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sabato 7 settembre 2019

Cosa ci dice la coscienza?

Non ha niente da temere il contesto internazionale, ma proprio niente, da un’Italia che mantiene salde e forti le sue prerogative democratiche sancite dalla sua Costituzione! Quella stessa Costituzione che le forze di liberazione hanno reso possibile. Quelle forze erano costituite anch’esse da quello che potremmo definire, il contesto internazionale di quei tempi. Anzi, il contesto internazionale stesso, quello di oggi, deve considerarlo un bene perché dove sussiste una Democrazia vi è il diritto, e dove sussiste una flessione della Democrazia, lo stato di diritto si dissolve o rischia di dissolversi e questa flessione si riverbera nella società e nel mondo creando il disordine.
La prerogativa maggiormente interessante della Costituzione, la principale, è quella espressa nell’articolo 1, quella che dichiara il popolo come il sovrano della Repubblica democratica. Non c’è niente di male nel mantenere questo legame democratico col popolo, né per il contesto nazionale, né per il contesto internazionale.
Ma perché ciò sia reso possibile, perché questo legame sussista e prosperi, serve un’autentica rispondenza tra gli elettori e i rappresentanti così come auspicato dall’Assemblea costituente che spesse volte ha fatto notare proprio questo: che il popolo deve avere una degna rappresentanza e che quando la sintonia col popolo svanisce è opportuno ripristinarla con le elezioni. Gli altri articoli della Costituzione sono importantissimi ovviamente ma seguono, il primo di essi è quello a cui tutti gli altri articoli si devono accordare.
Serve una maggiore fiducia nell’Italia, nel popolo italiano. Serve una maggiore fiducia nella sua Democrazia, nella sua Costituzione, la cui nascita avviene in un periodo storico in cui l’Italia trova la sua collocazione geopolitica internazionale, mantenuta costante e stabile nel tempo proprio grazie ad essa, e mai messa in discussione. L’Italia è sempre stata fedele a questa collocazione, né si intravedono ragioni per cui non dovrebbe esservi fedele.
Questa collocazione è un fattore di stabilità nell’ambito internazionale. Ciò che è nato in quel periodo, e in particolare si deve pensare alla Costituzione e alla collocazione geopolitica italiana appunto, è fortemente legato assieme e non è possibile toccare una cosa senza ledere l’altra.
Mantenere quindi una forte impronta democratica, che implica rispetto per il lavoro dei padri costituenti, che implica riconoscenza e riconoscimento del profondo significato del lavoro dell’Assemblea costituente, consapevolezza di inserirsi a pieno titolo in una tradizione, nell’alveo dei paesi sviluppati spiritualmente e materialmente, democratici, costruttori di pace e giustizia, diviene quindi una missione imprescindibile per ogni cittadino italiano così come imprescindibile è la Costituzione stessa.
Mantenere una forte Democrazia è saggio.
In primo luogo però, per fare ciò, si devono tenere presenti gli ammonimenti della stessa Assemblea costituente, la quale non si esprimeva a favore di una porzione del parlamento specifica, della sinistra, del centro o della destra, ma dell’interesse comune e generale, principalmente della stessa Democrazia, ponendo le basi per regole equidistanti per ogni formazione politica e collocazione parlamentare.
C’è un primo punto imprescindibile quindi da rispettare che fa capo all'articolo 1 della Costituzione, quello maggiormente importante: la sintonia tra i rappresentanti del popolo e quest’ultimo. La voce del popolo, si dice, è la voce di Dio, e non ascoltare la voce del popolo è un po’ come non ascoltare la voce di Dio, che parla nelle coscienze di ognuno di noi, di tutti gli uomini. Dalle raccomandazioni dei padri costituenti, e anche dalla saggezza popolare, che ci parlano all’unisono, si evince l’importanza di sintonizzarsi col popolo, che la Costituzione definisce non a caso sovrano. Questo, hanno ritenuto i padri costituenti, di porre in primo piano, come prerogativa indispensabile, elemento imprescindibile, conditio sine qua non, per il mantenimento del maggior grado possibile di Democrazia nel nostro Paese: la maggiore sintonia possibile col popolo. Ciò aiuta l’Italia ad essere una Nazione e uno Stato che ama mantenersi nell’alveo geopolitico in cui la storia lo ha collocato alla fine della seconda guerra mondiale, cosa che ritengo di fondamentale importanza per gli equilibri internazionali.
Per tornare alla Costituzione, l’Assemblea Costituente ha ritenuto di porre l'accento su questa sintonia, ed insieme ha disposto una degna rappresentanza numerica in Parlamento, proporzionata alla popolazione italiana.
Ma questa sintonia in questo preciso momento non c’è. Nessuna persona coscienziosa può impedire a se stessa di denunciare che il legame di rappresentanza col popolo italiano è in questo momento incredibilmente compromesso, che non ha mai toccato livelli così infimi e che non è da ritenersi responsabile perseguire questa assenza di sintonia. Qualcuno le deve pur dire queste cose e lasciare una testimonianza!
Alcune coscienze avvertono il pericolo di compromettere secoli di conquiste.
