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lunedì 11 luglio 2016

Ancora qualche considerazione su CETA e TTIP

In un periodo di crisi come quello che abbiamo attraversato di recente e che stiamo attualmente ancora attraversando, uno sguardo sul territorio del Mugello evidenzia come il comparto agricoltura abbia avuto le minori ripercussioni, ovvero, abbia tenuto abbastanza bene a differenza di altri comparti.
Grande contributo a tutto ciò lo ha offerto la grande qualità dei prodotti agricoli locali, produzione basata sul modello per altro che incentiva la filiera corta che ha tra i sui pregi la stessa valorizzazione dei prodotti locali, un minore ricarico sui prezzi e, non ultimo, la salvaguardia ambientale.
Tutto questo nonostante scelte e accordi che in taluni casi anno favorito la deregolamentazione del mercato a favore di produzioni provenienti da altri continenti.
Ma se un trattato come il TTIP o il CETA hanno partita vinta, di tutto questo che cosa rimarrà? E' una domanda che merita quantomeno un tentativo di risposta ma per rispondere proviamo a ritracciare le fila della genesi del TTIP.
E’ stato nel giugno del 2013 che il presidente degli Stati Uniti, Obama, e il presidente della Commissione europea Barroso (per altro anunciato prossimo presidente onorario della colosso americano Goldman Sachs), hanno lanciato ufficialmente le trattative per una intesa transatlantica sul commercio e gli investimenti (TTIP).
Questi trattati sono attualmente in corso in un clima di opacità e scarsissima divulgazione e partecipazione, nonché altrettanto scarsa condivisione con i cittadini europei che sarebbero destinati a subirne le conseguenze visto e considerato che questi trattati sembrano favorevoli soltanto ad una parte soltanto dell’Atlantico, quella, guarda caso, degli Stati Uniti e del Canada o, per meglio dire, di alcuni settori degli Stati Uniti e del Canada.
Del resto che Barroso sia annunciato come prossimo presidente onorario della Goldman Sachs, rivela abbastanza chiaramente, per chi vuol vedere e non gira gli occhi dall’altra parte, che questi trattati nella fase primigenia, sono cominciati, con due interlocutori che evidentemente stavano entrambi dalla stessa parte dell’Atlantico.
Se infatti per gli Stati Uniti apre ufficialmente il Trattato Obama e per l’Ue, un presidente onorario (in gestazione) della Goldman Sachs, chi tratta realmente per l’Europa? Nessuno, chiaramente...
Come potrebbero quindi questi trattati essere favorevoli all’Ue? Non c’è modo alcuno che lo possano essere!
Ma queste situazioni di conflitto d’interesse sembra che stiano divenendo la regola per questa Ue.
Ci credo che la Gran Bretagna se ne e sia voluta andare! Come biasimarla?!
Ma tornando al TTIP, visto che avevo annunciato negli articoli precedenti riguardanti tale trattato che avrei offerto occasione di far leggere opinioni non mie, ma di terze parti, di esperti economisti, ecco che in ottemperanza a questo annuncio coerentemente espongo l’opinione dello statunitense premio nobel per l’economia Jozeph Stiglitz a propostio di TTIP:
<< L’accordo di libero scambio tra Ue e Stati uniti è iniquo. L’Europa non dovrebbe firmarlo>>, << si tratta di un accordo la cui intenzione sarebbe di eliminare gli ostacoli al libero commercio. Tuttavia gli ostacoli al libero scambio sono (in questo caso, ndr) le regole per la tutela dell’ambiente, della salute, dei consumatori, dei lavoratori>>. Stiglitz ha inoltre affermato che << I costi in termini di salute, ambiente e sicurezza dei cittadini sarebbero enormi>>. Questi costi a suo parere non sarebbero neppure valutabili, poiché è in atto (e questo è ormai evidente a tutti) un tentativo di <<sottrarre il trattato al processo democratico, invece di avere un dibattito su questi temi>>. Secondo il noto premio nobel, il trattato <<mina le tutele che europei e statunitensi hanno creato in decenni e accresce le disuguaglianze sociali, dando profitti a poche compagnie multinazionali a spese dei cittadini>>.

Il tentativo, presumibilmente concepito fin dall’inizio, di sottrarre il trattato al giudizio dei cittadini può e deve essere fermato facendo appello ad un’arma che è ritenuta la più democratica che possa esservi: il REFERENDUM!
Invece stavamo registrando nei giorni scorsi, non solo il rigetto di sottoporre un trattato del tutto simile nei contenuti al TTIP, cioè il trattato CETA (con il Canada), al REFERENDUM, ma addirittura di sottrarlo al giudizio dei Parlamenti Nazionali con una decisione arbitraria che avrebbe costituito un precedente pericolosissimo per la tenuta della Democrazia e della stessa Ue (meno male che se ne sono accorti!) nonché per  l’immagine dell’Ue che vuole apparire nonostante tutto democratica, pur non essendolo, con il rischio concreto di una deriva autoritaria che, pur essendo già presente in una forma non visibile ai più, si sarebbe manifestata in tutta la sua evidenza.
Così siamo lieti di apprendere che la Commissione ha optato per considerare il trattato CETA un trattato misto, considerazione dai risvolti politici non indifferenti e che, una volta tanto è quantomeno in sintonia col sentore popolare, che non è populismo, parola abusatissima un po' da tutti e spesso a sproposito.
Questa decisione è importante dicevamo perché elimina proprio il rischio che il trattato scavalchi i Parlamenti Nazionali, i quali sono invece chiamati nuovamente in causa, legittimamente. Questo rappresenta la sconfitta politica della posizione di chi auspicava lo scavalcamento dei Parlamenti stessi, una sconfitta politica per questo Governo, dalla quale ancora una volta, però, non si traggono le dovute conseguenze, ma che conferma comunque la linea autoritaria attualmente in atto e che caratterizza questo stesso Governo, linea che si manifesta oltretutto palesemente anche con la Riforma Costituzionale.
Tuttavia, pur essendo lieti di questa decisione della Commissione, che ridà un po’ di speranza, riconfermiamo la nostra assoluta convinzione che trattati di questa portata, ben lungi dal non essere compresi dalla cittadinanza (sono compresi eccome!) possono e debbono essere passati al vaglio della stessa con quello strumento che è noto come REFERENDUM!
Ecco come si può salvaguardare la produzione locale di qualità, col REFERENDUM su tali trattati!

Con questo articolo concludiamo la serie incentrata su TTIP e CETA... Così potremo finalmente concentrare le nostre energie, i nostri sforzi e la nostra attenzione su quelli relativi al Referendum Costituzionale...