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venerdì 1 luglio 2016

Diverso europeismo, critiche ed autocritiche

Personalmente sono, e mi sono sempre dichiarato un diverso europeista. Continuo ad esserlo, a dichiararmi tale, con la sensazione però che coloro che, come me, sono e si dichiarano tali, cioè diverso-europeisti (persone che pensano che l’Ue possa avere un senso a condizione che cambi) si trovano a fronteggiare un interlocutore estremamente ostico e monolitico, rappresentato dalle istituzioni europee stesse, ovviamente. Dopo il REFERENDUM britannico, penso anche che molti di coloro che si dichiaravano diverso-europeisti temendo che questo diverso-europeismo vada ad avallare o porti necessariamente ad ipotesi di uscita dall’Ue, piuttosto che a ipotesi di cambiamento, abbiano fatto una piccola marcia indietro, un poco spaventati. Direi che non è il caso di spaventarsi, ma forse è così che si giustificano opinioni abbastanza sorprendenti, uscite da esponenti di movimenti politici che sapevamo critici nei confronti di questa Europa (e quindi orientati al diverso-europeismo), opinioni secondo le quali il vero problema dell’Ue sarebbero gli stati nazionali mentre a ragion veduta (i fatti non mentono), l’uscita della Gran Bretagna, dimostra invece che il pericolo è rappresentato dal temuto forte accentramento dei poteri (è questo che si teme) che non tiene abbastanza in considerazione le ragioni degli stati nazionali. Per cosa sarebbe uscita altrimenti la Gran Bretagna?
Non erano questi gli esiti cui si sperava di poter giungere attraverso una valutazione critica (e autocritica) dei fatti recenti, cioè di questa uscita: bollare come un problema gli stati nazionali!  
Questo significa arroccarsi proprio sulle posizioni che hanno causato la BREXIT.
Gli stati nazionali sono i genitori dell’Ue, l’Ue ne è la figlia, giovane, inesperiente, un po’ maleducata (pensiamo ai fischi in Parlamento) e per certi versi, ribelle! I figli, tutte le tradizioni lo insegnano, devono ascoltare i propri genitori! Il figlio che non ascolta il genitore, generalmente, nella maggior parte dei casi, subisce una punizione educativa, a fin di bene.
E' un po' questo che è accaduto con la BREXIT.
Un’Ue diversa (e migliore) è possibile, a condizione che si ascoltino e si valutino con la dovuta attenzione le critiche che le vengono rivolte. Arroccarsi sulle posizioni precedenti purtroppo non serve, anzi, alla lunga favorirà altre uscite.
In ogni caso dopo il REFERENDUM, passati i primi scossoni, la borsa britannica sembra reagire piuttosto bene, registrando prestazioni per certi versi eccezionali: pare sia al meglio da 11 mesi! Forse chi sperava in una vittoria del ‘restare’ paventava pure che, in caso di uscita, si potessero evidenziare queste prestazioni tutt’altro che negative. E’ chiaramente un argomento in meno da poter usare in caso di ulteriori richieste di uscita. Dobbiamo semplicemente aspettare per capire bene gli effetti. C’è molto su cui riflettere…
Dopo questo articolo devo ritornare ad affrontare un argomento cominciato qualche articolo fa e poi temporaneamente abbandonato, per varie ragioni, non ultime l’interesse causato dagli eventi di provato rilievo che si sono verificati recentemente, come quello di cui abbiamo accennato. Col prossimo articolo quindi riparleremo di TTIP e del perché non è conveniente all’Europa.