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sabato 21 aprile 2012

La libertà della fatica e la fatica del rematore

...Riprende da 20/04/2012

E' così che misi piede nell'aula del 'cenacolo' per assistere alla prima lezione del corso speciale di Teoria e Metodo dei Mass-Media, senza pregiudizi! Ne fui ripagato!! Anche se non mi dilungherò sui contenuti delle lezioni, che ci porterebbero troppo lontano, devo almeno dire, però, che fu una sorprendente rivelazione. Non mi era mai capitato di assistere prima di allora a lezioni del genere, condotte con maestria da romanziere, dove era possibile rintracciare quasi una trama, un intreccio e tuttavia senza che questo intreccio trasformasse le lezioni nella mera esposizione di un romanzo, cioè di una finzione, anche perchè gli argomenti erano tratti, dalla realtà mediatica, sociale ma anche quotidiana e tendevano evidentemente a fornire strumenti concettuali utili alla decifrazione della realtà. Altre volte, gli argomenti trattati, erano vagliati da strumenti presi a prestito dal mondo della mitologia greca. Ricordo di aver espresso, allora il giudizio secondo il quale Sofri era capace di far assurgere una esperienza quotidiana, anche la più semplice, a dignità di paradigma, di esempio, di termine di paragone di altre realtà anche assai più ampie e complesse, stabilendo una relazione fortemente simbolica o addirituttura metaforica tra i due termini in questione. E siccome queste esperienze erano alla portata di tutti, tutti sentivamo che erano esperienze importanti e non banali, bisognava semplicemente imparare a vederle con un occhio critico diverso e più acuto. Queste lezioni costituirono per me uno dei principali fattori di stimolo all'osservazione della realtà. Non di una realtà grande o roboante che si impone da se, ma della realtà propriamente quotidiana così come essa si presenta  agli occhi dell'osservatore nella sua nuda semplicità.
Ed il mio quotidiano divenne così, anche per questo, più interessante. Difficile pensare di perdersi le lezioni successive. Oggi, che ho un vocabolario diverso, ripensando a quelle lezioni ed alle loro caratteristiche sarei tentato di dire che erano lezioni intrise di 'Empirismo' e del metodo 'sintetico-induttivo' tale che dall'esperienza particolare si giungeva all'universale.
Ma intanto la vicenda giudiziaria, al di fuori, andava avanti, con i suoi strascichi di polemiche, di attacchi, di difese; i giornali riportavano notizie e particolari di ogni genere, su ognuno di questi esistevano posizioni diverse: chi ne sosteneva la veridicità, chi, al contrario ne sosteneva la falsità, e in mezzo a tutto questo la posizione di Sofri, che pure si difendeva a spada tratta in prima linea e in prima persona si faceva incerta. Le trasmissioni televisive facevano la loro parte e, anche quando non si parlava esplicitamente dell'argomento era possibile (così mi parve allora) rintracciare dei messaggi vagamente subliminali che venivano lanciati in difesa o in accusa di Adriano Sofri. Alcune lezioni cominciarono a saltare ma il corso continuò fino alla fine. Anzi, alcune lezioni ebbero modo di espletarsi ancora due anni dopo, ma allora si sporadicamente, fino a finire del tutto. In ogni caso se potevo andare ad assistervi io lo facevo sempre volentieri, benchè avessi già concluso il mio corso! Dunque il corso finì per cause di forza maggiore. Non pensavo che avrei rivisto il professor Sofri e invence, una sera, inaspettatamente, ecco che lo riconobbi tra il pubblico di un concerto di Vim Mertens che si tenne al teatro Puccini di Firenze. Io entrai nella platea in piacevole compagnia e mentre cercavo i nostri posti, sollevai la testa e i nostri sguardi si incrociarono. Ci riconoscemmo e ci salutammo e la cosa a dire il vero finì li, ma fui molto contento di vedere che gli era possibile una vita ancora abbastanza normale, e pensai che forse altre lezioni sarebbero state possibili. Non gli chiesi niente, un po' per pudore, un po' per chissà che cosa, ma sentivo che non era necessario. Fui felice di constatare, invece, che avevamo comuni gusti estetici musicali. Ma a parte questo incontro, vedersi a lezione oramai non era possibile. La vicenda giudiziaria andava avanti. Io non ero nemmeno capace di seguire tutto quello che i giornali riportavano sulla vicenda, ci sarebbe voluta una energia pazzesca; ne sapevo districarmi bene tra le varie testimonianze, alcune delle quali potevano sembrare obiettivamente faziose. In generale, ero dispiaciuto, perchè sentivo che c'era un contrasto stridente tra quella che era l'immagine di Sofri così come la si poteva desumere  dalla realtà vissuta senza pregiudizi e l'immagine di Sofri così come la si poteva ricostruire dai giornali, diciamo così, 'colpevolisti'. La forza mediatica era grande, e col tempo tutto questo caos, volente o nolente, produsse l'effetto di incrinare piano piano quella immagine che, partendo da posizioni non pregiudiziali, ero andato autonomamente costruendomi di Sofri.
Desideravo che fosse innocente, è vero, ma cominciai a temere che non lo fosse!
Cercai di capire, come fare luce sulla questione, come arrivare ad una posizione definitiva e autonoma. Sentivo che desideravo la sua innocenza, si,  ma che, al contempo, non volevo lasciarmi influenzare da questo desiderio. Così come avevo costruito una immagine non pregiudiziale del professor Sofri, così, parimenti, volevo che questa immagine, a sua volta, non condizionasse la mia presa di coscienza sulla realtà che stava emergendo. In altri termini, cercavo l'obiettività, e nello stesso tempo cercavo di sfuggire dalle facili etichettature. E' normale sentirsi istintivamente portati a chiarire a se stessi l'immagine che si ha di una determinata persona, soprattutto quando questa persona la si incontra regolarmente, quando questa persona entra a fare parte, in qualche modo, della tua vita.
Purtroppo, però,  di risposte a queste tribolazioni non ne arrivarono nell'immediato, ne per molto tempo ancora; fino a che non accadde qualcosa, qualcosa che, anche se non ebbe un immediato effetto, depositò nella mia memoria un dato che sarebbe divenuto essenziale per la mia personale ricerca di una posizione autonoma e personale della vicenda.

Prosegue...