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domenica 15 maggio 2016

Argomentazioni contro il TTIP

Da dove affrontare l’argomento TTIP, Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti? Si potrebbero ribadire forse certi concetti, quelli espressi circa i contenuti noti (poiché alcuni contenuti sono ignoti, purtroppo, come sappiamo, e ce ne dispiace di non essere messi a parte di questioni così importanti, che ci riguardano così da vicino).
L’assenza di glasnost forse è una spia che la dice lunga al riguardo.
Vi è chi dice che un americano su sei si ammala per intossicazioni alimentari. Ecco, si vorrebbe liberalizzare la vendita anche di quei prodotti che sortiscono questi effetti sulla salute, in assenza di una visione comune sulla stessa salute: finiremo forse per mangiare schifezze che, essendo magari a basso costo – con la crisi imperante – sembreranno appetibili, ma solo economicamente parlando, e lo sembreranno alla classe media in costante discesa. Mancherebbe in questo caso tuttavia, alla classe media una visione lungimirante, ma giustificatamente, poiché chi è in crisi vive alla giornata: quello costa poco, lo compro! Quanto alla salute, beh, ci penserò poi, quando i problemi si manifesteranno...
Ma le cure per gli effetti sulla salute di queste schifezze chi le paga?
Ci informano che tra le parti non c'è neanche una visione comune sui diritti legati al lavoro e che per esempio gli USA hanno ratificato solo due delle otto convenzioni per noi fondamentali sul lavoro. Firmare e condividere anche le altre costituirebbe un passo avanti neel trattative. Altrimenti com’è pensabile di spalancare le porte alla cieca, sul commercio, a chi ha una visione tanto diversa dei diritti sul lavoro? E infatti ci si chiede: non verrebbero ridimensionati anche da noi, questi diritti?
Senza una visione comune sul lavoro, proporre un patto transatlantico di commercio sembra essere del tutto fuori luogo, e dovrebbe essere ritenuto impossibile e inapplicabile da un qualsiasi pensatore di buon senso. Infatti, in generale, mediando tra due posizioni opposte si ottiene una via di mezzo che in materia di diritti, non può essere accettata da chi vedesse deprimere i diritti già esistenti. Questo lo comprende bene chiunque, credo.
Prima di un qualsiasi patto transatlantico quindi, sarebbe bene sviluppare una visione comune su tutti i fronti, tutti, nessuno escluso, e se la visione comune non emerge, non affiora, allora sarebbe bene che ognuno applicasse a casa propria le leggi e le restrizioni, i controlli alimentari e quant’altro ancora ritiene di dover applicare per la salvaguardia della salute dei cittadini, sancita per noi italiani dall’art.32 della Costituzione.
E’ chiaro altrimenti che si andrebbe dritti diritti verso una serie di contraddizioni stridenti e inaccettabili, o verso un allentamento dei controlli o dei parametri sulla salute che diverrebbero più morbidi, abbassando i livelli di guardia e perfino consentendo ciò che oggi, a ragion veduta (e con le leggi vigenti), è vietato. Un po’ come quei cibi per cani e gatti che contengono sostanze cancerogene, ma che sono consentiti dalle leggi perché anche nella civilissima Europa si dormono sonni profondi su tali questioni o si chiude un occhio o forse tutti e due, forse per le solite connivenze. Saranno mica gli stessi a decidere sul TTIP?!
Certo sarebbero tutti argomenti interessanti da approfondire ma quello che vorremmo fare adesso è di osservare la cosa da un’altra angolazione, dall’angolazione della partecipazione alla vita politica e sociale nell'Ue e dell’Ue stessa.
D’altronde per il pieno esercizio del diritto di cittadinanza il punto di vista del cittadino non può e non deve essere ignorato, anche in sede elettorale ed eventualmente referendaria.
E’ inutile, riteniamo, riempirsi la bocca di frasi ad effetto o sollecitare il cittadino al pieno esercizio della cittadinanza, anche attraverso l’acquisizione delle competenze di cittadinanza o delle competenze per l’apprendimento permanente, se poi viene negato di fatto il diritto di votare su questioni sostanziali e di primissimo piano, su questioni fondamentali; la contraddizione è evidente, anzi, stridente!
Affrontiamo quindi l’argomento TTIP dal punto di vista dell’elettore europeo. Se il TTIP è cosa davvero cosa buona e saggia, che male ci sarebbe a proporre un REFERENDUM sul TTIP stesso, da sottoporre ai cittadini europei? Sapranno pur riconoscere cosa è buono e saggio!
