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mercoledì 14 settembre 2016

Entrata a gamba tesa: anche per questo IO VOTO NO!!!

Sarebbero contenti gli Stati Uniti e gli statunitensi se, invertiti i rapporti di forza e di peso politico, l’Italia entrasse a gamba tesa in una discussione tutta interna agli USA su un eventuale REFERENDUM per cambiare la propria Costituzione?
Io credo proprio che non sarebbero contenti (e non lo dovrebbero essere!), così come non lo siamo noi (e non lo dobbiamo essere!), che un intervento del genere è arrivato dall’ambasciata USA in Italia.
Non sarebbero contenti di un intervento del genere, come non lo siamo noi che gradiremmo un maggior rispetto nei nostri confronti e una maggiore equidistanza, soprattutto da parte di un corpo diplomatico; maggior rispetto per i nostri affari interni peraltro così delicati da spaccare il Paese in due nel caso specifico.
Talvolta l'inopportunità di certi interventi è direttamente proporzionale alla delicatezza della situazione.
Molte tensioni si stanno accumulando sul nostro (e solo nostro) Referendum Costituzionale e ci si perdonerà quindi se insistiamo sul fatto che riteniamo del tutto fuori luogo questo tipo di interventi che si stanno purtroppo moltiplicando in quest’ultimo periodo, anche da parte di banche d’affari.
Credo che ci si trovi di fronte a un vistoso scivolone, anche di stile. Sbagliare del resto è umano e può capitare a tutti, l’importante è non perseverare considerando anche che poi, di fronte a un errore riconosciuto come tale, è sempre possibile chiedere scusa.
Forse sarebbe il caso che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, più diplomaticamente del diplomatico americano, gli spieghi quanto sia stato fuori luogo il suo intervento e gli suggerisca sommessamente di adottare atteggiamenti più congrui al suo status diplomatico e più consoni al rispetto reciproco e al rispetto dei cittadini italiani tutti.
Per strano che possa sembrare, anche gli Stati Uniti hanno qualcosa da imparare e possono quindi imparare; per esempio che è alquanto opportuno che ognuno si occupi dei propri affari interni senza ingerenze e intromissioni in quelli altrui, e che ciò che si chiede per se stessi, se è giusto chiederlo, si deve concedere anche agli altri. Non volgiamo due pesi e due misure sui principii fondamentali e sulla deontologia professionale nonché sul galateo tra le nazioni. Se siamo paesi amici, come siamo, deve sussistere innanzitutto il rispetto reciproco e il rispetto in certi casi si identifica esattamente con l’assenza di ingerenze e pressioni, con l’autocontrollo e col porre un freno all’istinto, anche a quello personale, di prendere una posizione di parte su una questione prettamente ed essenzialmente italiana!
Tutti gli italiani meritano il rispetto della diplomazia statunitense, non solo quelli che decideranno di votare sì.
Si abbia quindi rispetto per questo momento delicato della storia d’Italia! Si abbia rispetto per l’Italia e per i cittadini italiani e li si lasci liberi di concentrarsi sul merito della Riforma, sui contenuti, operazione quasi del tutto compromessa da una iniziale impostazione sbagliata proprio da parte dei promotori del Referendum e cosa che questi interventi fuori luogo della diplomazia tendono invece a perturbare.
