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lunedì 4 luglio 2016

Nel giorno dell'Indipendenza americana, alcune riflessioni su CETA e TTIP

Prima di riaffrontare l'argomento TTIP direttamente proviamo a chiederci di nuovo: perché la Gran Bretagna se ne va dall’Ue? Perché una élite non eletta prende decisioni sulle spalle dei cittadini, senza minimamente interessarsi delle loro opinioni alle quali si antepone il pregiudizio secondo il quale i cittadini non hanno la capacità di comprendere le questioni in atto, essendo ritenute le stesse troppo complesse per gli stessi, ragion per cui deve occuparsene una élite di sedicenti esperti. La stessa cosa la si diceva dopo il BREXIT, visto l’esito: i cittadini non dovevano essere interpellati su tale questione, troppo complessa per essere compresa pienamente dagli stessi. Questa è la percezione della Democrazia che alberga nelle alte stanze di questa Ue e in una vasta parte del mondo dell'informazione (mondo che sarebbe deputato ad informare le masse, e non a criticarne le decisioni, aggiungo!)! E’ francamente pazzesco!
La sensazione è che la cosa coincida sintomaticamente, tale e quale, anche per quanto riguarda le questioni relative al TTIP. Secondo i sedicenti esperti, tali questioni (quelle inerenti il TTIP), troppo esperte, non dovrebbero essere discusse da chi non è sufficientemente acculturato, ma solo da chi può veramente capirle.
Piccola parentesi aperta per quelli che parlano tanto di barriere e che poi si scoprono da una parte di una barriera di cui non supponevano l'esistenza: questa non è forse una barriera?
E’ una domanda retorica evidentemente poiché la risposta, scontata, è che questa è esattamente una barriera, una barriera culturale. Solo che questa barriera non è fatta di mattoni e quindi non è visibile. Forse per questa sola ragione sarà anche meno barriera delle altre? No è una barriera come le altre ed anzi più pericolosa poiché non visibile. Ai retorici dell’abbattimento delle barriere offriamo con questo, spero, una occasione di riflessione. E con questo chiudo la parentesi.
Tornando ai trattati, quelli discussi tra esperti, sono attualmente il CETA e il TTIP. Il primo è il Trattato di libero scambio tra Unione europea e Canada (meno famoso ma non meno pericoloso), il secondo è il già citato Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti con gli Stati uniti.
Siamo sempre persuasi che simili trattati debbano essere sottoposti a REFERENDUM.
E mentre siamo a chiedere questo, pare che altrove qualcuno si stia muovendo per farli approvare senza addirittura il voto dei Parlamentari Nazionali. A questo porta il sapere esperto evidentemente e il pregiudizio culturale (scusate l’ironia): io so e quindi decido, tu non sai e quindi stai alle mie decisioni!
Ma la Democrazia non è questo!
Ribadiamo quindi con forza che occorre indire un REFERENDUM sia sul CETA sia sul TTIP.
Sono troppe le questioni in ballo perché si possa pretendere di mettere in disparte il cittadino comue e il suo diritto ad esprimersi in dissenso (e quindi nell'indipendenza) dai pereri dei sedicenti esperti. Una delle più rilevanti questioni è quella sul possibile livellamento dei parametri sulla sicurezza alimentare, tutt’altro che improbabile benché qualcuno sostenga il contrario e magari in buona fede.
Ma la buona fede non basta, perché purtroppo non cancella l’eventuale danno. E il cittadino che si vorrebbe non adeguatamente preparato per tali decisioni, saprebbe adottare il principio di prudenza all’occorrenza se ciò gli fosse concesso!
Dunque in probabile buona fede vi è chi, dalla parte del CETA e del TTIP, sostiene che la Commissione europea non è e non sarà mai autorizzata a cedere sui livelli di sicurezza alimentare.
Se tuttavia dovessimo esserne edotti, e rimanerne persuasi dagli esempi, dai cedimenti che sono in atto ad esempio, per i mangimi animali, certo, non si dovrebbe stare troppo tranquilli.
Infatti, pensate forse che quelle opinioni, quelle dei sostenitori di questi trattati, significhino che nell’UE, in generale non ci sono cedimenti sui livelli sanitari del mangiare, neanche nei mangimi per animali?
Purtroppo ci sono! Magari più che di cedimenti dovremmo parlare di ignavia o accidia, fortissima distrazione, addormentamento, o chissà come.,,ma ci sono!
Non ci credete? 
Per chi non ci crede facciamo notare che un minimo di documentazione e di informazione è sufficiente per ricredersi. Apprendiamo infatti da una eccellente puntata di REPORT, che i sedicenti esperti si lasciano sovente addomesticare e molto facilmente chiudono più di un occhio sulla questione dei mangimi animali.
Si scopre quindi che nelle crocchette si possono trovare molte sostanze pericolose, dalla bentonite (argilla con cui si fa la lettiera dei gatti, che ha una funzione assorbente), alle micro tossine, muffe che attaccano i cereali, ai conservanti di sintesi, ecc…
Intatnto precisiomao che non tutti i mangimi contengono sostanze pericolose, soltanto alcuni.
Nella trasmissione si dice che nei prodotti analizzati dalla dott.ssa Annie Leszkowicz sono stati trovati livelli preoccupanti di micro tossine fino a 128,23 ng/Kg, cioè a dosi relativamente alte. Ma anche a dosi basse, comunque, un prodotto mangiato quotidianamente espone al rischio di tumori. Ciò nonostante molte ditte fanno una grande pubblicità sul fatto che l’animale non deve variare la dieta. Serviva addomesticare la politica europea, che ha obbedito subito. E' giusto o non è giusto quindi chiedersi se un simile addomesticamento non avverrà un giorno anche per i cibi umani?
