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giovedì 31 luglio 2014

La parola è vita

Il senato sembra proprio vittima di qualcosa che assomiglia ad una precettazione, e di qualcos'altro che somiglia molto da vicino ad un isolamento dal mondo. E sì che ne succedono di cose nel mondo!
E i nostri senatori non possono dare consigli, suggerimenti, partecipare a soluzioni, esprimere intenzioni, pareri, speranze.
In senato regna un sinistro silenzio. Perché? Perché ai senatori, parcheggiati fuori dal mondo, oltretutto si impedisce di fatto di potersi esprimere nelle intenzioni di voto sugli emendamenti, e credo che molti converebbero con me che si tratta di un fatto piuttosto grave.
C'è chi non ama sentir ventilare ipotesi di autoritarismo, e lo comprendo, ma dobbiamo convenire che si adottano atteggiamenti che purtroppo invitano di fatto a farlo. Chi può negare che uno degli elementi tipici dell'autoritarismo consista nel togliere il diritto di parola.
Il diritto ad esprimersi è sancito dall'art.21 della Costituzione. Ci sono dei principii di carattere  generale che sono alla base del riconoscimento del diritto ad esprimersi.
Nella nostra Costituzione li possiamo riconoscere nell'art.2, nei diritti inviolabili dell'uomo e nel dovere di solidarietà; nell'art. 3, nel diritto all'eguaglianza; nell'art.4, nel diritto a svolgere una funzione che concorra al progresso anche spirituale della società; nell'art.10 nel diritto internazionale...e poi c'è appunto l'art. 21.
Questi diritti non possono essere tolti. Si dirà a questo punto che i senatori devono attenersi a delle regole, ed è vero, ma queste regole conferiscono loro esattamente questo diritto ad esprimersi nel merito delle questioni, non nella negazione dello stesso.
Nella formazione di leggi ordinarie la Costituzione nell'art.72 stabilisce che si possono adottare procedimenti abbreviati per disegni di legge definiti urgenti, o altre forme come le commissioni ecc.
Ma per i disegni di legge in materia costituzionale è chiaramente ed espressamente prevista la sola procedura normale di esame ed approvazione. Non possono esserci dubbi al riguardo, la chiarezza è totale, limpida, esemplare. Non possono essere previste procedure abbreviate o diverse da quella normale.
Per i disegni di legge in materia costituzinale non può esservi procedura abbreviata!
Ora, essendo il contingentamento sostanzialmente una temporizzazione dei tempi ad esaurimento progressivo, esso fissa un limite temporale divenendo cioè una abbreviazione di fatto, che tuttavia non è possibile a norma di legge costituzionale applicare a disegni di legge in materia costituzionale, né elettorale. La chiarezza è totale e non lascia grossi spazi alle interpretazioni.
Allora sulla base di che cosa si è procedto a contingentare?
A quanto pare sulla base di un precedente che tuttavia non aveva precedenti e che è stato il frutto di una interpretazione che potremmo definire piuttosto singolare e anomala, estremamente restrittiva eufemisticamente parlando.
In ogni caso, se tizio si butta dalla finestra perché lo devo fare anch'io?
A noi i nostri genitori ci insegnano che dobbiamo seguire gli esempi virtuosi e non altri.
Quindi la mia domanda è questa: si può cortesemente sapere sulla base di che cosa si privilegia il precedente che legge l'articolo in modo restrittivo (eufemisticamente parlando, ripeto) rispetto a quello che legge l'articolo in modo letterale, che è poi l'unico modo veramente possibile ed ammissibile secondo ogni buon senso?
Di due tipologie di precedenti non si dovrà privilegiare quella più vicina al testo?
E se così non dovesse essere almeno dovremmo ammettere per spirito di equità che, quantomeno, dovrebbero essere  accantonate entrambe, e si dovrebbe andare ad una lettura del testo così come è scritto.
Poggio e buca fa piano. Le due tipologie di precedenti si annullano a vicenda e ci riportano al testo scritto, così com'è.
Adottare percorsi abbreviati in materia costituzionale è poi sbagliato nella sua essenza, e non è frutto di atteggiamenti tesi a garantire il pieno svolgimento dei lavori, intendendo con pieno svolgimento dei lavori, il più alto e ispirato procedere dei lavori, come si converrebbe ad una riforma costituzionale che sia sentita veramente tale, come si converrebbe alla dignità dei senatori.
Leggiamo nella Bibbia ( Proverbi 19,2) che <<[...]chi va a passi frettolosi sbaglia strada.>>
E tra le cose che l'Eterno odia (Proverbi 16,18) vi sono i  << piedi che sono veloci nel correre al male>>.
Abbreviare - diciamolo apertamente- è un po' come correre!
Ma poi Verso dove? E perché correre, a che scopo?
Il Senato è il luogo dell'incontro, della riflessione, della discussione, non può e non deve essere condizionato dalla fretta, cattiva consigliera e madre di gattini ciechi.
Io credo che siamo tutti vittime di un atteggiamento irresponsabile seminato con qualche leggerezza di troppo, e forse un po' artatamente, che genera fretta e tensioni, gettando benzina sul fuoco, in luogo dell'acqua che si dovrebbe e si converrebbe gettare. Aiutatemi a gettare acqua sul fuoco!
Si va spandendo una opinione ingiustificata a mio modesto parere, quella seconda la quale se una riforma non la si fa adesso non la si fa più.
Chi può spiegarmi questa frase, che proprio non riesco a capire?
Dove sta scritto?
Vorrei anzi gettare acqua sul fuoco appunto e dire che non c'è nessuna ragione di preoccuparsi di una cosa del genere, credetemi, perché la Democrazia è l'incessante riproposizione di ogni possibilità.
Come si fa a temere la Democrazia?
E' quando la Democrazia non c'è che tante cose diventano impossibili e non si possono più fare.
Se penso poi che la terra ha cinque miliardi di anni,  e ne vivrà altrettanti, come si fa a dire: se non adesso mai piu?! La soria non finisce domani!
Sono certo che non sarà difficile convenire con me che l'art. 72 della Costituzione non ammette nessun tipo di procedura abbreviata per leggi costituzionali.
Chi è più esperto di me, mi soccorra, in nome del diritto, del diritto  ad esprimersi, in nome della Democrazia e, se credente, in nome di Dio!
La parola è vita.
In principio era il verbo, cioè la parola!