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venerdì 28 ottobre 2016

Un esperimento internazionale?

Sussiste il legittimo sospetto che questa Riforma Costituzionale sia stata progettata e sia vissuta come una sorta di esperimento internazionale, ordito cioè da più parti, non tutte residenti nel nostro Paese.
Questa Riforma Costituzionale potrebbe essere quindi una sorta di esperimento o forse di prova. Il terreno di prova per esempio delle multinazionali per capire quanto gli italiani siano disposti a rinunciare al diritto di voto in particolare e quindi estensivamente ai diritti in generale. In base al risultato del Referendum le multinazionali capiranno come stanno le cose. Se vincerà il sì e gli italiani dimostreranno di non avere a cuore il diritto di voto, si prenderanno gli spazi che tale assenza lascerà scoperti. Visto che poi capiranno che i diritti non stanno appunto a cuore agli italiani, procederanno con le misure concrete attraverso le quali accontentare questa esigenza così chiaramente espressa, l'esigenza cioè di avere meno diritti, mettendola in concreto e realizzandola sul campo senza tanti complimenti, ci potete scommettere. Una "esigenza", questa, stimolata dal Governo che pare abbia recepito, come appare sempre più chiaramente, le direttive della BCE (lettera del 5 agosto 2011) e di JP Morgan (documento del 28 maggio 2013) ma che sembra piuttosto sordo in vero alle esigenze del proprio popolo, l'autentico e solo sovrano.
Possiamo giustamente criticare l’invasione di campo di istituzioni europee che escono dai limiti del proprio mandato, esercitando il potere politico con lo spauracchio del ricatto (chiudere i rubinetti); possiamo criticare giustamente i contenuti del documento della JP Morgan, protestare e gridare allo scandalo (tutto comprensibilissimo e condivisibilissimo) e sono in prima fila per farlo, ma c'è un cosa che non possiamo fare: non possiamo fare a meno di riconoscere che le idee espresse in quel documento, sono espresse con grande chiarezza e trasparenza; in altri termini i contenuti sono criticabilissimi ma, nondimeno, in certo qual modo, sinceri, non c'è bluff. Sappiamo chi vuole perseguire cosa e possiamo acconsentire o dire NO.
Altro è invece l'atteggiamento del Governo, dei proponenti la Riforma, che alza cortine fumogene sulle reali intenzioni della stessa (spostare l'asse decisionale dall'Italia all'Europa e trasformare il Senato in un ispettorato della Troika), con la demagogica scusa della velocità, del risparmio e dell'efficienza che, peraltro, non ci sarebbero.
Idee sbagliate, si può dire alla JP Morgan, ma espresse con chiarezza, senza nascondimenti; nebulosità, nascondimento, scarsa trasparenza, demagogia e populismo per chi propone la Riforma, in Italia.

Votare NO è possibile, si può fare, non è vietato. In altri termini questo esperimento, questa prova, si basa sul presupposto che la debolezza è un peccato, anzi un peccato mortale.
Se l’Italia sarà debole e voterà sì, perderà i diritti secondo il testo della Deforma; se, viceversa, sarà forte e voterà NO, non perderà tali diritti! Cosa conviene votare dunque? Noi non abbiamo dubbi: è meglio votare NO! Il NO è il voto forte! Si può fare, non è peccato. Il peccato anzi, secondo costoro, è la debolezza! Si può essere d’accordo sui contenuti dei documenti, si può essere in disaccordo, tutte posizioni legittime. Ma una cosa è certa, quei documenti dicono ciò che vogliono, nel senso che esplicitano le proprie intenzioni, e noi non siamo obbligati a seguirli…



Chiediamo quindi a coloro che sono indecisi sul voto al Referendum, di riflettere su tutto questo e di aiutarci ad aiutare la nostra Nazione, l’Italia, a non cedere né diritti né sovranità, né a spostare l'asse decisionale, poiché avremmo meno forza e meno poteri, come popolo!
NOI DICIAMO NO, NOI VOTIAMO NO!
E' possibile, si può fare…