A proposito di alimentazione animale è stata rivolta una domanda dalla giornalista Giannini, che ha curato il bellissimo servizio giornalistico, al portavoce della Commissione europea Enrico Brivio. La domanda chiedeva se i produttori di cibi per cani e gatti possono non elencare in etichetta la presenza di conservanti o additivi. La risposta un po’ sibillina, ma non troppo, è stata che l’Ue prescrive che ci sia comunque un numero di telefono, un numero verde, che il consumatore può chiamare se vuole informazioni in più rispetto a quelle fornite dall’etichetta. Quello che si comprende è che quindi si possono non elencare quei componenti ma bisogna mettere un numero verde a disposizione del cliente che può telefonare per avere ulteriori informazioni, informazioni rispetto alle quali, se non altro, le aziende non possono (o non dovrebbero) sottrarsi.  Non dovrebbero, diciamo, poiché nella realtà dei fatti, può capitare che si risponda schiettamente ma può capitare anche che si cerchi di eluderle: alcuni tergiversano, altri rispondono che quei dati omessi si riferiscono ad acidi grassi, al BHA per esempio, che è un acido antiossidante che favorirebbe, secondo questi pareri, addirittura il nutrimento cerebrale, e che sarebbe addirittura contenuto nel latte materno, ecc.
Il BHA è il butilidrossianisolo o idrossianisolo butilato (BHA, E320), è un conservante sintetico. Non è vero che è contenuto nel latte materno, mentre è verissimoo che l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro lo ha catalogato nel gruppo delle sostanze che potrebbero essere cancerogene per l’uomo. Questi conservanti servono all’industria alimentare degli animali per evitare che gli oli contenuti nel mangime irrancidiscano. Sarebbe questo il motivo per cui la Commissione europea di fatto, anche per l'annosa assenza di sanzioni, li ha autorizzati ed ha autorizzato pure il non elencamento nell’etichetta.
Abbiamo perso un setter inglese tricolore per causa di un tumore. Per un leggero sovrappeso gli fu cambiata la dieta che passò da casalinga a confezionata, quella delle crocchette. Difficile stabilire con scentificità il nesso di causa ed effetto, ma il principio di prudenza avrebbe consigliato un ritorno alla dieta precedente. Il setter cominciò a sviluppare poco dopo il cambio di dieta un tuomore, per cui nacque un odissea infinita, ma senza approdi ad Itaca purtroppo. Non ne ero il padrone, non potevo gestire la situazione personalmente e benché avessi dato il suggerimento di ritornare alla dieta casalinga non fui ascoltato. Le persone tendono sulla base della fiducia a dare ragione al parere esperto. Mi si ripeteva che gli esperti avevano consigliato quello e che quello doveva essere. Purtroppo il principio di autorità quando è mal gestito e mal riposto impedisce per fino alla razionalità di prendere il sopravvento. Era inutile che facessi notare che il setter rifiutava quel cibo, che quel rifiuto qualcosa doveva pur significare. Alla fine il settere non ce l'ha fatta.
Ma torniamo alle concessioni fatte ai mangimi animali.
Vorrei fare notare che è la stessa Commissione che sta trattando il CETA e il TTIP.
Torniamo quindi all’affermazione di sopra, affermazione di alcuni sostenitori dei trattati in questione, quella secondo la quale la Commissione non è e non sarà mai autorizzata a cedere sui livelli di sicurezza alimentari.
Visto che per quanto riguarda certi altri mangimi pare che abbia ceduto, perché mai dovremmo credere che non cederebbe anche di fronte ad altre situazioni? E’ meglio imparare dell’esperienza che rischiare alla cieca, per inesperienza!
Ora, visto che siamo nel duegentoquarantesimo anniversario dell'Indipendanza americana, volevo concludere con una riflessione successiva a una domanda. Quello dell'indipendenza è un principio universale che vale per tutte le nazioni e per tutti gli uomini? Riteniamo di sì, e riteniamo che anche gli Stati uniti credano ciò!
Così volevamo fare notare che non può esserci vera indipendanza se le decisioni importanti della vita sono prese nella totale dipendenza, nella dipendanza da terzi; non può esserci vera indipendenza se esse cioè dipendono soltanto da un ristretto gruppo di persone, qualificate o non qualificate che possano essere.
Indipendenza e dipendenza viaggiano chiaramente si direttrici opposte.
E' il principio stesso di indipendenza che ci richiama alla responsabilità e all'opportunità che ci si possa esprimere con giudizio indipendente appunto, poiché ognuno, indipendentemente, seguendo o non segundo i consigli e i dibattiti in corso, possa liberamente prendere una decisione per se stesso su tali questioni, senza che altri decidano per lui.
Per quanto in buona fede quindi, ai sostenitori del CETA e del TTIP suggeriamo di aprirsi al principio dell'indipendenza, di considerare l'aspetto democratico della vita, in sostanza di aprire gli occhi di fronte alle critiche ed ai suggerimenti pacifici e democratici, a prendere in considerazione le ragioni contrarie e, se non a condividerle, quanto meno a farle esprimere democraticamente acnhe con un REFERENDUM.
Non dovremmo importare carni con estrogeni, antibiotici, aflatossine, somatropina, o carni trattate con sbiancanti come l’acqua ossigenata, ecc. che, a basso costo, metterebbero a rischio le nostre produzioni di qualità.
Mentre, a proposito di questi trattati, dovremmo prendere appunto in grande considerazione, giova ribadirlo, l’indizione di un REFERENDUM! E’ una richiesta dei cittadini dell’Ue, e del principio di indipendenza!!