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lunedì 2 giugno 2014

L'Ue non tema la ricchezza di pensiero

E' ancora in auge l'abitudine secondo la quale non appena qualcuno mette in discussione qualcosa dell'attuale assetto e delle attuali politiche dell'Ue, viene immediatamente tacciato di anti-europeismo, di essere uno che vuole sfasciare.
Credo che si tratti semplicemente di un atteggiamento aggressivo, estremamente aggressivo, così aggressivo da configurarsi per certi versi come violento. E' un atteggiamento che è piuttosto in sintonia con certe politiche economiche dell'Ue dello stesso tenore, che mal sopportano e mal digeriscono le critiche.
Eppure se non si trova uno spazio per un pensiero critico dove andremo a finire?
L'accusa di anti-europeismo è per sua natura fortemente mediatica, nel senso che si presta molto bene ad essere veicolata dai tempi rapidi dei mass-media, ed ha un suo ritorno quasi scientificamente certo in termini di consenso, anche perché nella logica delle parti, colui che accusa qualcuno di essere 'anti' qualcosa, si presenta di contro come colui che è 'pro', che è favorevole a qualcosa, in questo caso all'Europa.
Ma cosa significa essere favorevoli o contrari all'Europa? E' chiaro che si tratta di un argomento talmente vasto che nella tempistica 'pubblicitaria' di certe trasmissioni, e con maggior forza in certi servizi tagliati su misura, l'argomento non può essere sviscerato in ogni sua sfumatura, e si rimane sovente sulla superficie. Rimangono gli 'anti', e per evocazione dialettica rimangono i 'pro'.
Questo 'anti' posto davanti ad 'eurpeista' è già di per sé quindi intriso di un suo alone talmente negativo che nalla mente dell'ascoltatore fa già da solo nascere una certa avversione nei confronti di colui al quale questa facile etichetta viene posta. Per via di questa consapevolezza immagino che la si usi così spesso e volentieri questa espressione che in realtà non dice nulla di concreto.
Infatti coloro che vengono tacciati con tanta superficialità di anti-europeismo, a ben guardare hanno il solo torto di avere idee diverse sull'Unione europea, ma questo non è certo un delitto.
Avere opinioni diverse è legittimo, anzi perfino doveroso.
Viene insegnato anche nella scuola. Offrire soluzioni diverse ad un medesimo problema è una capacità frutto della pedagogia del 'pensiero divergente'; l'Illuminismo propugnava l'uso della ragione come mezzo per sottrarsi all'ombra dell'ignoranza e anche all'omologazione del pensiero che ne rappresenta un aspetto, alla piattezza stereotipata, alla visione unica e imposta della realtà.
Immanuel Kant suggerisce di formarsi opinioni proprie in modo indipendente da influenze eccessivamente pervasive, ed è chiaro che la lista degli esempi sarebbe estremamente lunga.
E' mai possibile che nell'Ue si chieda di rinunciare a tutta questa ricchezza?
Ci siamo dimenticati che omologazione del pensiro fa spesso rima con dittatura?
L'accusa di anti-europeismo se vagliata con attenzione finisce così per apparire del tutto inconsistente e addirittura strumentale e potrebbe essere rivolta e riproposta tale e quale, del tutto legittimamente nei confronti di coloro stessi che ne fanno un uso così vasto. Questione di punti di vista!