Secondo certe opinioni le norme comunitarie
sul salvataggio dall’interno delle
banche, sono una delle lezioni centrali tratte dalla crisi, regole che ci si
sarebbe dati in comune, ecc. ecc. Segue ovviamente tutta la prosopopea tipica
dei sedicenti euristo-europeisti… Adesso non vogliamo ribadire cosa pensiamo di
questo “darsi regole in comune”, là dove i cittadini a quanto pare non sono chiamati a parteciparvi e di fatto non
partecipano affatto alla creazione di queste regole ma le subiscono soltanto, in
assenza cioè di una rappresentatività effettiva, sarebbe un discorso troppo
lungo. Ma su tale questione delle nuove regole bancarie noi crediamo che fare pagare i cittadini comuni come privati
risparmiatori o farli pagare come pubblici contribuenti sia praticamente la
stessa cosa, si insiste sempre lì, sul cittadino comune appunto, visto oggi
come il piccolo e medio risparmiatore anziché come piccolo e medio
contribuente. E la differenza quale sarebbe? Mentre pare che da queste norme
(quelle sul salvataggio dall’interno)
che, lo ribadiamo, secondo qualcuno rappresenterebbero l’antidoto alla lezione
appresa dalla crisi, secondo noi invece no, sembra che non si sia tratta una
lezione estremamente più significativa e importante dal nostro punto di vista, quella
che ci dice che ci sono delle responsabilità anche individuali nelle crisi, che
si possono cercare e trovare (che si devono cercare e trovare), così come è
possibile cercare e trovare i responsabili delle pessime gestioni aziendali
bancarie. L’aspetto delle responsabilità personali nelle pessime gestioni dei risparmi
dei piccoli e medi risparmiatori (sempre inclini purtroppo a fidarsi eccessivamente
di qualsiasi rassicurazione interessata e di qualsiasi opinione “esperta” che
poi tanto esperta evidentemente non è, almeno in apparenza) è del tutto
trascurato, tralasciato, dimenticato, direi, freudianamente rimosso. E’ lì da
questi scarti, da questi lapsus che si dovrebbe ricominciare a ragionare
secondo noi. Si informano quindi gli eventuali gentili lettori che gli studi
che si stanno compiendo in Italia da parte di cittadini colti e motivati, con preparazioni
specifiche su tali argomenti, sulla base dei quali stiamo tentando una
emancipazione collettiva, sembra proprio che indichino nell’assenza
dell’aspetto della responsabilità (un
fenomeno sintomaticamente dilagante cui bisogna necessariamente porre un freno
per il benessere comune), il perno su cui si innestano le pessime gestioni
aziendali e bancarie. Certo è giusto che la responsabilità la comincino a
sentire anche i piccoli risparmiatori prima di lanciarsi in un investimento rischioso,
ma se lo stesso investimento viene definito sicuro, i cittadini che mediamente non
sono particolarmente preparati e tendono a fidarsi, ci credono appunto ed
agiscono di conseguenza; certo si potrebbe cominciare da una maggiore prudenza,
da un sapersi accontentare di rendite minori e più sicure, da una emancipazione
generale, da una maggiore salutare diffidenza precauzionale, dal mettersi a
studiare anche autonomamente le dinamiche degli investimenti ecc. ecc. (che è
sempre cosa benvenuta), ma la cronaca ha perfettamente stabilito che questi
cittadini non sono stati adeguatamente informati sui rischi legati ai propri
investimenti che anzi sono stati sintomaticamente taciuti. Ma una corretta ed
adeguata informazione è cosa che invece costituisce per loro un diritto
inalienabile ed un dovere dei bancari e dei banchieri fornire senza se e senza
ma. La legge è chiara al riguardo…
Così ci pare di capire alcune
cose a proposito di certe affermazioni eccessivamente generose nei confronti
delle nuove regole bancarie: 1) che le regole di cui si dice che sono state
cercate in comune, in realtà se le sono date le solite élite non
democraticamente elette (futuri pensionati d’oro al soldo del contribuente
europeo oltre ad essere presumibilmente futuri percepitori di una lauta pensione privata); 2) che queste
regole fanno sempre pagare i più deboli e mai i più forti, 3) che ci si è
completamente dimenticati (freudianamente rimosse) delle responsabilità
personali dei cosiddetti (e spesso sedicenti) responsabili, il che è abbastanza curioso, 4) che non esiste
soltanto la via del cedere sovranità o del salvataggio
dall’interno, ma anche la possibilità di nuove e più equilibrate regole, questa volta magari pensate veramente insieme ai cittadini comuni o a
rappresentanti effettivi degli stessi; e non esiste poi solo la politica della
moneta unica e comune cioè dell’euro, rispetto alla quale sta crescendo sempre più una obiettiva
informazione e insieme ad essa una consapevole diffidenza, e in ultima istanza,
extrema ratio, esiste anche quindi l’uscita
dall’euro, il recupero della sovranità monetaria e magari una nuova
contabilizzazione bancaria.