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sabato 17 gennaio 2015

LE REGOLE SONO PER TUTTI E VALGONO PER TUTTI!!!

Le regole esistono per essere rispettate.
Le regole, anche quelle europee, esistono per impedire lotte personalistiche anche e soprattutto all'interno delle istituzioni europee.
Le regole esistono per impedire l'arbitrio, e l'affermazione della volontà di potenza, i cui esiti ben conosciamo.
I personalismi quasi sempre amplificati a livello mediatico tendono chiaramente all'arbitrio.
Ma la Democrazia, che è fatta di regole, serve appunto ad impedie l'arbitrio: perché nell'esperienza umana uomini dotati di lumi, cioè della ragione, hanno capito che l'arbitrio è negativo e trascina con sé, come una sorta di peccato originale, una serie di cose negative.
A questo si può ovviare, hanno scoperto, con la Democrazia appunto, la quale non a caso vive di regole!
Alle regole siamo soggetti tutti e tutti le devono rispettare. Non c'è niente di che temere dal rispetto delle regole.
Quando esse sono messe in discussione, poiché può succedere, le si discutono appunto, non le si infrangono con tale sufficienza; le si discutono nei luoghi deputati a farlo, nelle stesse istituzioni europee, e in quelle nazionali, si cerca di capire quali sono le criticità e si coinvolge nell'informazione il popolo, cioè l'opinione pubblica, che ha il diritto di essere correttamente informata, e che troppe volte nella creazione di questa Ue è stata ignorata, altro peccato originale. L'anarchia non serve.
Dobbiamo nostro malgrado e con dispiacere registrare dei comportamenti che possiamo definire quantomeno sibillini da parte di certe istituzioni europee che da un lato mettono camicie di forza agli stati membri e dall'altro si sentono esenti dal metterle a se stesse in totale difformità ed incoerenza dal proposito rivolto agli altri, e si sentono libere di sconfinare oltre i confini del proprio mandato.
Siamo di fronte a due pesi e due misure e questo non và bene.
Non ci sarebbe bisogno di parlare di 'strumenti non convenzionali' ( che vanno fuori cioè dalle convenzioni stabilite, quelli che sconfinano oltre i limiti ) se non avesse regnato l'indifferenza, rispetto alle voci di autorevoli economisti che avevano intravisto l'esito ampiamente anticipabile della deflazione, visto che la si stava sostanzialmente creando!
Non ci sarebbe bisogno di parlare di 'strumenti non convenzionali' se le Banche a livello nazionale non facessero un gioco che purtroppo pare di sponda a quello della BCE, ed aprissero invece il credito alle aziende e gestissero bene il debito pubblico in prima persona, sotto la direzione della Banca d'Italia.
Sarebbe davvero così spiacevole dare prova di efficienza a carattere nazionale?!
Non sarebbe al contrario motivo di autostima? Non sarebbe un bel biglietto da visita in Europa?
Non sono forse queste cose che ci servirebbero per non fornire alibi a quanti ci trattano da ultima ruota del carro, anche a livello europeo?
Da una parte quindi si fa orecchie da mercante, si ignorano opinioni rispettabilissime ed autorevoli, contrariamente a quelle si mettono camicie di forza agli Stati, dall'altra si pretende di sconfinare oltre i limiti consentiti, per ovviare al danno prodotto dalla propria incapacità all'ascolto, sulla quale insisto da anni.
Spaccare il vetro per sostituirlo, rompersi una gamba per chiamare l'infermiera BCE, non è un metodo molto virtuoso!
L'Europa si può costruire in un modo diverso e virtuoso.
Non esiste solo il metodo del vetro rotto. L'Europa può essere una Unione di Stati forti.
Qui si sta cercando una Europa fatta di Stati deboli o indeboliti!
L'Europa può essere una unione di Stati forti e virtusi che conferiscano successivamente e in forza della propria virtù alle istituzioni europee, per un atto propriamente ed autenticamente politico, funzioni di un certo tipo.
Arrogarsele da soli, non è corretto, lede le intese, lede gli accordi, esorbita dal proprio mandato, dai trattati, sfocia nel personalismo ( ambasciatore della volontà di potenza ) e non dà un bell'esempio.
Tutto questo spinge naturalmente a porsi degli interrogativi molto seri e necessari; tutto questo rivela dei punti di criticità che devono essere prontamente affrontati e con grande urgenza.
Un dei punti di criticità è inerente al grado di democraticità presente nell'Ue.
Lo spiaggiamento del Parlamento europeo insieme al prevalere delle formazioni intergovernative, con le loro verticalizzazioni, la pretesa di indipendenza da parte della BCE, che non è mai stata messa in seria discussione, per essendo doveroso farlo ( perché si tratta di una semplice tesi e non della verità assoluta, e perché diviene la dipendenza della politica dalla BCE!), sono tutti fattori che dovrebbero innescare un serio dibattito sulla Democrazia. Perché questo serio dibattito non si sviluppa?
Io non sono pregiudizialmente ostile all'euro ma cavalco un tesi: l'euro non può costare la Democrazia; il prezzo dell'euro non può essere la Democrazia!!!
Per questo è importante rispettare le regole e rimanere all'interno del proprio mandato.
E' la cosa più saggia che si possa fare!
E' una cosa che risponde ad una etica e ad un senso democratico, oltreché ad accordi presi!
La crisi in atto non è una crsi dell'euro, almeno non solo, è una crisi soprattutto dei principii e della Democrazia, appunto.
Continuare ad ignorare tutto questo è irresponsabile.
E se i punti di criticità, una volta ben indagati, dovessero spingersi a considerare il fatto che nell'Ue c'è bisogno di una maggiore dose di Democrazia, si dovrà seguire questa linea. Perché temere la Democrazia?
E se per aggiungere una maggiore dose di Democrazia, si dovesse appurare che uno dei sistemi per ripristinarla dovesse consistere nel rendere la carica di Presidebte della BCE eleggibile da parte del Parlamento europeo, oggi estremamente marginalizzato, lo si dovrà fare!
E se dovessimo renderci conto che è necessario un controllo da parte del Parlamente sulla BCE, lo si dovrà fare.
Nessuna soluzione può essere esclusa. Prima di ogni Unione viene la Democrazia! Altrimenti che unione è?

ERA LA DEMOCRAZIA CHE SPINELLI VOLEVA IN EUROPA!!!