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domenica 30 marzo 2014

Di quale status quo stiamo parlando?

A proposito di status quo...o statu quo. La realtà è fatta di molti aspetti, a quale di questi si vorrebbe applicare questo concetto? Si calca l'accento sullo status quo relativamente al Senato dicendo che non deve rimanere così, dando a questa espressione un significato negativo e dispregiativo come se ciò che rappresenta un qualsiasi status quo, cioè una realtà in essere, debba essere solo per questo necessariamente negativo, come se fosse da guardare con disprezzo.
Orbene, se proprio vogliamo trovarne qualcuno da disprezzare, ci sono altri stutus quo da guardare, molto ma molto più interessanti.
Cominciamo a disprezzare quelli che sono veramente dannosi per l'Italia per esempio, quelli che i cittadini hanno manifestamente dichiarato di voler cambiare, come certe politiche europee soffocanti e dissanguanti economicamente parlando.
Quelle stesse politiche che tolgono serenità, dingità all'essere umano e impediscono di fatto il pieno sviluppo della personalità degli individui e anche quello della società in generale.

Ci sono circa 55 mld di euro per esempio dati al famigerato organismo ESM, per farne cosa?
Per farci comprare con strane triangolazioni la Telecom costruita con le tasse di generazioni di italiani?
Non sembra un ottimo affare!
Cominciamo ad assumerci un po' di responsabilità dunque e a rispondere a questa domanda: da dove sono stati presi? Non rischiano di indebitarci se li abbiamo presi a prestito, per esempio?
I cittadini hanno il sacrosanto diritto di sapere, dunque...da dove sono stati presi?
Stiamo aspettando una qualche autorevole risposta da parte del governo.
Ed ecco uno status quo da cambiare!
Lo status quo delle tardive risposte,  dell'incapacità di ascolto, quello dei flussi di capitali che lasciano il Paese e lo indebitano.
Da troppo tempo perdura infatti uno status quo, quello che vede appunto uscire dall'Italia miliardi di euro che invece gli sarebbero vitali; da troppo tempo vige e perdura uno status quo, quello che vede le politiche dei tecnici violentare attraverso l'austerità i propri cittadini in nome di un non meglio identificato europeismo monolitico, filo-burocratico e finanziario-centrico che sviscera opinabili teorie economiche come se fossero vangelo, e che vangelo invece non sono.

Quod non fecerunt barbari, fecerunt tecnici!!!

Se dunque dobbiamo guardare a quale status quo mettere mano, mettiamo mano a questo che, questo sì, danneggia veramente il Paese.
Il Senato della Repubblica invece è innocente. Sarebbe forse un torto quello di essere stato pensato per essere una camera "riflessiva", "matura", "pensante"?
Tutta questa velocità a cosa servirebbe poi se non a millantare un astrattissimo dinamismo che nella realtà potrebbe essere capace perfino di peggiorare più velocemente le cose, di impoverirci più velocemente, di toglierci più velocemente dignità?
Ma chi è morto per questo Senato, non è merto in astratto. Provate a parlare a costoro di staus quo!
A proposito di velocità perfino la Bibbia avverte che le mani frettolose corrono al male!
Un detto popolare dice: la gatta frettolosa fece i gattini ciechi!
Questo è il popolo! Questo è Dio!
Un Senato che non approva il bilancio si dice. Per chi vuole farlo approvare dalla sola burocrazia europea va bene probabilmente! Per chi vuole esautorare il Paese dei residui barlumi di sovranità va bene!
Ma va bene al Paese?
Dal dimezzamento del numero dei parlamentari al dimezzamento del numero dei parlamenti!
Sarà lecito chiedersi se si tratta di un progetto targato 'burocrazia dell'Unione europea'?
Per questi progetti servono le persone giuste!
Possibile che un Paese di 60 milioni di abitanti non riesca ad esprimere una classe dirigente che non sappia soltanto regalare miliardi di euro, indebitarsi e svendere la propria sovranità?
Prendersela col Senato è inutile e dannoso. Prendersela con la Costituzione lo è a maggior ragione.
La Costituzione va solo applicata!
Qualcuno ricorda quanto è costata la nostra Costituzione?
Riascoltiamo Calamandrei:

« Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati.
Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero,
perché lì è nata la nostra Costituzione. »

(Piero Calamandrei, Discorso ai giovani tenuto alla Società Umanitaria, Milano,
26 gennaio 1955, Fonte Wikipedia)