Le preoccupazioni che fanno propendere un certo contesto internazionale a preferire una maggioranza parlamentare ad un’altra, sono destituite di fondamento sostanziale ancorché legittime, come lo sono tutte le opinioni, ma il rispetto di uno Stato sovrano come l’Italia è sacro.
Questo dovrebbe spingere alla massima equidistanza particolarmente in un momento così delicato come quello che sta vivendo la nostra Nazione, dove la disarmonia che sussiste tra il popolo, una sua cospicua maggioranza, e il governo che si vuole formare, è ragione di fortissime preoccupazioni e di aspre tensioni sociali.
Non appaiono quindi consoni, rispettosi, appropriati, i numerosi interventi dall’esterno, in un simile momento. Sono interventi che scontentano milioni di persone. Milioni di persone, non poche decine o centinaia o migliaia o decine di migliaia di persone. Milioni! E tutto questo perché non si vuole riconoscere che derogare alla regola della Democrazia, secondo la quale è il pensiero della maggioranza dei cittadini che deve plasmare il Governo, non è saggio. È giusto ricordare che tra amici, ci si rispetta a vicenda e ci si sforza di non creare tensioni e aporie nel popolo della Nazione amica, che farlo non è saggio.
In Democrazia, si dice, la maggioranza vince.
Sento già che si risponderà che in Parlamento un’altra maggioranza è stata trovata e che quindi formalmente la Costituzione è rispettata, e che è quella la maggioranza che oggi ha vinto.
È vero, formalmente è rispettata, ma non nella sua sostanza. E' il rispetto della sostanza che si deve cercare. Questa esperienza, ci sta insegnando, per quanto lo si sapesse già, che tra il rispetto formale e il rispetto sostanziale della Costituzione può correrci un abisso! La maggioranza che deve essere rispettata è quella del popolo. Questo ci insegna l'Assemblea costituente.
La spiegazione quindi è semplice e la si ha proprio per bocca di alcuni degli stessi esponenti della nuova maggioranza. Concluse le ultime elezioni politiche, esponenti di primo piano del PD avevano espressamente dichiarato che non era serio governare avendo perso le elezioni. Cioè si riconosceva apertamente ed onestamente, che le elezioni il PD le aveva perse. Quando le vinse senza una maggioranza assoluta ma relativa, alle precedenti elezioni politiche, sono stato il primo a riconoscere che il PD aveva vinto, anche quando esponenti di primo piano come Bersani parlavano di mezza sconfitta o mezza vittoria. Per me il PD aveva vinto e lo dicevo e scrivevo. Ma alle ultime elezioni politiche il PD ha perso, e anche questo si può e si deve dire.
Quindi un partito che ha perso le elezioni sta al governo. Questo è strano!
Con chi? Con un movimento che è cambiato. Mi rendo conto che è un’analisi impietosa quella che sto per fare di questo movimento ma gli elementi ci sono tutti e non è colpa mia perché se ci sono è perché sono stati forniti dai pentastellati stessi. Questo movimento è camaleonticamente cambiato, disorientando milioni di sostenitori, creando tensioni al suo interno, abbandoni, delusioni, mal di pancia a non finire. Un movimento che aveva intercettato il dissenso, che poi ha dirottato non verso la naturale direzione creativa corrispondente, ma verso il consolidamento dello status quo; un movimento che si dichiarava antisistema e che secondo molti è divenuto prosistema, utilizzando i voti di chi aveva creduto che il sistema lo volesse, democraticamente, combattere e cambiare. Questa operazione di trasformismo ha fatto perdere milioni di voti ai pentastllati ma il palesarsi più esplicito della metamorfosi, la si è avuto evidentissimo al Parlamento europeo dove, per una manciata di lenticchie è stata svenduta la primogenitura e ci si è convertiti a quell’asse francotedesco che si diceva essere l’avversario politico responsabile delle politiche da cambiare. Non si vede la coerenza. Che delusione, per gli alleati e per alcuni esponenti dei pentastellati stessi, nonché per ulteriori elettori del movimento. Ma torniamo al contesto nazionale. Qualcuno del movimento rimasto vicino a posizioni iniziali, ha dichiarato che non si possono prendere voti dai cittadini, criticando aspramente il PD, dichiarandosene geneticamente diversi, e poi fare un’alleanza col PD. Altri hanno affermato che la cosa emersa con ogni evidenza dalle elezioni era che il popolo italiano avesse deciso con chiarezza di non voler essere governato dal PD. Ed è vero. La maggioranza del popolo la pensa così, ha chiesto questo. Quegli elettori non avrebbero mai votato i pentastellati se avessero mai supposto che ci sarebbe stata un’alleanza del genere e il governo non avrebbe quei numeri che oggi ha.
Riassumendo, si ha quindi che in questo Governo sono confluite due forze: una che ha perso le elezioni, dichiarandolo apertamente; l’altra che si è completamente trasformata divenendo molto simile a quella che ha perso le elezioni, cioè al PD che criticava.
La Costituzione è stata rispettata? Formalmente sì, perché in Parlamento ci sono i numeri. Non ci sarebbero stati però se gli elettori avessero saputo prima. C'è forse quindi spazio, Dio lo voglia, per una obiezione di coscienza.
