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giovedì 3 novembre 2016

Viva i giovani ma non il giovanilismo!

Ripensando al Confronto televisivo tra Zagrebelsky e Renzi, ma anche a quello successivo e più recente tra De Mita e lo stesso Renzi, sulle ragioni del NO e del sì al Referendum Costituzionale, ma pensando anche a confronti che avvengono magari a distanza, ma che mantengono tuttavia la caratteristica della diversa età dei contendenti, più giovene l’uno, più maturo l’altro (pensiamo allo stesso Primo Ministro e a D’Alema), ci vengono alla mente molte, moltissime cose. Tra queste cose c’è senz’altro la questione che potremmo denominare del giovanilismo, cioè la questione di quell’autentico flagello sociale che tende a sostituire la maturità posata e la saggezza dell’esperienza all’esuberanza giovanilistica con tutti i rischi ad essa collegati.
A proposito di giovanilismo e dei suoi “nobili” portati quindi, tra i quali possiamo annoverare attualmente la fatidica rottamazione, e gli atteggiamenti concomitanti, annessi e connessi, l’atteggiamento giovanilistico anche in riferimento al Referendum Costituzionale, al di là di una consueta e vorremmo dire scontata buona dose di ingenuità, ravvisabile quasi sempre in molti, moltissimi giovani, mi fa venire in mente quanto possa essere assurda la pretesa di comprensione da parte del di meno nei confronti del di più, nella fattispecie della pretesa da parte della minor esperienza di giudicare la maggiore esperienza, come se il di meno potesse contenere il di più e non viceversa, come sarebbe invece logico e ragionevole aspettarsi anche da un punto di vista essenzialmente logico-matematico. A tale proposito la cosa che ci è venuta subito alla mente, e che ripropone più o meno lo stesso modello, è ciò che René Guénon (scrittore e intellettuale francese, esperto di simboli e religioni) scrisse nel suo celebre libro pubblicato nel 1924, Oriente e Occidente, a proposito delle pretese di comprensione dell’Occidente nei confronti dell’Oriente. Pensiamo innanzitutto al fatto che l’Occidente, dice Guénon, <<dimentica di non aver avuto nessuna esistenza storica in un epoca in cui le civiltà orientali avevano già raggiunto il loro pieno sviluppo>>”
(Questa osservazione è corredata da una nota, nel testo originale, che riportiamo qui sotto:
E’ possibile tuttavia che siano esistite civiltà occidentali anteriori, ma quella attuale non ne è l’erede, e anche il loro ricordo si è perduto; non dobbiamo perciò occuparcene in questa sede.
Riportiamo la nota per il semplice fatto che, nonostante costituisca una divagazione dal tema centrale, nondimeno potrebbe risultare per taluni lettori di una qualche suggestione…).
E subito dopo conclude il discorso dicendo che “con le sue pretese esso (l’Occidente, ndr) appare agli Orientali come un bambino che, orgoglioso di aver imparato velocemente qualche rudimentale conoscenza, pensi di possedere il sapere totale e voglia insegnarlo a vegliardi pieni di saggezza ed esperienza.”


