
Questo episodio invece, ci dimostra che probabilmente Dio stesso difende gli Stati Sovrani, gli Stati Nazionali, difende il loro suolo. Non ha guardato al tipo di religione, sembrerebbe, quanto piuttosto alla nazione! Non ha fatto preferenze in nome dell'una o dell'altra confessione, ha guardato alla difesa del suolo patrio, e ha consegnato la vittoria all'Inghilterra.
Io sono cattolico ma se guardo con obiettività e sincerità a questa famosa vicenda storica dico che non esiste cattolico sulla faccia della terra che possa convincermi a 'tifare' per  l'Invencible Armada!
Anche questo episodio corrobora dunque la tesi secondo la quale Dio difende gli Stati Nazionali.
E' possibile trovare un legame scritturale tra questo atteggiamento divino e appunto, le Sacre Scritture?
E se si, dove?
Intanto diciamo subito che se citassimo l'Antico Testamento, di episodi nei quali l'intervento Divino subentra a determinare una vittoria anche militare del suolo patrio ce ne sono molti. Ma nei Vangeli?
Anche nei Vangeli è possibile rintracciare i segni di ciò che costituisce la legittimazione di questo atteggiamento. Naturalmente il messaggio evangelico nella sua interezza valica qualsiasi tipo di confine anche nazionale ed è rivolto a tutti gli esseri umani. Ma questo non significa che una nazione non sia autorizzata a difendersi da aggressioni esterne.
Avviciniamoci per gradi e proviamo a seguire il discorso seguente:
Il concetto di Patria è connesso al concetto di 'prossimità'.
Già, ma che cos'è la 'prossimità'? La 'prossimità' è la proprietà di ciò che è prossimo, di ciò che è vicino.
Questa proprietà è quell'elemento discriminante secondo il quale per il Vangelo i credenti possono riconoscere ciò che dovrebbe essere amato:
'Ama il prossimo tuo come te stesso.' (parziale citazione dal cap. 19, versetto 19 del Vangelo
secondo Matteo, edizione della CEI). Il prossimo tuo!
Se infatti non siamo in grado di amare ciò che ci è vicino, come potremmo pensare di poter amare ciò che ci è lontano? Se non siamo in grado di amare ciò che vediamo, come potremmo pensare di amare ciò che non vediamo?
Ecco che allora  amare il 'prossimo tuo' diventa quasi il richiamo ad una pedagogia dell'amore fraterno che si applica e si impara a partire da ciò che ci è vicino, anche per essere estesa a ciò che ci è lontano (che non viene escluso), e tuttavia proprio a cominciare da ciò che ci è vicino. Se non si colma prima questa misura difficilmente potremmo pensare di colmare l'altra.
Se poi ogni uomo impara ad amare il prossimo vicino, anche l'uomo lontano potendo contare sulla presenza e sulla vicinanza di qualcuno potrà essere amato. Ecco perchè è più necessario, oltre che più naturale amare chi è prossimo rispetto a chi non lo è.
Nel corso della sua lunga storia la Chiesa ha offerto potenziali e parziali estensioni di questo concetto.
San Francesco, in particolare, ci ha insegnato che è possibile estendere questo amore anche alla natura.
E allora non dovrebbe essere arduo operare il passaggio successivo, quello secondo il quale anche per quest'ultima (per la natura) dovrebbe essere spontanea, l'applicazione di questo precetto di amore per ciò che è prossimo. E si può così cominciare ad amare la natura circostante.
C'è una distinzione evidentemente, anche marcata se proprio vogliamo, tra l'oggetto cui rivolgere il proprio amore nel contesto Evangelico e quello a cui rivolgere il proprio amore in questa specifica accezione francescana. Ma non una contraddizione, poichè quest'ultima non nega la prima, anzi la comprende. Semplicemente estende il concetto. E procedendo per estensioni, e passando quindi dall'uomo alla natura, si può arrivare ad amare il territorio, la terra, la propria terra, la Patria. Anzi direi proprio: la terra che ci è prossima e che è stata prossima ai nostri padri, quella dove sono nati i nostri padri e che per questo appunto prende il nome di Patria. E ricordiamoci che i padri hanno un rapporto di similitudine attraverso la proprietà della paternità col 'Padre Celeste' pur con le debite differenze qualitative e quantitative.
L'amore per il territorio vicino, quello che puoi vedere e toccare, quello di cui puoi saggiare altre propietà come il calore, l'umidità, il profumo, non ultimi i suoni e tutto ciò che i tuoi sensi possono percepire, non è un amore per del semplice fango o della polvere.
L'amor di patria stabilisce un rapporto, un legame affettivo tra il singolo uomo e la terra in cui egli vive, ma stabilisce anche un legame tra tutti gli uomini che condividono lo stesso sentimento e che sono 'prossimi' (vicini) alla stessa terra, e diviene quidi sentimento collettivo e unificante. Stabilendo un legame tra tutti gli uomini che condividono questo stesso nobile sentimento li 'rilega' insiema ed è quindi in qualche modo sentimento 'religioso', parola che deriva da 'rilegare', appunto.
E naturalmente è un amore che si rivolge a tutto ciò che quel territorio rappresenta anche in termini culturali.
E la cultura di un territorio, sappiamo bene, costituisce una parte fondamentale della nostra identità.
L'amore per la Patria acquista così una sua ben evidente sacralità, in stretta relazione con lo stesso Vangelo e con la stessa pedagogia evangelica.
Chi cercasse di perturbare questo stato di cose ed il sentimento ad esso collegato commetterebbe nientemeno che un sacrilegio.
Per questo non dobbiamo stupirci di notare questo aiuto divino prestato all'Inghilterra, nell'episodio dell'Invencible Armada.
E non dobbiamo dubitare, soprattutto per chi ha fede, che un simile aiuto non possa essere nuovamente dispiegato a quelle nazioni che potrebbero essere ingiustamente minacciate da forze disgreganti, antinazionali, se non addirittura antidemocratiche.
La sacralità del concetto di Patria è anche ribadita dalla Costituzione Italiana che con il suo articolo 52  che (cito parzialmente) recita:

'La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino.'

Non si dice semplicemente 'dovere del cittadino', si dice espressamente 'sacro dovere del cittadino'. Sacro!
La nozione di sacralità della Patria trova qui una sua alta legittimazione e comprovazione istituzionale.
Auspichiamo la presenza in parlamento di persone che tengano ben fermo davanti agli occhi questo articolo della Costituzione.
Questo articolo è alla base di quella che fino a qualche anno fà è stata la chiamata alla leva militare. Ma questo stesso articolo non significa che la Patria deve essere difesa soltanto da attacchi portati con armi convenzionali, o da eserciti in mimetica, per così dire tradizionali.
La difesa della Patria si opera in ogni ambito e settore nel quale la Patria e i suoi cittadini si trovano ad operare, e ciò da cui dovrebbe essere difesa oggi potrebbe estendersi a tutta una serie di ambiti di aspetto assai diverso esteriormente da quello di una guerra convenzionale'.
Eppure potrebbero avere nelle conseguenze effetti assai simili a quelli di una guerra convenzionale, tale che non sarebbe del tutto furi luogo chiamare pure queste situazioni guerre.
Un aspetto certamente inquietante e in qualche modo subdolo di questo tipo di guerre non convenzionali, è costituito dal fatto che non vengano neppure dichiarate. Così la spia dell'esistenza di questo tipo di guerre è data da tutta una serie di conseguenze che possiamo avvertire come disagi sociali, economici e politici.
Spie che, quando vengono avvertite, lasciano spesso la triste sensazione che poco o niente si possa ormai fare. Mai cedere di fronte ad una così nefasta tentazione!
L'amore del cittadino verso la propria Patria, diventa allora la molla della difesa della stessa in questa estesa accezione, cui la Costituzione stessa ci richiama. Ed è dovere!
C'è chi si chiede se citando la patria o la nazione, non si corra il rischio di riproporre vecchi errori nazionalisti. La preoccupazione è legittima ma bisognerà pur operare dei distinguo. Qui non si tratta di certo di riproporre niente del genere.
Sarebbe un grave errore invece quello di assimilare l'amore per ciò che è prossimo ad un cieco nazionalismo del tipo di quelli che ci sono stati alcuni decenni fà in Europa, dove altri fattori condivano l'amor Patrio mutandone il sapore e rendendolo indigesto, non ultimo quello di una presunta superiorità, non ultimo quello dell'assenza di democrazia e di libertà.
L'amor Patrio che è l'oggetto della nostra indagine invece si accompagna imprescindibilmente all'amore per la democrazia e per i diritti umani fondendosi con loro in un unica entità.
Non è un amore che chiede di dominare, è un amore che chiede il rispetto della democrazia e dei diritti fondamentali dell'uomo e del cittadino, e della libertà prima di tutto riconoscendoli agli altri popoli e nazioni. Altrimenti ci sarebbe una evidente contraddizione.
In un contesto come quello attuale che guarda all'Europa bisogna chiarire subito che questo amore non solo non è in contrasto con la stessa Europa ma anzi costituisce esattamente quello che dovrebbe essere alla base dell'Europa dei Popoli; non solo non è in contraddizione con l'Europa, ma è ciò che lo avvicina all'Art. A del trattato di Maastricht che cito parzialmente:

'Il presente trattato segna una nuova tappa nel processo di creazione di un'unione sempre più stretta tra i popoli dell'Europa, in cui le decisioni siano prese il più vicino possibile ai cittadini.'

