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lunedì 10 ottobre 2016

Il pericolo è quello dell'uomo solo al comando!

Tra le varie opinioni che sono emerse di recente, anche in seguito al confronto tra Zagrebelsky e Renzi in televisione su LA7, ve n’è una di Eugenio Scalfari, personaggio che non ha certo bisogno di presentazioni, il quale afferma che Zagrebelsky non terrebbe abbastanza conto del fatto che Democrazia e oligarchia potrebbero coincidere piuttosto spesso sia oggi sia nella storia e questo perché gli sfuggirebbe il fatto di cosa sia veramente una oligarchia. Spero di aver sintetizzato bene il concetto. Ora, sia detto col dovuto rispetto, e anche senza alcun tono polemico ma, a differenza di quanto afferma Eugenio Scalfari, Zagrebelsky sa molto bene che cosa sia una oligarchia e come funzioni nonché come abbia funzionata in passato, perfino nel passato remoto. Una prova (non ce ne dovrebbe essere bisogno) è data dal suo libro (piuttosto recente) “La maschera democratica dell’oligarchia” scritto a quattro mani con Luciano Canfora. Qui c’è scritto tutto quello che non avrebbe mai potuto dire al Presidente del Consiglio in sole due ore di trasmissione neanche se avesse parlato ininterrottamente solo lui, cose che farebbero certamente cambiare idea a Scalfari, cui non fa certo difetto l’onestà intellettuale, almeno sulla questione dell’oligarchia.


Scalfari poi, nello stesso articolo, esprime un auspicio, una speranza, afferma cioè di sperare che il Primo Ministro alla fin fine senta la necessità di avere intorno a sé una classe dirigente che discuta e a volte contrasti le sue decisioni per poi cercare la necessaria sintesi e unità d'azione. In altri termini, sembra che speri che alla fine si circondi esattamente di quelle oligarchie che sarebbero secondo lui così vicine alla Democrazia. A parte il fatto che il Primo Ministro non pare proprio incline ad ascoltare opinioni non dico contrarie ma semplicemente diverse dalle sue, e questo lo sa bene la minoranza del PD, c’è una prova abbastanza inconfutabile che non depone certo a favore di questa speranza.
Vorremmo infatti fare notare il fatto, anche a chi esprime simili auspici, che la Riforma voluta dal Primo Ministro vuole abolire il CNEL, (ripeto: vuole abolire il CNEL) e questo dimostra in modo inconfutabile e stabilisce proprio il fatto che egli non vuole attorno a sé l’espressione della classe dirigente del Paese. Che cos’è infatti il CNEL se non l’espressione delle energie sane del Paese, quelle che Scalfari spera circondino il Primo Ministro con suggerimenti ed opinioni?!


Il CNEL è infatti composto così:


il Presidente, nominato con decreto del Presidente della Repubblica, al di fuori degli altri componenti;
10 «esperti, qualificati esponenti della cultura economica, sociale e giuridica» di cui: 8 nominati direttamente dal Presidente della Repubblica, 2 nominati dal Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri;
48 «rappresentanti delle categorie produttive di beni e servizi nei settori pubblico e privato», di cui: 22 rappresentanti dei lavoratori dipendenti, tra i quali 3 «rappresentano i dirigenti e i quadri pubblici e privati»;
9 rappresentanti dei lavoratori autonomi e delle professioni;
17 rappresentanti delle imprese.
6 rappresentanti delle associazioni di promozione sociale e delle organizzazioni del volontariato.




Potremmo forse ridurre di qualche numero il CNEL, renderlo migliore, più efficiente, e via discorrendo, ma debellarlo del tutto non sembra coincidere né con la volontà di sviluppare una seria politica industriale del Paese, né sembra favorire il dialogo tra forze sane del Paese e Primi Ministri.


Abolendo il CNEL resta comunque il CESE che ne è il corrispettivo al livello Europeo.
Anche quest'ultima considerazione dovrebbe far riflettere tutti sull'acritica adiacenza alla burocrazia europea di chi ci governa e che si riflette anche nella Riforma stessa.


Dunque egli non vuole attorno a sé la classe dirigente del Paese, le energie sane, il corpo produttivo, altrimenti non lo abolirebbe nella sua funzione propositrice per le politiche industriali. Forse perché preferisce i consigli di amministrazione delle sole banche, quelle in cui pullulano i suoi amici.
E’ giusto formulare degli auspici naturalmente ma temiamo proprio che gli auspici di Scalfari, e speriamo che ce lo riconosca, in questo caso non siano proprio ben riposti.
E, scusatemi l’ironia, chissà poi perché?!


A pensarci bene il pericolo non è tanto la vittoria dell’oligarchia sulla Democrazia, ma direttamente quella dell’uomo solo al comando, che qualche tempo fa andava in giro dicendo che se vince il sì al Referendum <<avremo davanti a noi anni di governo>>, riferendosi al proprio partito e al combinato disposto Riforma/Legge elettorale.
Ma in tanto, nel frattempo, i venti sono cambiati, i 5 stelle, in crescita nel Paese, vincerebbero ogni ballottaggio, e gli anni al governo sembrano non esserci più, svaniti come una chimera, comunque vada…
In ogni caso ribadiamo: il pericolo dell'oligarchia che vuole sostituirsi alla Democrazia sussiste, secondo noi ma, a pensarci bene, forse il problema principale (e il pericolo reale) non è tanto quello dell’oligarchia, bensì direttamente quello dell’uomo solo al comando!