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lunedì 23 aprile 2012

La libertà della fatica e la fatica del rematore

...Continua da 22/04/2012

E' sempre con un senso di amaro in bocca che si rievocano certi eventi che hanno lasciato dei vuoti incolmabili nelle persone che, loro malgrado, li hanno vissuti, ed io, che li ho rievocati e che l'ho fatto scrivendo, e non, come talvolta è capitato, a parole, nello scrivere questi nomi ho sentito quasi di aver infranto una barriera e di essere entrato in un territorio molto particolare, nel quale si sente di doversi muovere piano e con rispetto per non turbare i sentimenti di queste stesse persone. Per questo non voglio rievocare questi eventi senza esprimere la mia solidarietà ai congiunti del Commissario Luigi Calabresi, alla moglie Gemma Capra, ai figli, tra cui Mario che tanto si è prodigato per la riabilitazione dell'immagine di suo padre, e alla Polizia di Stato che la figura del commissario Calabresi immediatamente richiama  alla mente ancora oggi e richiamerà in futuro, una forza di Polizia che è quotidianamente impegnata in prima linea, e rischia le vite dei propri uomini e donne, nella lotta alla criminalità per garantire ai cittadini italiani una vita nei più alti standard di sicurezza. Ma mi sento solidale anche con i congiunti di Giuseppe Pinelli, vittima innocente, dalla cui scomparsa tutto scaturì.

Si dice che le sentenze non dovrebbero essere commentate ma soltanto accettate. Io crede che sia un atteggiamento prudente quello di non commentare le sentenze, è vero. Ma dico anche che , se si dovesse stabilire una scala di importanza, prima ancora della questione del commento delle sentenze, deve essere posto il problema del rispetto delle sentenze. Cioè, prima di tutto rispettarle, quindi  non commentarle.
E di quella sentenza che ha rigurdato Sofri tutto si può dire tranne che non sia stata rispettata, e primariamante è stata rispettata proprio da lui.
Intendo dire che c'era un modo per non rispettarla ed era quello di fuggire. Cosa che non è mai passata per la mente di Sofri. Cosa dovrebbe, dunque, impedire a me, che ho osservato il tutto da lontano, di rispettarla. Ma Sofri ha mantenuto una sua opinione, cioè si è sempre dichiarato innocente, e per coerenza con questa posizione non ha mai chiesto la grazia, e si è fatto degli anni di carcere in più per questo. Anch'io ho espresso una opinione personale, senza commentare direttamente la sentenza, ma rievocandola indirettamente presumo.  Non intendo in alcun modo mancare di rispetto alla magistratura, ma credo che un conto sia rispettare una sentenza, che di fatto è stata rispettata, e rispettare quello che, per altro, è stato un travagliato lavoro da parte della magistratura, un'altro conto sia invence un autoconvincimento personale su una determinata vicenda che, per me, è maturato, anche questo non senza tribolazioni, nel corso degli anni, e che nessuna sentenza, ancorchè espiata, ancorchè scontata, potrà intaccare.
In generale, quanto al commento, penso che, quando questo avviene nell'immediato o poco dopo l'emissione di una sentenza, potrà sembrare imprudenta ma coraggioso, quando avviene a fine pena forse soltanto stupido o vigliacco, e probabilmente più stupido che vigliacco, perchè la vicenda appunto è conclusa, e tanto varrebbe sorvolare, qualcuno potrebbe dire. 
Quindi le prime critiche alle quali uno pensa di andare incontro sono: Perchè non l'hai dette prima queste cose? ed anche: Perchè dirle adesso?
In realtà alcune di queste cose, a essere sinceri, mi è capitato di averle dette in qualche discorso tra amici e conoscenti, in una platea ristretta di persone. Semmai non le ho scritte. Se le scrivo oggi è perchè ho un blog che mi consente di farlo, allora non l'avevo. Oltretutto avrei avuto l'impressione di voler comunicare qualcosa che, secondo l'opinione che me ne ero fatta, era già depositato nella mente di chi, con maggior prontezza di me pensavo avesse colto gli spunti necessari per giungere ad una  considerazione analoga a quella a cui ero giunto io.  Oppure pessimisticamente pensavo che fosse irrilevante, non pertinente o semplicemente superfluo. Il fatto è che veramente queste tribolazioni sono state vissute da me come un fatto essenzialmente personale, avevo un conto aperto con me stesso e dovevo chiuderlo, e l'ho chiuso positivamente per me, con una impressione personale, che non è cambiata nel corso del tempo.
Perchè farlo adesso? Non è che esiste una sola ragione per cui si prendono certe iniziative anzi, spesso e volentieri di ragioni    ne esistono più d'una. Eccone alcune:

Le lezioni di Sofri hanno costituito per me una fonte culturale ricca  di suggestioni e di stimoli importanti, sono parte della mia formazione ed io gli sono riconoscente. Certo non sono la sola fonte culturale che ho avuto nel corso della vita, ma insieme con le altre  ne rappresenta una molto importante, ed io non la rinnego questa fonte e non rinnego nè lui nè il fatto di averlo avuto come professore, per la sola ragione che è andato incontro ad anni di carcere.
E se qualcuno trovandosi a passare di qua, nel leggere queste righe, cogliesse qualche spunto di riflessione da aggiungere alle proprie idee o convinzioni personali sulla vicenda, allora queste righe non sono state scritte invano.

Un'altra ragione è che credo  non sia destituito di fondamento da parte di un operatore artistico fornire anche   elementi autobiografici, anche quando si legano ad elementi biografici. A tale proposito ricorderò che questo incontro avvenne all'Accademia di Belle Arti di Firenze e che queste lezioni erano parte integrante della proposta formativa della stessa Accademia.

E poi, perchè il provvedimento di fine pena è stato firmato di recente, ed è appunto adesso che uno può, se sente di volerlo fare, esprimere le proprie felicitazioni ed esprimere il proprio:
ben tornato tra i cittadini liberi prof!

Libertowngradurbeburg
Tecnica mista su carta
2011