E’ opinione di molti (tra cui 56 costituzionalisti, nota bene!) che questa Riforma faccia compiere al Paese un vistoso passo indietro (cosa che ci premureremo di dimostrare e che in parte abbiamo già dimostrato). Ora, sarà mai possibile che l’ambasciatore Phillips si intenda di Costituzione più di 56 costituzionalisti italiani che la pensano diversamente da lui? Ma ci sorge un dubbio: egli avrà mai letto la Costituzione italiana? E quella che disgraziatamente rischia di divenire la nuova, l’avrà letta? Anche perché se l’ah letta, ci dica se l’ha capita e, se l’ha capita (particolarmente l’art.70) ce la spieghi anche a noi. Per farla breve egli chiaramente sbaglia nel dire che la vittoria del NO farebbe compiere un passo indietro all’Italia anche perché, a rigor di logica, tutt’al più si rimane dove si è non si va indietro. Venuto meno quindi l’argomento principale concentriamoci su quello che il diplomatico americano considera una conseguenza spontanea (che poi tanto spontanea probabilmente non è) della vittoria del NO, la difficoltà dell’arrivo degli investimenti. Intanto chiediamoci: quali investimenti? Perché alcuni investimenti somigliano al “compra e porta a casa”, “compra e delocalizza”, “investi e sostituisci i vertici”, “compra ed esternalizza”, fino ai più drammatici “compra e licenzia” e “compra e chiudi” e via discorrendo. Di quali investimenti stiamo parlando quindi? In altri termini non tutto ciò che è dichiarato investimento in realtà fa bene al Paese. Ci viene spiegato poi che un governo all’anno (63 governi in 63 anni) non danno garanzie. Ma di quali garanzie stiamo parlando? E chi deve essere garantito? In ogni caso rispondiamo che non ci sembra proprio che questo abbia impedito fin ora agli Stati Uniti di investire nel nostro Paese, perché quindi le cose dovrebbero cambiare? Sulla base di quale ragionamento?
Certe dichiarazioni, perdendo l’aspetto della logicità non sembrano l’esito e/o il frutto di analisi politica e studi di settore, somigliano molto ma molto più a minacce e ricatti. Ora, le minacce e i ricatti, particolarmente tra amici, non dovrebbero proprio esserci.
Infatti quando si minaccia e poi si attua una minaccia ci si chiede se chi fa una cosa del genere può legittimamente fregiarsi del titolo di amico. Qualche dubbio emerge...E’ una situazione che ricorda quei rapporti un po’ patologici tra due sedicenti amici di cui uno, quello dalla stazza più imponente, comincia a un certo punto ad avere atteggiamenti vessatori nei confronti del più piccolo. Ricorda cioè quel tipo di rapporti che al di là delle apparenze una più approfondita indagine psicopatologica rivelerebbe essere di bullismo/sudditanza/servilismo. Di fronte a certe cose spiacevoli, a certe rivelazioni, si è a un certo punto costretti a farsene una ragione e, per la serie a mali estremi, estremi rimedi, per quanto potrà dispiacerci, volenti o nolenti, in caso di contrazione degli investimenti ci rivolgeremo altrove… Continuiamo quindi a credere che questa Riforma sia profondamente sbagliata per il Paese e che l’ambasciatore imprudentemente sbagli sia nel metodo che nel merito. Ma c’è un argomento che ci convincerebbe quasi: prendetela Voi la Costituzione Boschi/Verdini e sostituitela alla vostra! Saremo quindi persuasi che almeno il giudizio di positività espresso sulla Riforma, pur rimanendo secondo noi sbagliato, sia quantomeno sincero! Se la prendano loro quindi la Boschi/Verdini! Facciano loro questo passo in avanti!
Per quanto riguarda noi preferiamo non sprofondare nell’autoritarismo!

Stiamo insistendo molto e investendo molta energia per fare in modo che ci si concentri sul merito della Riforma Costituzionale.
Se è giusto sottolineare che recentemente il Presidente del Consiglio, cercando di spersonalizzare il già personalizzato Referendum (operazione difficile ma forse non impossibile), ha sostanzialmente dichiarato che non se ne andrà in caso di vittoria del NO, dando prova di una accresciuta maturità politica, se è giusto, com’è giusto, rimarcare questo aspetto, anche da parte di chi non è stato particolarmente tenero in merito alle critiche, allora è altrettanto giusto sottolineare il fatto che sarebbe un peccato se dopo un tentativo del genere, il ripristino di una maggiore attenzione sulle questioni di merito venisse inficiato da interventi, come quello di ieri, che con le questioni di merito sembrano avere così poco, ma così poco a che fare.
Anche per questo quell’intervento ci sembra sbagliato e fuori luogo.
Si suggerisce al diplomatico americano la lettura de “Il ricatto dei mercati” di Lidia Undiemi e magari anche de “La maschera democratica dell’oligarchia” di Canfora e Gustavo Zagrebelsky.
