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mercoledì 2 luglio 2014

Dal dimezzamento del numero di parlamentari al dimezzamento del numero dei Parlamenti

Circa la riforma del Senato, si parla di riforma storica, calcando l'accento su questa parola 'storica',  come se questo bastasse da solo a fare di una riforma una riforma buona.
Anche l'avvento del nazismo è stato un fatto storico ma sono in molti a non rimpiangerlo questo fatto storico.
Lo stesso dicasi per il fascismo, per le guerre mondiali ma anche per quelle locali che sono storiche per chi le subisce, ma non per questo sono considerate buone. Dire che si tratta di una cosa storica è quindi un argomento sostanzialmente inconsistente, non pertinente. Tradotto: storico non vuol dire né buono né auspicabile!
La nostra Costituzione contiene gli anticorpi necessari a far sì che gli errori (e che errori) del passato, recente e meno recente (anche quelli storici), non abbiano a ripetersi. Lo scopo di chi vigila sulla Costituzione è quello di impedire che essa possa subire attacchi per così dire virali che possano rendere inefficaci questi anticorpi.
Chi pensa che certi periodi siano lontani, tanto lontani che le idee (spesso violente e razziste, spesso di egemonia e autoritarismo) che li hanno contraddistinti non costituiscano più un pericolo purtroppo sbaglia, commettendo una grave leggerezza che potrebbe essere pagata a caro prezzo da moltitudini di cittadini.
Esistono errori ricorrenti nella storia umana, basta studiare la storia per accorgersene, non lo possiamo più ignorare, non ci sono giustificazioni né alibi e particolarmente non ci sono per chi ha studiato, non possiamo permettercelo. Il principio di prudenza deve trovare una sua attuazione importante nelle istituzioni.
Togliere questi anticorpi dalla Costituzione significa renderla inefficace rispetto a questi ricorsi storici.
C'è poi la natura umana che, anche indipendentemente dai ricorsi storici, tende putroppo ad essere facile preda di tutta una serie di lusinghe e tentazioni che la portano lontano dai propositi espressi, dalle migliori intenzioni. Occorre salvaguardarsi da ogni possibile deriva, anche della natura umana e questo Alcide De Gasperi, Piero Calamandrei e tutta l'Assemblea Costituente lo sapevano benissimo.
A cosa dovrebbe servire poi una riforma se non a governare meglio?
Ma per governare meglio, essendoci già un cospicuo numero di strumenti eccezionali, che la stessa Costituzione mette a disposizione, non è necessario fare delle riforme costituzionali, basta usare bene gli strumenti che ci sono già! Il problema dell'Italia non è certo il Senato.
Il problema dei problemi è il debito pubblico che aumentando (di recente a dismisura) produrrà l'effetto di generare politiche di auserità, quelle che si dice di voler combattere. E si parla già di una manovra correttiva da 25 miliardi di euro. Ma invece di combattere l'austerità si ingaggia una lotta impari contro l'Assemblea Costituente, contro chi non c'è più e non può difendere il proprio operato altamente ispirato e lungimirante, così lungimirante che ha prodotto una Carta, quella Costituzionale, che contiene al suo interno tutte le risposte anche alla crisi finanziaria recente e alle possibili future, nonché ad ogni deriva autoritaria. Essa è un dono per il mondo intero e gli italiani ne sono depositari, hanno questa fortuna, e dovrebbero esserne orgogliosi ma forse non se ne rendono ancora conto pienamente. Minacciare la Costituzione con una pessima riforma significa privare il mondo intero di una grande possibilità, una possibilità che la civiltà italiana avrebbe il privilegio di poter offrire al mondo appunto. Una deriva autoritaria, personalistica ed elitaria non serve al Paese; diminuire la rappresentatività non serve al Paese; raddoppiare gli impegni a chi ce li ha già non serve al Paese (e sì che un motto della sinistra era: lavorare meno per lavorare tutti!); ledere l'articolo 1 della Costituzione togliendo al popolo la sovranità che esso esercita con il voto, non seve al Paese.
Chi vuole la riforma dice che ci vogliono risposte veloci e che il bicameralismo è lento: eppure la riforma Fornero è stata approvata in un paio di settimane se non erro. Questo basta da solo a smentire questa tesi.
Chi promuove questa riforma dice che la politica costa troppo ma nessuno ci dice da dove sono stati presi i 50 miliardi di euro che sono confluiti nell'ESM e nemmeno il perché di un incremento così cospicuo del debito pubblico negli ultimi quattro mesi (le cose potrebbero essere legate). In ogni caso è strano da parte di chi è così attento al risparmio.
Chi vuole questa riforma dice che è una riforma storica.
Abbiamo già accennato al fatto che storico e buono sono due categorie che non sono necessariamente legate insieme.
Chiaramente poi questa riforma va in una direzione che definirei tendenzialmente elitaria. E quale sarebbe l'elemento discriminante dell'élite? Pensate forse che sarebbe l'alto valore intellettuale, culturale, sociale che una persona potrebbe esprimere? Pensate che sarebbe la meritocrazia?
Temo piuttosto che l'elemento discriminante sarebbe il denaro, o che lo sarebbe sempre più.
Istituzioni sempre più lontane dai cittadini, in contraddizione con quanto espresso oggi stesso dal neo Vicepresidente del Parlamento europeo David Sassoli (al quale vanno le mie sincere congratulazioni per il prestigioso ruolo raggiunto), in un clima di indebitamento pubblico in crescita, dipingono un quadro francamente poco sereno in cui il rischio in prospettiva è la perdita di libertà per debiti di intere Nazioni.
E' in questo clima che si vorrebbe cambiare la Costituzione con il rischio che dimmezzando il numero dei parlamentari si finisca poi col dimezzare il numero dei Parlamenti, magari di quelli presenti in Europa.
Esiste una concezione di costruzione dell'Europa (il pensiero unico sull'Europa) in cui questo potrebbe essere giudicato addirittura auspicabile. Ho l'impressione, e spero di sbagliarmi, che purtroppo vi sia chi pensa di costruire l'Europa distruggendo gli stati nazionali. Temo si tratti di un grosso errore...