Ma sostanzialmente no, nella sua essenza la Costituzione non è stata rispettata!!!
Questo perché non c’è alcuna sintonia tra questo governo e la maggioranza dei cittadini italiani che chiedevano una svolta rispetto alle politiche del PD stesso. Questo chiedevano. E non c'è rispondenza neanche rispetto alle tendenze di questo preciso momento.
Rispettare formalmente la Costituzione ma non sostanzialmente, può dare esiti molto diversi da quelli auspicati dal popolo sovrano e dalla stessa assemblea costituente, che è sempre saggio ascoltare, così ci viene insegnato. Ecco che l’ammonimento dei padri costituenti di sempre mantenersi in sintonia col popolo, coi cittadini della Repubblica, diviene illuminante. Essi sapevano che in Parlamento era possibile creare maggioranze che formalmente rispettavano la Costituzione ma sostanzialmente no, ed è per questo che si sono espressi apertamente, argomentando la questione e scrivendone.
È sempre bene ascoltare i padri costituenti.
Se tu dimostri di amare e avere in alta considerazione i doni che ti sono stati consegnati dalle generazioni precedenti, come la Costituzione, per citare il maggiore di questi doni, sei un discendente degno della tradizione, ti guadagnerai il rispetto di molte persone, nella tua Nazione e al di fuori di essa. Renderai noto a tutti che ti senti un componente di una tradizione che rispetti e che ti inserisci in un solco che i tuoi “padri” hanno tracciato per il tuo bene e per quello dei tuoi concittadini, riconoscendone e stimandone il profondo significato.
Ma se disprezzi i doni che ti sono stati lasciati e dimostri irriconoscenza verso chi te li ha lasciati, potrai solo contare sul finto apprezzamento di chi te li vede sciupare e può approfittare di questa situazione a tuo danno.
Ma in verità potresti essere considerato un distruttore delle tradizioni, delle colonne della propria Nazione, dei capisaldi che ci hanno dato forza e indicato una via.
La Costituzione è troppo spesso sul banco degli imputati pur essendo innocente dei mali di cui la si accusa, e di quelli che affliggono gli italiani, mali che stanno altrove.
Chiunque sia capace di avere un funzionamento oggettivamente imparziale del proprio pensiero logico, non può ritenere onestamente che la Costituzione sia colpevole di alcun male degli italiani.
Generalmente le accuse rivolte alla Costituzione sono strumentali, servono a depotenziarla, a deprimerne gli anticorpi che sono necessari per vincere i regimi che non sono democratici, particolarmente quando cercano di imporsi senza consenso popolare nella tua Nazione; uno strumento che è così grande da poter cambiare in meglio non solo il Paese che lo ha forgiato, l’Italia, ma il mondo intero. In meglio, non in peggio! Perché temere la Democrazia?
Mostriamoci degni di questo immenso regalo che i padri costituenti ci hanno lasciato, mostriamo di riconoscerne l’importanza, di saper applicare degnamente uno strumento pensato per lo sviluppo armonico della persona umana e della società che la persona umana costruisce con grande fatica.
Le sfide del futuro non saranno vinte senza la Costituzione. Ma avere una Costituzione e non cercare il significato profondo e sostanziale di ciò che contiene, e non applicarla o decidere di cambiarla ad ogni legislatura, ad ogni governo, perché ad ogni legislatura e ad ogni governo è posta sul banco degli imputati, è sostanzialmente come non averla. Abbiamo una Costituzione, la migliore del mondo, ma non ci si sente tutelati da essa. Si tratta di un utentico spregio nei confronti di chi ce l’ha consegnata pensando di farci il miglior regalo dell’universo.
Quindi non posso far tacere la mia coscienza, perché mi impone di rendere noto che secondo lei si sta commettendo un gravissimo errore di valutazione, che non è saggio creare governi con le minoranze sconfitte dalle elezioni, perché il popolo aveva chiesto espressamente di non voler essere guidato da esse, o far passare il messaggio che le intenzioni del popolo sovrano e il voto corrispondente non valgono niente, particolarmente in un momento in cui la disaffezione verso la politica crea astensionismo; mi impone di dire che il Paese potrebbe soffrirne moltissimo.
Quello che dovevo dire io l’ho detto, anzi l’ho scritto, e nessuno potrà dire che non è stato scritto.
Io lascio una testimonianza, perché sono sinceramente convinto che il momento sia grave nel Paese che io amo. 
E a questo potrebbe porre rimedio un gesto nobile, così dovrebbe intendersi, quello di chi, rendendosi conto di questa situazione, della sostanziale ingiustizia, dell’evidente forzatura, del rischio non certo recondito di tensioni sociali, di incomprensioni, di frustrazioni cui potrebbe andare incontro il Paese, decidesse nell’interesse di ogni cittadino di ricorrere al massimo mezzo di espressione della Democrazia, alle elezioni e perciò di FARE UN PASSO INDIETRO E CONSENTIRE AL PAESE DI ESPRIMERSI CON LE VOTAZIONI.