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domenica 18 agosto 2013

Riflessioni di agosto

Tra le varie riflessioni che si sono affacciate alla mente durante quest'ultimo agosto, quasi affollandola, ce ne sono alcune che sembrano avere un comune carattere e che sembrano perciò gravitare intorno ad un unico centro , centro di relativamente recente formazione, o che, per meglio dire, è ancora in via di formazione; forse dovrei dire di strutturazione.
Un centro di gravità il cui carattere permanente o impermanente è ancora tutto da stabilire.
Riflettevo per esempio sul fatto che sono contrario al cambiamento dell'art. 138 della Costituzione, e che voterei anche una petizione per impedirlo, ma mai da una piattaforma che inneggia al contempo al dimezzamento del numero dei parlamentari, perché sarebbe un po' come votare anche questo, mentre personalmente sono contrario al dimezzamento del numero dei parlamentari.
Questione di metodo! Naturalmente sono certo che si tratta di un caso, che non c'è intenzionalità, in questa specie di doppia richiesta, purtroppo però anche in assenza di intenzionalità l'effetto, da un punto di vista strettamente tecnico-scientifico è oggettivamente quello tipico delle cosiddette anfibologie, sulle quali tuttavia non posso dilungarmi adesso. In ogni caso se qualcuno mi avvisasse che inavvertitamente ho prodotto una anfibologia lo ringrazierei e provvederei a correggere. Ma la mia posizione è chiara in merito alla questione!

Riflettevo sull'ultima commemorazione dell'eccidio di Sant'Anna di Stazzema, la sessantanovesima, a cui sono stato presente come spesso mi capita negli ultimi anni, che ha visto la partecipazione di numerose personalità tra le quali il Ministro Maria Chiara Carrozza il cui discorso, imperniato sul ruolo dell'insegnamento della storia e impreziosito da citazioni delle Indicazioni Nazionali relative allo atesso ambito, è stato degno di nota anche per l'originalità.
Cose che vanno riconosciute anche da chi si pone in un rapporto critico ( per quanto costruttivamente critico) nei confronti dell'attuale governo.

Riflettevo anche sul fatto, per esempio, di aver molto insistito sull'inquadrare questa crisi come crisi culturale, e non soltanto come crisi economica o economico-finanziaria, sull'aver indicato le ragioni per le quali era possibile inquadrala così, e sono svariate. Ho insistito molto quindi sì, ma l'ho fatto da questo piccolo e modesto spazio che è il mio blog.
Quindi mi chiedo: e' molto? E' poco? Non so...
E'ciò che è! Nè poco, nè molto probabilmente.

Riflettevo ancora sul fatto che non so quali soglie abbia potuto varcare questo modesto blog, in ogni caso, sia come si vuole, non mi sono sentito solo nell'affrontare la questione, ed anzi, avere notato la condivisione e la sostenibilità di queste tesi da parte di persone competenti e preparate anche nello specifico ambito dell'economia e del diritto, per me che sono un operatore artistico, o di persone dotate di un alto senso civico ha costituito un elemento di grande incoraggiamento. Quando i pensieri sono condivisibili vuol dire che in ciascuno di coloro che li hanno prodotti e condivisi alberga un medesimo sentore e modo di pensare, o che probabilmente ha albergato già un simile pensiero.
La speranza è che il dibattito si estenda e tocchi personalità di alta cultura in senso trasversale.
L'invito è poi quello di cogliere tutti quei suggerimenti che, se adottati prontamente, possono contribuire fattivamente ad un cambiamento, anche quando si tratta di  un cambiamento di costume, o di vocabolario.
La variazione del vocabolario, del lessico, personale prima, familiare poi e magari chissà...in prospettiva pure della stessa società, è sempre molto importante, e non va assolutamente sottovalutato, che anzi, lì si nascondono questioni essenziali. Le espressioni che si usano denunciano sempre il pensiero soggiacente e quando questo è lesivo della dignità della persona, in generale, è importante ricorrere ad una nuova espressione. Questo è un cambiamento culturale!
Questa battaglia culturale si gioca anche su questo!
E' una battaglia molto aspra, dura e difficile, forse più di quanto  si possa immaginare.
L'opposizione è forte e talvolta invisibile.
Quali sono le armi di questa battaglia? Le semplici armi delle idee!
Ma realisticamente non è possibile pensare che questa possa risolversi nel breve tempo, ed in effetti non credo che ci sia alcuno che possa pretendere o auspicare questo! Ci vuole tempo!
Ma proprio per questo ogni piccolo cambiamento che vada nella direzione giusta deve essere ben accolto da coloro che credono che questa battaglia possa e debba essere portata avanti.
Le battaglie culturali sono per loro natura lente e difficili, e la fretta, oltre a non essere una buona consigliera, non lascia spazi alla corretta sedimentazione delle nuove nozioni, dei nuovi concetti, delle nuove espressioni, degli strumenti del pensiero ecc.
I processi attraverso i quali il pensiero fa breccia nelle coscienze sono molto complessi.
Occorre una grande sensibilità, un grande rispetto e una vera unione di intenti per sortire un risultato positivo. Non è facile ottenere tutto questo, ma occorre insistere ognuno come può. E' in gioco la Democrazia! Quindi...come dire...si fa quel che si può, ma quel che si fa, per poco o per molto che sia, va preso così com'è, positivamente!