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martedì 19 agosto 2014

Della DEFLAZIONE

Si parlava già di trappola deflazionistica nel 2012, qualcuno se lo ricorda? A quanto pare però, quelle parole sono cadute nel vuoto, sono rimaste inascoltate e adesso che la deflazione è arrivata tutti si stupiscono o fanno finta di stupirsi.
Prevenire è meglio che curare, dice un vecchio adagio e tuttavia questo vecchio adagio è sempre meno ascoltato, sempre meno di moda, purtroppo...
Ma cos'è la deflazione?
Molto stringatamente, la deflazione è il sintomo di un malessere che porta al calo dei prezzi.
Ma quello che deve essere compreso in modo chiaro fin da subito, è che si tratta appunto di un sintomo cioè di un effetto e non della causa, non del male. La causa sta altrove e deve essere vista, quella sì, come la malattia.
Curare il sintomo non serve.
Nella fattispecie è il sintomo del fatto che non c'è domanda di beni di consumo.
E' dunque fisiologico che chi vuole venderli abbassi il prezzo.
In una qualsiasi contrattazione di compravendita è naturale arrivare ad un abbassamento dei prezzi se l'acquirente non acquista, non è quindi questo in sé e per sé che deve preoccupare, quanto piuttosto ciò che vi sta a monte, appunto. E a monte c'è innanzitutto la disoccupazione, le riforme sbagliate, l'austerità!
Se con l'abbassamento dei prezzi dovesse riprendere anche l'acquisto dei beni di consumo, il riflesso di ciò starebbe nel susseguente aumento degli acquisti, che poi porterebbe in modo del tutto naturale di nuovo ad un innalzamento degli stessi, certo non nell'immediato probabilmente.
Questo è il libero mercato e queste sono le leggi del mercato.
Rimane dunque tutto da interpretare l'appello alla BCE perché faccia qualcosa per aumentare l'inflazione. Dipende infatti da che cosa!
Se questo significa che si deve agire arbitrariamente sul sintomo per innalzare i prezzi agendo magari al di fuori del proprio mandato, significa che si va a turbare il libero mercato il quale se lasciato libero di svilupparsi secondo le proprie dinamiche fisiologiche troverebbe da solo lo sbocco naturale, come sopra descritto.
Naturlamente agire sulle cause che stanno a monte va benissimo, ma in questo senso verebbe da chiedersi, perché è stata ignorata un paio di anni fa la segnalazione circostanziata secondo la quale le politiche comunitarie stavano producendo una 'trappola deflazionistica'?
Non era meglio prevenire?
Intanto la deflazione preoccupa perché nell'immediato significa che ci saranno meno ricavi,  meno liquidità da reinvestire, quindi probabilmente meno produzione in generale, meno occupazione, e si paventa la famosa spirale deflazionistica.
Ma nel medio periodo potrebbe anche voler dire, recupero del volume degli acquisti, ed innesco del processo virtuoso, in modo naturale. Dipende quindi...
Le opinioni sono molte e non tutte dello stesso tenore, neanche tra i keynesiani c'è univocità di vedute, e le opinioni non sono tutte conciliabili così facilmente.
Il fatto è che dopo tante promesse l'Italia è ferma, immobile e sembra vivere di soli spot pubblicitari, di una sorta di campagna elettorale permanente.
E naturalmente c'è chi, in questa campagna elettorale permanente, suggerisce la frase giusta da dire al momento giusto; c'è chi suggerisce di dire a chi ci governa ( pardon, a chi legifera invece di governare ) che per esempio il rapporto che sussiste tra il debito e il PIL scenderà per via del fatto che ci sarà un aumento del denominatore.
Una bella frase da intenditore, non c'è che dire, ma che lascia il tempo che trova. Tantopiù che secondo certi economisti con una crescita reale sostanzialmente ferma e la deflazione in corso, la via del denominatore crescente resta per il momento ( forse per tutto quest'anno) non praticabile.
E allora ecco che si fanno avanti gli amici e gli amici degli amici ( gli amici del pensiero unico sull'Europa) al suono dell'arrivano i nostri, che trovano nuovi parametri per alzare il PIL, cioè il denominatore!
Se il PIL non aumenta in modo virtuoso e fisiologico per politiche economiche giuste, ci si inventano nuovi parametri per alzarlo, per così dire, per decreto!
Ed i nuovi parametri includerebbero nientemeno che il contrabbando di sigarette, la prostituzione, lo spaccio delle droghe, e chissà cos'altro! Questo include il nuovo  "Sistema europeo di calcolo economico complessivo".
E c'è già chi sta dicendo che non bisogna farne una questione morale, che dobbiamo essere realistici.
Suvvia, e' siamo moderni, e' siamo jovani, e' siamo veloci ( non solo in Toscana evidentemente ), o che si po' perde' tempo chon la morale che l'è robba vecchia e stantia?!
Personalmente penso, per quanto indegnamente, essendo un miserrimo peccatore, che le questioni morali,( non il moralismo!) siano sempre pertinenti nelle questioni politiche e che debbano essere necessariamente incluse in una valutazione generale sulle verie tematiche politiche, economiche e sociali, sempre!
Non solo ma le valutazioni di ambito etico e morale sono sempre e comunque interessanti a prescindere, apparofondiscono la portata del discorso, lo rendono più dignitoso, di più alto spessore.
Ma se, nonostante queste opinioni ( che non sono soltanto le mie ), venissimo incontro a chi, limitando la portata del discorso morale, pretenderebbe con questo di essere più moderno e realistico, le obiezioni che si potrebbero muovere a questo sistema di valutazione sarebbero comunque molte.
E' noto per esempio che non è così scontato ricevere una fatturazione da uno spacciatore, o da una prostituta ( e sia detto con tutto il rispetto per la dignità umana delle prostitute ).
Come si dovrebbe calcolare questo gettito quindi? Non è facile a dirsi...
Diciamo subito che questo calcolo si presenta piuttosto flessibile, e forse non è un caso, dal momento che questa flessibilità, questa interpretabilità è estremamente funzionale a chi deve presentare i conti ai propri concittadini, prospettando degli insperati spiragli di rimaneggiamento.
In altri termini questi parametri, non potendo essere verificabili, potranno essere cambiati a proprio piacimento e a proprio vantaggio del tutto arbitrariamente e con grande nonchalance, e consentiranno di poter presentare ai concittadini i conti, per così dire, in ordine! Ma è chiaramente un trucco, un trucco di un pessimo illusionista però!
E' forse questo a cui alludeva chi prospettava un aumento del denominatore?!
E se è questo, è per caso divertente?
Sono in molti a non trovarlo divertenete!
Ma la domanda seria è:  dove ci stanno portando?