Molto spesso ci sono accuse nei confronti dell’Ue e del suo autoritarismo, e del fatto che essa fugga i REFERENDUM come il diavolo l’acqua santa; ecco che l’Ue avrebbe l’occasione d’oro per smentire simili opinioni, proponendo un REFERENDUM sul TTIP, così da far vedere a tutti che quelle sono solo illazioni.
Inoltre, le ragioni di chi chiede un REFERENDUM sono nella fattispecie più che valide dal momento che il TTIP condizionerebbe una moltitudine di scelte di vita dei cittadini europei, se non gli stessi diritti, senza considerare il fatto che alcuni esperti economisti prevedono per via di questo trattato una diminuzione per l’Europa di circa 1 milione di posti di lavoro, anche a fronte di un aumento del PIL, cosa che sembra contraddittoria, ma che contraddittoria non è se si tiene conto del fatto che la robotizzazione distruggerà più posti di lavoro di quanti ne creerà. Quindi vi sono conseguenze dirette e conseguenze indirette, tali da giustificare, ed anzi richiedere a gran voce, l’indizione di un REFERENDUM!
Chi si dichiara a favore della Democrazia ha la possibilità di dimostrare a tutti, quanto effettivamente si creda in questa stessa Democrazia.
La perplessità però nasce dal fatto che questo Trattato ha delle parti segrete!
Ma vi siete mai chiesti come mai vi sono delle parti segrete?
Firmereste mai una cambiale in bianco o un contratto con clausole segrete, così, alla cieca?
Chi si dichiara a favore della Democrazia dovrebbe essere tenuto a dimostrarlo coi fatti e non a parole. Ma chi è autenticamente a favore della Democrazia aspira in modo del tutto naturale ad informare a dovere tutti i cittadini (il maggior numero possibile) sui contenuti di ciò che è oggetto di discussione democratica. Se non si sa neanche ciò di cui si discute come si può prendere una posizione?
Per questo è abbastanza chiaro che il TTIP non è, almeno nelle intenzioni iniziali, qualcosa che si voglia far divenire oggetto di discussione democratica, e questo già stride con le dichiarazioni di principio della stessa Ue, cosa che dovrebbe mettere sull’allarme e far drizzare le antenne. Anzi, appare abbastanza evidente che fin dalle prime battute questo trattato è ritenuto oggetto di discussioni elitarie, da ristretto circolo di sedicenti intenditori.
Ma il fatto che il TTIP non sia almeno nelle intenzioni iniziali qualcosa che sia oggetto di dibattito aperto e democratico, non è detto che non lo possa divenire, almeno così si spera…
Tra i promotori, è inutile dirlo tanto è palese, in gioco c’è la stessa immagine di paesi democratici.
Democrazia, non può essere soltanto la parola magica che fa strappare l’applauso nelle piazze o nei congressi, deve essere qualcosa di autentico e di concreto, deve coincidere con la nozione di diritto e di rispetto, in tutte le sue declinazioni possibili e immaginabili. Se così non dovesse essere prima o poi i cittadini se ne accorgerebbero, avvertendo la palese dissonanza.
Chi si proclama campione di Democrazia (e ancor di più, esportatore di Democrazia), non può non tener conto del fatto che un trattato di così vasta portata, non può essere discusso soltanto da un ristretto gruppo di persone, forse neanche disinteressate, ma deve diventare oggetto di discussione anche tra il popolo, e non solo, deve essere il popolo a decidere su di esso, deve essere il diretto interessato a decidere se deve essere sì o deve essere no!
D’altro canto esportare Democrazia ed esportare prodotti non è esattamente la stessa cosa.
Si faccia dunque partecipare il diretto interessato, il popolo!
Chi si proclama campione di Democrazia ha quindi un’occasione d’oro per manifestare la sua fede nella stessa, un’occasione concreta per dimostrare l’amore che si ha nei suoi confronti! E lo si può fare innanzi tutto togliendo il segreto da quelle parti del trattato che sono ancora attualmente secretate e poi proponendo che su tale questione (TTIP) si interpellino i cittadini, si interpelli il popolo.
Altrimenti se per qualcuno si deprime l’immagine di campione di Democrazia, se essa ne risulta drasticamente ridimensionate se non del tutto evaporata, quantomeno non ci si stupisca troppo!
Per il TTIP sia indetto un REFERENDUM!!!