Del resto se la questione e il timore dell’ambasciatore Phillips sono quelli della stabilità, la garanzia che non ci saranno dimissioni da parte del Presidente del Consiglio in caso di vittoria del NO, dovrebbe proprio garantire lui e gli Stati Uniti esattamente sulla questione che gli sta tanto a cuore.
Possono stare quindi tranquilli, non c’è niente da temere, credeteci.
Per quanto riguarda il Referendum sulla Riforma, e il suo contenuto, gli Stati Uniti possono stare ugualmente tranquilli, qualunque sia il risultato, anche nel caso di vittoria del NO, poiché tutt’al più le cose rimangono come sono appunto senza degenerare in alcun modo, e non mi sembra proprio che negli ultimi anni i governi si siano succeduti con la frequenza della Prima Repubblica.
Ma è giusto anche sottolineare che in Italia sta nascendo e si sta facendo lentamente strada una cultura politica (che in vero ha una sua tradizione) che pone l’accento sulla rappresentatività, una cultura che mette in dubbio il primato della governabilità, delle 'garanzie' (qualsiasi cosa significhi) e della stabilità del Governo, in favore della stabilità del Paese (concetto più ampio), ritenendo per altro che talvolta, la stabilità del Governo possa essere funzionale esattamente alla instabilità del Paese o esserne comunque una conseguenza (auspicata o non auspicata che sia). Chiediamoci infatti: a che pro’ un Governo stabile se la stabilità del Governo (dell’esecutivo) corrisponde alla instabilità sociale, all’aumento delle divergenze e al sostanziale peggioramento del Paese?
Che il caso possa sussistere lo vediamo bene proprio oggi che i dati sono tutti concordi nel sottolineare che il Paese è fermo sotto tutti i punti di vista, nonostante il Governo sia in auge da un tempo congruo a manifestare quell’esteriore stabilità che ci si richiede dai mercati e a fare le cose, a mantenere le promesse che, nella maggior parte dei casi non sono state mantenute.
Si sta diffondendo una cultura che ritiene che il Paese, la Nazione, non deve identificarsi col suo solo Governo (errore potenzialmente esiziale), Governo che in realtà rappresenta uno solo dei tantissimi aspetti di un Paese e di una Democrazia compiuta, peraltro numericamente marginale, ma deve identificarsi con tutto lo Stato, con tutte le istituzioni, con tutti gli organismi e organizzazioni politiche e sociali ma soprattutto col popolo, che la nostra Costituzione vuole come unico, solo e legittimo sovrano.
Meglio dunque la rappresentanza, il polso del paese, i suoi veri pensieri, le sue vere esigenze e aspirazioni, i suoi diritti e i suoi doveri, tra i quali il dovere costituzionale di rappresentare degnamente un popolo di 60 milioni di abitanti, degnamente! Meglio il rapporto di continuità tra cittadini e politica, che la Riforma guasterebbe.
Si sta sviluppando un cultura dello studio dei fenomeni politici attuali, della ricerca sul campo, una cultura che indaga e che scopre e prende in considerazione l’esistenza del c.d. papello Stato/Finanza, e che evidenzia come questo papello si sviluppi secondo sistemi di mimetismo e di false contrapposizioni, prosaicamente, secondo il modello e il paradigma chapliniano de “Il monello”, cosa che ci sembra di registrare anche nel caso Monte dei Paschi di Siena.