Per tornare alla deflazione poi, Luca Ciarrocca Direttore di Wall Street Italia, in un video del 2012, durante i primi mesi del governo Monti e prima della ratifica dell'austerità, dell'ESM e del Fiscal Compact da parte del Parlamento italiano, cita George Soros a proposito di certe politiche europee e in particolare proprio del Fiscal Compact. La frase di Soros di allora non lascia dubbio alcuno al riguardo, sostenendo egli che  "il Fiscal Compact non funzionerà e provocherà una potenziale catastrofe per l'euro creando una trappola deflazionistica".
Proprio così, nientemeno che George Soros, nel 2012, non un pericoloso sovversivo o un antieuropeista di professione quindi, ma un magnate della finanza, un imprenditore ed economista statunitense di origine ungherese, ventiduesimo uomo più ricco del mondo secondo certe stime, insomma qualcuno che si intende di economia e finanza e che è ovviamente noto agli 'intenditori'. Orbene, anch'egli aveva messo in guardia da questo trattato europeo, non c'erano soltanto quelli che venivano e vengono tacciati tutt'ora di anti-europeismo ad essere scettici al riguardo di quelle politiche che, ricordiamolo, sono attualmente in atto.
Forse i nostri ministri, amministratori e burocrati europei non hanno la stessa lungimiranza di Soros, ma adesso che la deflazione è stata annunciata da tutte le televisioni, nessuno può negare che Soros avesse visto giusto! E non solo lui. Ma i dubbi che prendono, date le circostanze, si spingono oltre, fino al punto di chiedersi se questa trappola deflazionistica che il Fiscal Compact avrebbe creato, sia stata dovuta ad una svista vera e propria o se per caso non si sia trattato piuttosto di una falsa svista!
Evidentemente gli strumenti concettuali per rendersi conto di ciò che si stava producendo vi erano tutti!
Questa è la domanda che sorge spontanea quindi, soprattutto in chi ha avuto modo di appurare in varie occasioni e circostanze, come certe politiche che hanno ripercussioni negative sui singoli stati Europei, siano estremamente funzionali a certe altre politiche ( cosiddette comunitarie o europeiste ) di chi propaganda il pensiero unico sull'Europa.
In altri termini se i singoli stati non 'vanno male' certi organismi europei ( vedi l'ESM per es.) non avrebbero quasi ragione di sussistere.
La mia impressione è che i sedicenti europeisti di questo passo finiranno semplicemente per distruggere l'Unione europea, o i pochi barlumi di Stato di Diritto che vi rimangono, salvo poi incolpare di questo coloro che vengono tacciati sistematicamente e spesso, troppo spesso ingiustamente, di anti-europeismo e che invece vorrebbero semplicemente l'Europa della giustizia e l'Europa dei diritti, in sette parole, l'Europa dei Popoli e della Democrazia!!!