Torno a fare notare: 'in cui le decisioni siano prese il più vicino possibile ai cittadini.' Anche in questo che è il primo articolo di questo trattato riecheggia il concetto di prossimità, così significativo e che abbiamo già incontrato nientemeno che nel Vangelo.
Eppure talvolta abbiamo la netta sensazione che si passi sopra questo articolo con grande superficialità e talvolta, pare, menefreghismo.
Stabilito questo legama tra il concetto di 'prossimità' e il sacro amor patrio chiediamoci:
E' superato il precetto evangelico? Se non lo è, neppure questo lo è!
Chiediamoci ancora: è superato l'articolo 52 della Costituzione?
Se non lo è, neppure questo atteggiamento costituzionale lo è. la verità è che, anche in un contesto europeo, se non si è in grado di amare ciò che ci è vicino non saremmo mai in grado di amare ciò che ci è lontano.
Se non si da prova di amare ciò che ci è vicino come potremmo pensare di convincere qualcuno di essere in grado di amare ciò che ci è lontano?
Conoscete la fiaba di Esopo che si intitola 'Il capraio e le capre selvatiche'? Leggetela!
Pur con qualche debito aggiustamento potrebbe rilvelarsi di una qualche efficacia nella decifrazione di questa realtà.
E chi pensa di aver superato il concetto di Patria e la sua sacra e pedagogica utilità contrapponendovi un superficiale e magari interessato, ancorchè vago concetto di internazionalità, che l'amor patrio tra l'altro non esclude ( come spero di aver dimostrato) o di contrapporvi altresì un cosmopolitismo di facciata unito a falsi miti di progresso, probabilmente non ha compreso appieno la profondità di questo concetto e del sentimento che gli è proprio e lo invito quindi a riflettervi sopra. Probabilmente non ha ancora compreso bene qual'è il luogo sacro da dove esso scaturisce. Certo forse non è così scontato saperlo, ma lo invito a rifletterci sopra.
Provate a chiedere agli inglesi se siano privi di questo sentimento. Cosa pensate che vi risponderebbero?
E allora chiendo ancora: vi sembra forse l'Inghilterra un luogo di passatismi e di antiquati valori? Vi sembra un luogo che ripudia la modernità?
Esiste dunque ancora oggi un ruolo per il concetto di Patria?
Certo che si, e può essere riscoperto alla luce del Vangelo!
Esiste dunque ancora oggi un ruolo per questo concetto?
Certo, e può sposarsi al concetto di democrazia, e rispetto dei popoli!
Chiedo ancora una volta: esiste oggi un ruolo per il concetto di Patria?
Certo, e si può accompagnare al ruolo dei diritti umani, e del cittadino europeo!

Concludo dicendo che ci sono delle sfide per il futuro che dovranno essere affrontate e che non possiamo rimandare ulteriormente. Queste sfide sono difficili, anzi difficilissime e riguardano tutti, nessuno escluso. Alcune delle più importanti riguardano l'ambiente e i suoi cambiamenti, anche climatici. Dobbiamo affrontare la questione dell'inquinamento,dei disboscamenti, dell'aumento della temperatura terrestre con conseguente scioglimento dei ghiacci.
Gli esperti del settore ci informano per esempio che lo scioglimento dei ghiacci con la susseguente immissione di acqua dolce negli oceani è uno dei problemi attualmente più preoccupanti anche perchè tra le conseguenze a cui può dare luogo c'è quella sulla possibile modificazione della Corrente del Golfo che potrebbe avere conseguenze disastrose.
Per affrontare bene questi problemi due cose sono fondamentali:
La prima è quella di fare tesoro delle conquiste del passato, conquiste come la democrazia, con tutti i benefici che questa arreca.
La seconda è di non ripetere gli errori del passato, come per esempio i totalitarismi, con tutte le nefaste conseguenze e gli oscurantismi che questi si trascinano dietro.
Queste due condizioni sono indispensabili per la serenità del genere umano, e per il suo sereno sviluppo. Abbiamo bisogno di idee per le sfide del futuro. Senza le condizioni sopra descritte rischieremmo di non avere la serenità giusta perchè queste si sviluppino.
Senza queste due condizioni rischieremmo di perdere queste importanti sfide. L'amor patrio entra in gioco, o dovrebbe entrarvi, come valore aggiunto che aiuta queste due condizioni a realizzarsi o a mantenersi.
Impariamo dunque a difendere sempre le conquiste umane, impariamo a riconoscere i pericoli che le minacciano, impariamo a salvaguardare la democrazia di cui l'amor patrio non è un nemico,ma anzi un amico, e la spia di un amore che può ben valicare anche i confini nazionali, e spingersi ancora oltre.