Che sia difficile comprendersi gli uni gli altri è noto, oggigiorno però si sono aggiunti degli ostacoli ulteriori. Mi riferisco all'uso di parole che servono a etichettare in una accezione negativa e senza troppi distinguo chi esercita il proprio diritto di critica nei confronti di determinate tematiche. Nel lessico attuale troviamo parole come negazionista e complottista. Negazionista ha sempre designato chi ha tentato di ridimensionare o di negare l'olocausto mentre oggi è stato completamente decontestualizzato e designa colui che negherebbe l'esistenza del nuovo coronavirus; complottista si confonde col significato primario, che è quello che designa chi ordisce complotti, mentre oggi è quasi esclusivamente inteso per indicare chi intravede o crede di intravedere complotti e pensa quindi di smascherarli additandoli con l'aggravante di vederli un po' ovunque. Non si ha l'impressione che l'uso di questi vocaboli avvenga in funzione di una migliore comprensione di un determinato fenomeno quanto per screditare l'avversario, colui col quale ci si pone in rapporto dialettico, senza tanti complimenti e senza operare, appunto, i debiti distinguo. Questo è incentivato dalle dinamiche tipiche delle piattaforme sociali con le relative notifiche di gradimento, i vari mi piace, che i propri seguaci amano apporre sotto ogni pubblicazione gradita e che, naturalmente creano spirito cameratesco, talché vengono espressi gradimenti quasi automaticamente per sottolineare l’appartenenza ad una determinata compagine con la quale sussiste un certo legame, insomma col proprio gruppo, con la propria squadra.
Purtroppo l’effetto che questi vocaboli, usati in modo così disinvolto, hanno sull'esito della discussione, unitamente alle dinamiche del mi piace, è decisamente negativo e non contribuiscono quasi mai ad affrontare un argomento con il giusto atteggiamento, se per giusto atteggiamento si intende quell’atteggiamento che tende a voler realmente approfondire un certo argomente per una migliore e proficua comprensione.
Ideato a proprio e altrui beneficio da Alessio, cittadino della Repubblica Italiana, operatore artistico, credente laico, cattolico. Pensato sotto lo stimolo dell'art.4 della Costituzione della Repubblica Italiana, ed in ossequio e ottemperanza allo stesso, con particolare riferimento alla parte che recita: " Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società".
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