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mercoledì 11 settembre 2019

Di quale Nuovo umanesimo stiamo parlando?

Ci sarebbe proprio bisogno di fare chiarezza sull’uso dell’espressione “nuovo umanesimo”. Non si tratta di riscoprire i testi classici antichi, le humanae litterea, ma l’uomo stesso, ci pare di intuire, come autore della propria storia, probabilmente. Porre l’uomo al centro del discorso, di ogni discorso, è un buon proposito. Peccato però che sia poco credibile come proposito di questo governo, che nasce senza il consenso della maggioranza degli uomini di questa Nazione ai quali è sostanzialmente impedito, in questo preciso modo, di divenire autori della propria storia.
Strano per chi mette al centro l’uomo.
Sorge il dubbio che l’uso di quella espressione sia un uso mimetico e il dubbio si rafforza a mano a mano che il discorso dell’avvocato procede.
Che l’uso dell’espressione “nuovo umanesimo” sia un’operazione espressamente mimetica, tesa a gettare fumo negli occhi e ad illudere i cittadini della presenza di qualcosa che non c’è, è facilmente comprensibile da vari indizi e contraddizioni palpabili. Particolarmente lo si capisce quando vengono menzionate le politiche per la scuola, durante il discorso, dove l’accento è posto non sugli studenti, futuri uomini, non sui contenuti, ma sugli strumenti da far utilizzare agli studenti per l’acquisizione dei contenuti. Qui la maschera cala e lascia intravedere la vera fisionomia del governo e di chi lo guida.
Purtroppo sappiamo bene che lo strumento vincola, illude, dispone, impone, riflette l’ideologia di chi lo costruisce, ingabbia. Non fa solo questo, ma anche questo, e la scuola si trova così ad essere pesantemente condizionata dall’esterno, e poco ascoltata dall’interno.
È l’essere umano che deve essere posto al cento e i profondi contenuti dello stesso, che già risiedono in lui, che devono essere i veri protagonisti di un nuovo umanesimo, altrimenti il nuovo umanesimo non c’è e non ci potrà essere. Nell’ambito scolastico al centro deve starci lo studente, pensato come essere umano, e futuro uomo, futuro adulto.
G. Manacorda in Storia della scuola in Italia, Il Medio Evo, scriveva che la Scuola “come riceve l’impronta e avviamento dalla società in mezzo alla quale vive, così, a sua volta irradia correnti di pensiero, imprime impulsi efficaci, informa di sé anche fatti politici e sociali.”
Ma questo equilibrio oggi sembra essere compromesso e l’influenza sembra essere unilaterale: dall’esterno verso la scuola, semplicemente questo.
Con questo governo che idolatra le tecnologie l’influenza dall’esterno sembra poter arrivare al parossismo e al centro si mettono gli strumenti, non l’uomo.
Di quale nuovo umanesimo si sta discutendo quindi?
Sono già molte le contraddizioni elencate e purtroppo fanno capo al ribaltamento di un paradigma che ci viene offerto niente meno che da Cristo quando rispose a chi lo interrogava sulla liceità di fare le cose di sabato, giorno consacrato a Dio e al riposo: << il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato >> Egli rispose.
Questo governo ribalta il paradigma, giacché di ribaltoni s'intende!
Se l’umanesimo è l’uomo che costruisce i propri passi, non c’è umanesimo nell’impedire alla maggioranza degli uomini di andare nella direzione che avevano scelto; se l’umanesimo è lo studente al centro della scuola, non c’è umanesimo nel porre al centro della scuola gli strumenti; se l’umanesimo è riconoscere che il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato, non c’è umanesimo nel dichiarare implicitamente che l’uomo è fatto per i mercati e non i mercati per l’uomo, che l’uomo è fatto per le regole e non le regole per l’uomo.


Siamo abbastanza sicuri che altre contraddizioni si paleseranno sempreché, saggiamente, non si decida di restituire la parola a colui a cui è stata tolta: il popolo.
Ci sono governi geneticamente incapaci di generare l’umanesimo.
Dai frutti riconosceremo la pianta, da quelli vedremo, perché dalle querce non nascono limoni.