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mercoledì 22 gennaio 2014

Della legge elettorale

Data la reticenza della politica ad affrontare la questione del 'porcellum' ci è voluta la Corte Costituzionale per  esprimere un giudizio definitivo sullo stesso, giudizio che l' ha dichiarata incostituzionale.
E questa ormai è storia.
Ora, i punti sui quali la dichiarazione di incostituzionalità si è espressa sono due:  premio di maggioranza e assenza di preferenze.
Per ovviare alla prima è necessario, o togliere il premio di maggioranza o indicare una soglia precisa che faccia scattare lo stesso, indicazione che nel 'porcellum' non c'era.
Nel primo caso c'è chi dice che si torni al passato della  'Prima Repubblica', cosa che sarebbe invece tutta da discutere. Infatti anche se il difetto della Prima Repubblica era quello di una scarsa durata dei governi, questo sistema ha portato l'Italia ad essere la quinta potenza economica mondiale, segno evidente che qualcosa funzionava, eccome! Anche se i governi si succedevano rapidamente infatti lo Stato era solido perché erano solide le sue istituzioni e tutto questo nonostante le molte tensioni. E una nazione non è fatta del suo solo governo ma di tutte le istituzioni che vi coabitano.
Andrei molto cauto quindi perfino con lo scartare un proporzionalismo perfetto, soluzione verso la quale di fatto andrebbe la legge elettorale epurata dei suoi elementi di incostituzionalità, proporzionale che potrebbe essere eventualmente corretto da alcuni accorgimenti. Dobbiamo riconoscere che tra l'altro il sistema proporzionale ha l'indiscutibile pregio di essere estremamente rappresentativo dei reali umori del Paese.
Quello che è cambiato oggi è il potere di ricatto dei cosiddetti mercati, cioè a dire le ingerenze esterne. Infatti chi cerca di fare leva su questo pretesto tende a dire che la successione dei governi è l'indice dell'instabilità, e che l'instabilità preoccupa i mercati. E con questa opinabile equazione l'ingerenza è bella che servita e i mercati governano! Cioè fanno politica.
D'altro canto un ragionevole premio di maggioranza effettivamente garantirebbe una maggiore durata dei governi e quindi una maggiore governabilità e apparente stabilità.

Per ovviare al secondo oggetto della contestazione, l'assenza di preferenze, è necessario inserire la possibilità delle stesse, non ci sono alternative. Nella proposta di legge elettorale attuale, invece le preferenze non ci sono.
Credo che per forgiare una buona legge elettorale sia necessario meditare attentamente ogni punto. E' questa l'opportunità che ci viene data dalla sentenza della Consulta. Ed è il parlamento il luogo nel quale questo dibattito deve svolgersi e nel quale i punti devono essere discussi uno per uno. Il che non significa che non si possa e non si debba esprimere le proprie opinioni anche al di fuori di esso, che anzi questo è un elemento di vivacità e di creatività e anche ovviamente di partecipazione che è ciò che si richiede ad ogni cittadino.
Prima della sentenza della Consulta comunque c'era uno stato di totale immobilismo nonostante le richieste di revisione del 'porcellum' da parte di vastissime aree della società civile. Adesso, dopo che la Consulta si è espressa c'è una gran fretta. Pensiamo che siano da ritenere sbagliati entrambi gli attegiamenti. Sarebbe opportuno invece procedere nei tempi giusti, ma sopratutto nei modi giusti cioè facendo svolgere al parlamento il suo ruolo di legislatore e non quello di semplice ratificatore! Relegare il parlamento a ruolo di ratificatore è lesivo della sua dignità. Il parlamento dovrebbe essere il luogo dove avvengono le 'connessioni sinaptiche' se mi si passa l'espressione, oppure dove si estende la 'Zona Prossimale di Sviluppo'. Le caratteristiche delle leggi si possono discutere anche fuori naturalmente ma poi è buona norma farle in parlamento, non fuori e la fretta oltretutto è una cattiva consigliera. Non è rispettoso nei confronti della Consulta stessa eludere un dibattito attraverso accordi politici blindati. Sa tanto di vecchia politica. Lo è ancor meno eluderlo con un accordo in palese contraddizione con la sentenza della stessa, che ha sancito l'incostituzionalità delle liste bloccate e dell'assenza di preferenze.
Come dire che dopo la sentenza della Corte Costituzionale si procede col proporre una legge elettorale che non è costituzionale! E tutto questo di gran fretta! Per coloro che sostengono che la fretta è innescata dalla sentenza della Consulta, nel rispetto e in ossequio alla stessa si apre una bella contraddizione, piuttosto difficile da dirimere.
Ma c'è un'altra cosa da tenere presente nel dibattito attuale e sono le soglie di sbarramento. E' una questione troppo importante per non tenerla presente. Dobbiamo tenere saldi infatti alcuni principi inalienabili come, nella fattispecie, quello del diritto al voto. Le soglie di sbarramento di fatto rappresentano per una moltitudine di persone il cestinamento puro e semplice di questo diritto. Credo che si debba cominciare a rimuovere quegli ostacoli che impediscono di fatto l'esercizio di questo diritto. Se ne dovrebbe discutere anche se questa lesione si verificasse per un singolo cittadino, figuriamoci quando ciò avviene per centinaia di migliaia e forse anche milioni di cittadini, è intollerabile. Personalmente abolirei completamente le soglie di sbarramento e se ciò non dovesse essere possibile queste andrebbero comunque ridotte di molto.
Per una buona legge elettorale bisognerebbe coniugare rappresentataività e governabilità e personalmente credo che tra questi due punti quello maggiormente importante sia il primo.
Insomma la carne al fuoco è molta ed è necessario procedre con un atteggiamento serio e rispettoso della Costituzione, delle istituzioni legislative e della Corte Costituzionale.