Per le tecniche miste su carta o altre tecniche che compaiono in questo Diario Elettronico firmate a nome Alessio, tutti i diritti sono riservati.







sabato 6 agosto 2016

La recente crisi ci ha insegnato anche altro, perché ignorarlo?

Secondo certe opinioni le norme comunitarie sul salvataggio dall’interno delle banche, sono una delle lezioni centrali tratte dalla crisi, regole che ci si sarebbe dati in comune, ecc. ecc. Segue ovviamente tutta la prosopopea tipica dei sedicenti euristo-europeisti… Adesso non vogliamo ribadire cosa pensiamo di questo “darsi regole in comune”, là dove i cittadini a quanto pare non sono chiamati a parteciparvi e di fatto non partecipano affatto alla creazione di queste regole ma le subiscono soltanto, in assenza cioè di una rappresentatività effettiva, sarebbe un discorso troppo lungo. Ma su tale questione delle nuove regole bancarie noi crediamo che fare pagare i cittadini comuni come privati risparmiatori o farli pagare come pubblici contribuenti sia praticamente la stessa cosa, si insiste sempre lì, sul cittadino comune appunto, visto oggi come il piccolo e medio risparmiatore anziché come piccolo e medio contribuente. E la differenza quale sarebbe? Mentre pare che da queste norme (quelle sul salvataggio dall’interno) che, lo ribadiamo, secondo qualcuno rappresenterebbero l’antidoto alla lezione appresa dalla crisi, secondo noi invece no, sembra che non si sia tratta una lezione estremamente più significativa e importante dal nostro punto di vista, quella che ci dice che ci sono delle responsabilità anche individuali nelle crisi, che si possono cercare e trovare (che si devono cercare e trovare), così come è possibile cercare e trovare i responsabili delle pessime gestioni aziendali bancarie. L’aspetto delle responsabilità personali nelle pessime gestioni dei risparmi dei piccoli e medi risparmiatori (sempre inclini purtroppo a fidarsi eccessivamente di qualsiasi rassicurazione interessata e di qualsiasi opinione “esperta” che poi tanto esperta evidentemente non è, almeno in apparenza) è del tutto trascurato, tralasciato, dimenticato, direi, freudianamente rimosso. E’ lì da questi scarti, da questi lapsus che si dovrebbe ricominciare a ragionare secondo noi. Si informano quindi gli eventuali gentili lettori che gli studi che si stanno compiendo in Italia da parte di cittadini colti e motivati, con preparazioni specifiche su tali argomenti, sulla base dei quali stiamo tentando una emancipazione collettiva, sembra proprio che indichino nell’assenza dell’aspetto della responsabilità (un fenomeno sintomaticamente dilagante cui bisogna necessariamente porre un freno per il benessere comune), il perno su cui si innestano le pessime gestioni aziendali e bancarie. Certo è giusto che la responsabilità la comincino a sentire anche i piccoli risparmiatori prima di lanciarsi in un investimento rischioso, ma se lo stesso investimento viene definito sicuro, i cittadini che mediamente non sono particolarmente preparati e tendono a fidarsi, ci credono appunto ed agiscono di conseguenza; certo si potrebbe cominciare da una maggiore prudenza, da un sapersi accontentare di rendite minori e più sicure, da una emancipazione generale, da una maggiore salutare diffidenza precauzionale, dal mettersi a studiare anche autonomamente le dinamiche degli investimenti ecc. ecc. (che è sempre cosa benvenuta), ma la cronaca ha perfettamente stabilito che questi cittadini non sono stati adeguatamente informati sui rischi legati ai propri investimenti che anzi sono stati sintomaticamente taciuti. Ma una corretta ed adeguata informazione è cosa che invece costituisce per loro un diritto inalienabile ed un dovere dei bancari e dei banchieri fornire senza se e senza ma. La legge è chiara al riguardo…
Così ci pare di capire alcune cose a proposito di certe affermazioni eccessivamente generose nei confronti delle nuove regole bancarie: 1) che le regole di cui si dice che sono state cercate in comune, in realtà se le sono date le solite élite non democraticamente elette (futuri pensionati d’oro al soldo del contribuente europeo oltre ad essere presumibilmente futuri percepitori di una lauta pensione privata); 2) che queste regole fanno sempre pagare i più deboli e mai i più forti, 3) che ci si è completamente dimenticati (freudianamente rimosse) delle responsabilità personali dei cosiddetti (e spesso sedicenti) responsabili, il che è abbastanza curioso, 4) che non esiste soltanto la via del cedere sovranità o del salvataggio dall’interno, ma anche la possibilità di nuove e più equilibrate regole, questa volta magari pensate veramente insieme ai cittadini comuni o a rappresentanti effettivi degli stessi; e non esiste poi solo la politica della moneta unica e comune cioè dell’euro, rispetto alla quale sta crescendo sempre più una obiettiva informazione e insieme ad essa una consapevole diffidenza, e in ultima istanza, extrema ratio, esiste anche quindi l’uscita dall’euro, il recupero della sovranità monetaria e magari una nuova contabilizzazione bancaria.