E' un po' la stessa impressione che si prova dai confronti di cui sopra.
Ma soffermiamoci adesso per un momento specificamente sul confronto tra Zagrebelsky e il Primo Ministro. Senza considerare la maleducazione della battuta sulla calvizie, veramente singolare per un Primo Ministro, una lezione (scusate l’ironia) di educazione e di stile (trattasi appunto di esuberanza giovanile), passiamo ad alcuni esempi.
Zagrebelsky dopo avere spiegato al Presidente del Consiglio, con molta calma e molta pazienza, con argomenti logici, comprensibili a tutti, chiari, elementari, che le due Camere hanno sì gli stessi poteri ma non fanno la stessa cosa, il Primo Ministro continua a fare finta di niente e va dritto con il solito mantra (e chiedo scusa alla parola mantra) del <<le due camere fanno la stessa cosa>>. Falso, basta pensare al fatto che mentre l’una si occupa di una legge, l’altra si occupa di un’altra legge (esse si occupano per altro di due leggi contemporaneamente, il che rende il sistema molto efficiente!); che una controlla l’esuberanza giovanile dell’altra, ecc. ecc. Ci si chiede se il Primo Ministro sieda nella stessa stanza di Zagrebelsky oppure in un mondo a parte, forse parallelo, non si sa. A cosa si deve una tale ostinazione? Ad incomprensione o ad altro? Forse la si deve al fatto di non voler perdere un argomento elettorale ma l'effetto è un altro.
Lo stesso dicasi per il paragone tra sistema del senato in Germania e in Italia. Renzi sostiene che il Senato italiano funzionerebbe come quello tedesco (la cosa è oggettivamente assurda!!!???). Zagrebelsky, Presidente emerito della Corte Costituzionale, gli spiega che non è così perché i Senatori tedeschi Rappresentano i governi locali e non le regioni, che possono essere sostituiti (questo è il punto principale di differenza), e che hanno vincolo di mandato. Dopo una eminente e inconfutabile dimostrazione che cosa accade? Che il Primo Ministro ribadisce indefesso che in Italia funzionerebbe come in Germania. Ostinazione giovanile? Incapacita di comprensione? Balzano alla testa molti quesiti…
Zagrebelsky si spinge poi a spiegare che con i vincoli giuridici e gli obblighi di presenza che avrebbero i nostri Senatori sarebbe impossibile trovare, tra 21 Consigli regionali, un giorno in cui incontrarsi che vada bene per tutti, che essi farebbero male in sostanza il proprio lavoro che è un obbligo giuridico, senza potersi far sostituire da alcuno. Ma ci rendiamo conto?!
Obbligo di doppio e forse in qualche caso di triplo mandato. Ma niente da quel lato non ci si sente proprio...
Insomma sarà o non sarà un difetto giovanilistico ma il Primo Ministro sembra non conoscere la propria Riforma che forse, proprio per questo, si può definire più propriamente Deforma.
In definitiva Zagrebelsky chiarisce senza tema di smentita che questa Riforma non funzionerà, per tante ragioni ma anche perché appunto non sarebbe come in Germania, nonostante l’ostinazione inspiegabile del Primo Ministro.
Il Presidente del Consiglio che dice poi a Zagrebelsky che è contraddittorio (e così portiamo un ulteriore esempio di ciò che è il giovanilismo) è poi oggettivamente esilarante, quasi non ci si crede, per la serie “da che pulpito viene la predica”! Senza considerare il fatto che il concetto di continenza svela in modo chiaro ed inequivocabile che la contraddizione in Zagrebelsky non c’è. Mentre il Primo Ministro non può avvalersi dello stesso concetto per le proprie molteplici, quasi infinite contraddizioni. Una delle tante che mi viene in mente così, sulle prime: <<o passi dal consenso popolare o non sei credibile>>. Ecco, non è credibile, verrebbe da dire, per questa contraddizione e anche perché dimostra di non conoscere la propria Riforma. Con le sue stesse parole si è giudicato, con il suo metro di giudizio! Ve ne sono tantissime altre naturalmente, come molti, moltissimi sanno ma per adesso fermiamoci qui.
Dobbiamo però dire, in tutta onestà, che quello avvenuto a SI O NO, sembra sia stato uno scontro tra saccenteria e Sapienza.
Ma torniamo per un attimo a Guénon. Nel procedere con la dissertazione l’intellettuale sottolinea il fatto che se gli Occidentali “non avessero a disposizione la forza bruta (questa loro pretesa, di giudicare l'Oriente, ndr) sarebbe di per sé una bizzarria piuttosto inoffensiva della quale sorridere […]”
Una pretesa sbagliata, per non dire bizzarra e in sé risibile, quando è coadiuvata dalla forza bruta, si trasforma in qualcosa di potenzialmente pericoloso, molto pericoloso.

Ciò che dobbiamo appunto chiederci in questo contesto è se la bizzarra pretesa giovanilistica di spiegare la Costituzione e la Riforma a costituzionalisti di prestigio che hanno raggiunto la maturità intellettuale e professionale in un periodo in cui i giovani stessi non erano neppure nati, oltre ad essere oggettivamente pretenziosa e per certi versi ridicola, non sia corredata e affiancata da una qualche forma di invisibile violenza, e se sì da quale forma di violenza.

