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lunedì 9 luglio 2012

Le ragioni del lavoro

...Continua da abcd

Nel post precedente abbiamo visto come intorno ai monasteri si sviluppa tutta una serie di attività che in parte sono svolte dai monaci stessi ma in parte no. La vita del monastero non è completamente chiusa al mondo esterno, anzi, essa ha bisogno proprio del mondo esterno per il proprio approvvigionamento e per tutta una serie di altre cose. Vige un alto grado di autonomia ma non una vera e proprio autonomia totale, anche perchè questo, per certi versi, potrebbe addirittura contrastare con la stessa missione evangelica. Dunque intorno al monastero si sviluppano delle attività, si fa del commercio, vari mestieri trovano una possibilità di applicazione e tra questi abbiamo visto come anche gli artisti-artigiani trovino una loro appropriata collocazione.
Dal lavoro in generale, quindi, siamo passati a valutare il lavoro dell'artista artigiano in particolare.
Abbiamo per esempio visto come spesso, questi artisti dovessero spostarsi da un centro ad un altro e che, anche per questo, era decisamente pratico essere remunerati in moneta anzichè in natura.
Durante il medioevo ed il Rinascimento il sodalizio tra il clero e gli artisti è molto stretto e i rappoprti umani e gli scambi culturali, oltre che avvenire nelle celebrazioni ufficiali avvengono anche in altra sede, in modo ufficiso nei rapporti di lavoro, o di altro genere.
Di artisti religiosi e devoti ce ne sono stati molti nella storia dell'arte. Leonardo da Vinci per esempio credeva profondamente in Dio, ma anche Michelangelo, e come non citare Raffaello, il Botticelli e la lista sarebbe lunga. Certo spesso accade che qualcuno inciampi, sbagli, ecceda, ma sostanzialmente la fede rimane e quasi in tutti.
In effetti è difficile incontrare artisti medievali e rinascimentali, ma anche manieristi e barocchi che non avessero fede, anche in virtù dell'arte stessa che essi dipingevano o scolpivano che era prevalentemente sacra, così come furono molti gli artisti credenti anche dei periodi successivi.
Non solo ma alcuni artisti erano perfino degli ecclesiastici cito a titolo di esempio: Beato Angelico, Filippo Lippi, Padre Pozzo ecc...
E fino all'invenzione della stampa come dimenticare l'opera culturale, in certi casi altamente artistica, per non dire straordinariamente artistica degli amanuensi che erano prevalentemente monaci.
Non dobbiamo dimenticare poi che dall'anno mille in poi contemporaneamente ai monasteri si sviluppano i liberi comuni dai quali emergono a sua volta i più variegati mestieri artigiani e le botteghe annesse e connesse.
Ecco, in questo periodo possiamo, dunque, vedere come cominci ad emergere, ad essere capita e ad essere vissuta appieno quella che possiamo definire l'inclinazione del singolo individuo verso una attitudine o un mestiere.
Un bell'esempio di questo lo troviamo nell'opera letteraria di Giorgio Vasari ossia ne 'Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori da Cimabue insino a' tempi nostri'.
All' inizio di ogni vita infatti si narra dell'infanzia del singolo artista e di come manifesti una certa propensione artistica piuttosto che un altra e di come questa venga poi variamente assecondata da chi ne fa le veci.
E così in questa varietà di mestieri e attività e per sancire una volta di più il sodalizio tra arti in senso lato e mondo ecclesiastico, ma direi anche il mondo della fede in generale si è ben pansato di attribuire ad ogni mestiere un santo patrono.
Finisco questa pubblicazione proprio facendo notare come ogni mestiere abbia appunto un suo santo patrono. Per esempio per i pescatori i santi patroni sono San Pietro e Sant'Andrea, per i pellicciai San Giovanni Battista, per i traduttori San Gerolamo e così via...
Anche gli artisti naturalmente hanno il loro santo patrono e protettore: San Luca Evangelista.
Anche il Cennini lo cita definindolo: 'primo dipintore cristiano'.
Può darsi che il Cennini lo ritenesse davvero un pittore, come forse la maggior parte dei suoi contemporanei, non so esattamente.
In realtà però, San Luca Evangelista non era un pittore bensì un medico, ma per quel mirabile ritratto ancorchè letterario che fece nel suo Santo Vangelo, il ritratto della Vergine Maria, Dilettissima Avvocata di tutti i peccatori, venne raffigurato come pittore, proprio nell'atto di compiere questo ritratto. Attraverso, quindi, una traslazione di significato il ritratto letterario è divenuto ritratto pittorico. E così è stato raffigurato per esempio da Jean Van Eyck, e poi da Raffaello, Guercino ed altri, come pittore appunto.
In ogni caso, comunque la si pensi  egli è divenuto il santo patrono degli artisti in generale.
Dopotutto anche l'arte letteraria è, appunto, arte!