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venerdì 23 settembre 2016

Il favore più grande che possiamo fare a noi stessi è votare NO alla Riforma Costituzionale!

Come cittadini italiani il favore più grande che possiamo fare a noi stessi, e lo dico col cuore in mano, è votare NO alla Riforma Costituzionale.
Questo è anche un aiuto, forse l’unico che possiamo dare ad una Unione europea che, a detta dello stesso Juncker, è in crisi.
Per uscire dalla crisi servono cambiamenti in questa Ue, e questi cambiamenti non possono che derivare da una diversa impostazione dell’Unione. E’ per esempio ormai evidente che non vi è Democrazia né rappresentatività in questa Europa, a causa, da un lato, di un Parlamento (l’unico organismo che potrebbe essere rappresentativo) che è un semplice ratificatore di scelte fatte altrove e, dall’altro, di una verticalizzazione delle istituzioni che nell’ascendere si allontanano sempre più dai cittadini, dall’altro ancora dalla cessione di sovranità ad organismi come il MES o ESM (il famigerato Meccanismo Europeo di Stabilità, detto anche –piuttosto ironicamente- fondo salva stati ma che in realtà è un fondo strappa sovranità) che agisce al di fuori del diritto comunitario, concedendo prestiti in cambio di cessioni di sovranità.
A proposito di MES o ESM, che dir si voglia, si ricorda ai nostri concittadini italiani che l’Italia ha sborsato una cifra che si aggira tra i 50 e i 60 miliardi di euro. Se fossero 60 miliardi di euro per esempio corrisponderebbero a circa 116 mila miliardi di lire. Non so se è chiaro il livello e la portata macroeconomica di una simile operazione. Ora, che cos’è il risparmio derivante dal cosiddetto contenimento dei costi delle istituzioni della riforma Costituzionale (secondo alcuni 500 milioni di euro secondo altri anche meno, molti dei quali derivanti dal fatto che i nuovi senatori non percepirebbero indennità, per altro ingiustamente) rispetto a questo esborso fatto ad un organismo che per giunta si muove al di fuori del diritto comunitario?
Ma poniamoci alcune domande e, nel porle a noi stessi, poniamole idealmente al Governo:
1) da dove sono stati presi questi soldi?
2) ci paghiamo sopra degli interessi?
Se sì, 3) quanti interessi ci paghiamo sopra?
4) l’ammontare iniziale e gli interessi si riverberano sul debito pubblico?
Saremmo realmente lieti di conoscere le risposte a tali quesiti. Vorremmo semplicemente fare notare che da quando c’è questo Governo (ma è doveroso ricordare che la ratifica al trattato ESM risale a prima di questo Governo, 2012) il debito pubblico è aumentato vertiginosamente. Speriamo di non trovarci anche in questo caso di fronte all’applicazione del paradigma chapliniano de “Il monello”, in cui una stessa squadra si divide in due tronconi: una crea il danno (rottura del vetro), l’altra lo ripara (il vetraio che sostituisce il vetro rotto) ma con grave rischio e potenziale danno dei cittadini comuni, soprattutto se ciò corrisponde all’ingresso in campo dell’ESM, che presta denaro (quello che gli stati gli hanno praticamente regalato) in cambio della facoltà di dettare l’agenda politica del Paese.

Ma riprendiamo il filo del discorso iniziale. Se l’Ue è in crisi a causa delle ragioni sopra espresse, si dovrebbe comprendere abbastanza bene che il cambiamento che in essa dovrebbe sussistere potrebbe derivare dal ripensamento di molte cose naturalmente ma forse soprattutto dall’offrire ad essa un diverso paradigma cui ispirarsi. Questo paradigma a cui ispirarsi dovrebbe necessariamente riprende in considerazione il concetto di Democrazia (governo del popolo) e di rappresentatività, dovrebbe cioè riprendere in considerazione quei concetti che sono alla base della Costituzione Italiana.
Ecco il motivo per cui dobbiamo mantenerla intatta la nostra Costituzione ed evitare che essa venga stravolta da una Deforma di cui i sostenitori del sì dicono che non tocca i principi fondamentali (cioè la prima parte), ma che in realtà li tocca eccome, basti pensare al fatto che i senatori non sarebbero più eleggibili dal popolo come tali, cioè come senatori. Tanto questo è vero che nell’art. 57 della Deforma si dice che essi sono scelti dai consigli regionali. Non ci sarebbe più il voto “diretto” come vorrebbe una Democrazia compiuta e rappresentativa.
Quindi, in certo qual modo, essa tocca anche la prima parte, cioè i diritti fondamentali e probabilmente, lede anche il diritto internazionale.
Riassumendo:
a) l’Unione europea è in crisi
b) la crisi nasce da assenza di Democrazia e rappresentanza effettiva
c) la Costituzione italiana offre il paradigma giusto di riferimento per le correzioni
d) la Riforma Costituzionale stravolge l’impianto della Costituzione incidendo consistentemente anche sulla prima parte, stravolgendo esattamente ciò di cui avrebbe bisogno l’Ue per correggersi e quindi impedendo la correzione.
Ecco un’altra ragione per dire NO alla riforma Costituzionale.
Il NO alla Riforma Costituzionale sarebbe dirompente, una Rivoluzione Tranquilla, una Tranquilla Rivoluzione.