A tale proposito potrebbe non dimostrarsi del tutto inutile una esperienza legata ad un recente episodio cui sono stato testimone personalmente durante un incontro tra il sì e il NO alla Riforma Costituzionale, nel Comune in cui abito.
La sala era gremita e molti dei presenti erano giovani, il che rappresenta un bene naturalmente, anche perché è il sintomo di un interesse rispetto a ciò che accade nel Paese. Ma non vi erano soltanto giovani ovviamente, vi erano persone di tutte le età, insomma vi erano anche i meno giovani, tra i quali potrei annoverare me stesso, nonché (spero che non me ne vogliano) i relatori, gli esperti che sedevano dietro il tavolo e che spiegavano le ragioni uno del NO, l'altra del sì.
Per arrivare al dunque, dopo il mio intervento e la mia domanda, segue l’intervento di un giovane che prima di entrare nello specifico della sua domanda fa una considerazione piuttosto gratuita per la verità dicendo più o meno così: <<Ci terrei a dire, che per me come giovane non è una sorpresa che ci siano tanti miei coetanei qui (in sala, ndr), forse è più una sorpresa vedere (in sala, ndr) chi un giovane lo è stato un tempo e che ora magari parla di questi temi più su facebook>>. Al di là delle contraddizioni immediatamente avvertibili (non si capisce per esempio perché chi parla di questi temi su facebook non dovrebbe interessarsene e parlarne anche altrove, al di fuori! Tanto per dirne una) è sembrato a molti che si affermasse che chi ha fatto il suo tempo, debba lasciare stare, particolarmente la Riforma Costituzionale, debba mettersi in disparte, rinunciare ai relativi dibattiti, alla vita sociale, debba ritirarsi magari in una casa di riposo e non disturbare, come se la Riforma fosse di esclusiva pertinenza dei giovani e non debba riguardare né interessare nessun altro che i giovani. Piuttosto bizzarro, direi…che senso della Democrazia!
E comunque anche qui non si capisce quali sarebbero i criteri per discernere ciò che ha fatto il suo tempo e ciò che non lo ha fatto, né chi e con quali criteri può assurgere a giudice di chi o che cosa ha fatto il suo tempo. Sarebbe forse il mero dato anagrafico?
La concezione secondo la quale il proprio tempo è legato essenzialmente alla giovinezza, mi sembra del resto un po’ riduttiva soprattutto se si considera il fatto che, esclusa l’infanzia, la gioventù è il periodo più breve della vita di una persona e che la maturità simboleggiata dal superamento di quella linea d’ombra di Conradiana memoria, rappresenta invece il periodo non solo più maturo appunto ma anche il più esteso, temporalmente parlando…
La rottamazione renziana ha fatto evidentemente proseliti e contibuito così a generare per imitazione una autentica piaga sociale che si innesta sull’onda della maleducazione, della superficialità nonché dei più naturali conflitti psicologici generazionali.
E ci si chiede; ma come li vuole i giovani questo Governo? Confusi e rottamatori? Cioè praticamente degenerati? Questo Governo, piuttosto che fare leva sulle più alte zone dell’intelletto, ha certamente bisogno di interlocutori immaturi e inesperienti che non abbiano i mezzi per rilevare le inesattezze della Deforma, che non sappiano avvertirne le contraddizioni e la forte contrazione dei diritti in essa presenti, per capirci.
E' del tutto chiaro che Zagrebelsky, De Mita e D’Alema in questo senso, non sono certo interlocutori ideali evidentemente…

Ma per tornare alla domanda sulla presenza o meno di violenza, e dirimere tale questione, rispondiamo che la violenza quindi c’è, perché è violenza manifesta quella che vorrebbe escludere generazioni intere di cittadini all’ascolto delle ragioni dei due diversi schieramenti o semplicemente dal prendere parte a uno dei due schieramenti. E’ un lapsus fortemente rivelativo, quello del giovane presente all’incontro.
Potremmo certamente identificare questa violenza con la violenza psicologica, forse proprio con la famosa rottamazione che è diventata una bandiera (di cui vergognarsi!), violenta fin dal nome stesso, poiché sono le macchine che si rottamano e non gli esseri umani, a meno che non li si consideri macchine, a meno che cioè di deprivarli della propria dignità di esseri umani.
Ma forse possiamo identificare questa violenza (anche per uscire dal contesto del dibattito di cui sono stato spettatore), pure con le pressioni di tutti i tipi, con le ingerenze, le indebite intromissioni, particolarmente quelle internazionali, annesse e connesse, derivanti anche dagli appoggi esterni, quelli delle banche d’affari magari che hanno addirittura contribuito a scrivere la Deforma, come sta emergendo con sempre maggiore chiarezza. 

I giovani hanno molti pregi, e una certa energia che essi manifestano sovente, potrebbe addirittura risultare positiva, purché ad essa vi si affianchi la matura saggezza, a mitigarne le asprezze più acerbe e l’ingenuità, di cui non ci si deve stupire e di cui non ci si accorge prima di aver varcato la fatidica linea d’ombra. Quando si manifesta da sola, questa energia, senza questo affiancamento, si trasforma appunto in giovanilismo, in una vera e propria piaga sociale capace di fare danni infiniti. Sarebbe un po' lo stesso difetto di avere una giovanilistica Camera dei Deputati senza un adeguato Senato della Repubblica a fare da contraltare e a mitigarne l'esuberanza. 
Viva i giovani quindi, ma non il giovanilismo, autentica piaga sociale!
P.S.: personalmente non sono mai stato iscritto a facebook, né prevedo di farlo, non devo quindi essere io evidentemente il destinatario del messaggio relativo alla gratuita premessa del giovane, né l'ho mai creduto.