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venerdì 5 agosto 2016

Personalizzare o spersonalizzare il REFERENDUM?

Si comincia col personalizzare, poi si continua con lo spersonalizzare poi magari ci si ripensa di nuovo o addirittura in certe situazioni si personalizza in certe altre si spersonalizza a seconda dei casi (e magari della convenienza mediatica del momento) e via discorrendo. Dov’è la regola? Non c’è evidentemente, si va a braccio, forse a intuito…chissà?
Ma il fatto è che una volta personalizzato poi purtroppo è difficile spersonalizzare. Come si dovrebbe fare? Era meglio non cominciare affatto! A cosa dovremmo credere quindi? Come reagiranno gli italiani? Saranno più numerosi quelli che considerano il REFERENDUM un plebiscito sul Primo Ministro o saranno più numerosi quelli che vogliono considerare esclusivamente gli aspetti specifici della Riforma?
E’ difficile rispondere, chi può saperlo?! Ma considerando che ci sono ancora molte persone che non sanno del REFERENDUM e considerando che ci sono ancora persone che pur sapendo del REFERENDUM non conoscono i contenuti dello stesso è logico sospettare che saranno potenzialmente molti quelli che si lasceranno sedurre dalla personalizzazione, sia in un senso che nell’altro.
Se si personalizza, cosa che costituisce sempre un errore dal nostro modestissimo punto di vista, particolarmente quando si tratta di una materia come la Costituzione, che è di tutti e non è certamente un fatto personale, si richiama tutto l’operato della propria persona sulla legislatura, che avrà accontentato qualcuno e scontentato altri. Saranno più quelli contenti o quelli scontenti? Difficile a dirsi…
Si capiscono così le operazioni di immagine e quelle populistiche dal sapore sempre più o meno vagamente elettorale e probabilmente pensate proprio in funzione del REFERENDUM.
E’ evidente che un tema come quello della Riforma Costituzionale dovrebbe essere trattato esclusivamente - e sottolineo esclusivamente - sul merito, sui contenuti. Questo consentirebbe una serie di confronti tra gli schieramenti che farebbero crescere il Paese comunque, indipendentemente dalla persuasione finale che in ciascuno di noi ne scaturirebbe. Se si personalizza si perde invece questa occasione; se si personalizza si manifesta invece di voler giocare una partita che prescinde dal merito e dai contenuti, e questo risulta essere un atteggiamento abbastanza strano e curioso da parte di chi dice di credere così tanto ai contenuti della Riforma!
Infatti se si credesse veramente così tanto a questi contenuti si cercherebbe esclusivamente il confronto su questi stessi contenuti e non altro e non si temerebbe il confronto con chi la pensa diversamente, timore che invece, gli ultimi eventi inerenti la RAI, sembrerebbero manifestare.
E’ giusto o non è giusto quindi chiedersi se l’atteggiamento della personalizzazione portato avanti dal Primo Ministro in persona (e non dai suoi avversari che, magari, avranno anche colto la palla al balzo, ma non ne sono stati certo gli iniziatori) sia il sintomo del fatto che chi propone la Riforma stessa non crede lui per primo alla bontà dei suoi contenuti?
A ciascuno la propria risposta!
Come ha detto un Presidente emerito della Corte costituzionale Annibale Marini: <<uno che dice, se non approvate queste leggi me ne vado a casa, dire che non è di parte…>>. Marini ha usato l’espressione “di parte”, ma è chiaro che in questo caso è perfettamente intercambiabile con: dire che non è una personalizzazione!
Quindi la responsabilità della personalizzazione è innanzitutto di chi usa queste espressioni e deve esserci una presa d'atto su questo, non si può tergiversare o rigirare la frittata con tanta disinvoltura perché i cittadini comprendono benissimo, se ne accorgono e ne traggono le conseguenze…
L’ultima tendenza registrata sarebbe comunque, almeno in teoria, a quanto si dice, quella verso la spersonalizzazione il che consentirebbe di concentrarsi sulle questioni di merito forse. Ma allora come si spiegano le ultime nomine alla RAI? Come si spiegano queste sostituzioni in corsa, immediatamente prima del REFERENDUM?
Questa RAI che si è trasformata con queste nomine in una RAI monocolore, è una RAI che è tornata indietro di 30 anni, quando appunto era monocolore. E come è possibile credere che chi è così propenso a tornare indietro, addirittura di 30 anni, voglia portare avanti il Paese, nel futuro? Non si rischia per caso di perdere credibilità? In effetti nella Riforma sono contenuti dei provvedimenti che riportano indietro il Paese ma non di 30 anni, bensì di 100 e non è uno scherzo. Si tratta per esempio dell’assenza di indennità per i senatori, che c’è già stata in un lontano passato, ma che fu tolta per consentire anche ai non agiati di poter fare i senatori. E adesso viene rimessa! Insomma ma in che Paese ci vogliono far vivere? Ma che concezione hanno del futuro, se per costoro il futuro somiglia così tanto al passato?!
Sembra quindi che non ci sia coerenza tra le enunciazioni di spersonalizzazione e gli atti immediatamente concomitanti che dovrebbero corroborarla; sembra che si dica una cosa e se ne faccia un’altra e questo, dispiace dirlo, ma non è un bel segnale. C’è da credere che a lungo andare di fronte a simili contraddizioni i cittadini si disorientino e si sdegnino.
Personalmente comunque, e nonostante l’asprezza di certi toni che talvolta trapela dai miei articoli, non sono tra quelli che pensano che in caso di vittoria del NO il Primo Ministro dovrebbe dimettersi, al contrario! Sono tra quelli che pensano invece che anche in caso di vittoria del NO, il Primo Ministro non dovrebbe dimettersi, ma dovrebbe rimanere a gestire l’ultima parte della legislatura e pensare alle cose realmente importanti per il Paese. Ma anche perché fare una Riforma dicendo peraltro che è per consentire la c.d. governabilità e poi andarsene a legislatura in corso sembrerebbe francamente una evidente e ulteriormente stridente contraddizione.
Non possiamo e non dobbiamo ignorare nessuna di queste contraddizioni, il momento storico non ce lo consente. E tuttavia merita tornare nel merito, scusate il gioco di parole, perché è lì che secondo noi si svolge la vera battaglia, è lì che secondo noi le ragioni del NO possono mettersi ben in luce.
Cerchiamo di fare dunque uno sforzo e di riportare il dibattito sul merito della Riforma, per quanto possibile, ma correggere certi errori non è per niente facile…