Del resto se l’esempio delle garanzie (qualsiasi cosa si intenda per garanzie) deve essere quello offerto degli Stati Uniti, si sappia almeno fin da subito che la perfezione non esiste e/o non è stata ancora sperimentata né applicata, nemmeno dagli Stati Uniti; si dica e si sappia che studiosi pongono seri dubbi sugli effetti positivi di una assenza di reale ricambio, che indicano gli USA non più e non tanto come una Democrazia, quanto piuttosto come una Oligarchia. Si ragiona sul fatto se per esempio il bipartitismo non si trasformi a lungo andare in una sorta di monopartitismo cui la stabilità conferirebbe quasi l’aspetto di una dittatura. Sono tutte questioni aperte e da risolvere ma che ci dicono che i problemi sono ovunque e che anche gli Stati Uniti hanno i propri. Ci sono ricerche che stanno indicando come la classe media americana sia sull’orlo del collasso e che né i Democratici né i Repubblicani sembrano particolarmente capaci (o intenzionati) a risollevarla; e altri studi ancora che evidenziano l’emergere di fenomeni prima estranei agli USA, come quelli che indicano come un numero sempre crescente di adolescenti negli Stati Uniti sono costrette alla prostituzione per potersi sfamare. Insomma, stabilità o non stabilità, cristallizzazione o dinamismo, garanzie (qualsiasi cosa significhi garanzie) o non garanzie, i problemi sono ovunque e, se questi sono i risultati della stabilità e della governabilità, Dio ci scampi e liberi! Ma forse è solo un caso…

Un’ultima osservazione. Vigeva già da tempo il sospetto che questa Riforma Costituzionale fosse pensata non in Italia ma altrove, a causa del fatto che era troppo autolesionistica con i diritti del popolo italiano (pensiamo per esempio al fatto che i cittadini non potrebbero più votare i senatori che sarebbero scelti dai consigli regionali tra la classe politica più discussa d’Italia, senatori pendolari e intercambiabili, da dopo lavoro regionale che – non votati ma nominati- manterrebbero peraltro la prerogativa di fare le riforme costituzionali), vigeva già da tempo questo sospetto poi indirettamente confessato da taluni promotori della stessa riforma (deforma) che hanno ammesso che si tratta di una scopiazzatura (scopiazzatura all’italiana, che prende cioè solo il peggio e tralascia il meglio) allegra e disinvolta del sistema americano. Beh, adesso si sono forse scoperti gli altarini…forse si fa più chiaro il luogo di formazione di questa Riforma.
Vi ricordate quando il Presidente del Consiglio è andato negli Stati Uniti e di fronte ad una platea di studenti universitari americani ha detto: <<Non vi deluderò!>>???
Adesso forse è più chiaro anche il significato di quella frase…
E se l’ambasciatore degli Stati Uniti è favorevole alla Riforma Costituzionale italiana, probabilmente non è per la questione della governabilità, che ci sarebbe comunque, ma perché la trovano funzionale ai propri scopi e ai propri interessi che non è detto che coincidano con quelli italiani, sono cioè favorevoli perché è pensata per favorire questi interessi e non la Democrazia italiana né il popolo italiano. Questa indebita e poco elegante intromissione in definitiva rivela esattamente le ragioni per cui è necessario votare NO: per difendere i NOSTRI interessi!
Abbiamo il dovere, ripeto, il dovere costituzionale, di perseguire i nostri interessi, di difendere i nostri interessi e i nostri diritti, chi vota sì, non fa i propri interessi ma quelli di qualcun altro, quelli di qualcun altro così bravo a fare i propri da non necessitare certo di aiuti così generosi. Tendenzialmente ed autolesionisticamente noi dimostriamo sempre al mondo di essere bravissimi a fare gli interessi degli altri, dobbiamo imparare a cambiare verso!
L'immagine che diamo al mondo facendo gli interessi degli altri e mai i propri è tale che chiunque potrà pensare di venire in Italia a spadroneggiare e fare quel che vuole.
E' arrivato il momento di cambiare verso e il verso lo si cambia se vince il NO!

A proposito di ambasciatori poi, si dice che l’orgoglio sia il principale ambasciatore del diavolo, ma c’è un giusto orgoglio di cui si dice invece che sia il principale ambasciatore di Dio. Io credo che in questo caso si debba reagire anche con un po’ di orgoglio (se non ora quando?!) perché non v’è dubbio alcuno che siamo nel secondo caso e non nel primo, siamo cioè nel caso in cui questo orgoglio è il giusto orgoglio, quel caso cioè che fa di questo orgoglio il principale ambasciatore di Dio!
Non dobbiamo avere dunque paura di usare questo orgoglio, anzi!
No alle ingerenze quindi, NO alle intromissioni e…
…in ogni caso, anche per protesta contro queste ingerenze, armato di questo orgoglio che è il principale ambasciatore di Dio, IO VOTO NO!!!