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mercoledì 11 ottobre 2017

Senza cambiamento non c'è cambiamento!

Cominciamo con un enunciato tautologico: il cambiamento è il cambiamento!
Questa ovvietà è quantomeno utile, si spera, a chiarire il fatto che senza cambiamento non c’è e non può esserci cambiamento alcuno. Se si vuole cambiare è necessario cambiare.
Tutto questo per dire che nessuna vecchia alleanza potrà mai portare il cambiamento che si poteva sperare avvenisse in Italia e in Europa, anche sull’ondata della vittoria del NO al referendum costituzionale.
Dopo quel voto infatti si poteva vedere e soppesare in Italia la presenza palpabile di un fronte molto solido in difesa delle conquiste storiche del nostro Paese e del valore sociale di quelle conquiste, un fronte comune per i diritti costituzionali, che oggi con questa legge elettorale palesemente incostituzionale si infrange, infrangendosi con essa il sogno di un fronte comune. Un fronte comune da opporre anche in Europa al cosiddetto pensiero unico sull’Ue, un fronte comune utile ad apportare cambiamenti sostanziali in Europa, per una Ue più rappresentativa, popolare, e democratica. Di questa nuova Ue si sentiva proprio il bisogno. Adesso sarà difficilissimo.
Non solo ma le alleanze di cui questa legge elettorale è in qualche modo figlia, sono alleanze che abbiamo già visto in opera negli anni passati e che hanno avuto vari difetti, uno dei quali proprio quello di aver partorito quel porcellum che ha costituito il principale elemento di discordanza e frattura tra il popolo elettore e gli eletti e inaugurato una stagione politica pessima. Su questo non si può scherzare: le leggi elettorali non sotto tutte uguali, una non vale l’altra e le loro differenze non sono marginali nel rappresentare il popolo italiano. Altrimenti non ci sarebbero leggi elettorali costituzionali e leggi elettorali incostituzionali. Dire che una legge elettorale è uguale ad una qualsiasi altra legge elettorale, in questo senso, è un po’ come dire che costituzionalità e incostituzionalità coincidono.
Se coincidessero sarebbe il ritorno alla barbarie. Anche qui la tautologia ci aiuta per fortuna: la costituzionalità è la costituzionalità; l'incostituzionalità è l'incostituzionalità. Non ci si può confondere. Per fortuna quindi costituzionalità e incostituzionalità non coincidono. E si dovrebbe stare attenti a non affermare che coincidono, anche quando questa affermazione avviene indirettamente e quasi non ci si accorge di averla indirettamente affermata.
Se poi ci soffermiamo proprio sulle alleanze, e guardiamo in particolare quella tra Lega e FI, viene proprio da chiedersi come sarebbe possibile per la Lega fare le sue battaglie per il cambiamento in Ue con una forza, FI, che ha sempre accettato tutto quello che dall’Europa veniva imposto e calato dall’alto. FI anche recentemente ha affermato di condividere e accettare l’idea del super ministro delle finanze. E’ questo che la lega vuole? Il super ministro delle finanze? Pensavamo che non lo volesse. Ci siamo sbagliati?
In questo, mi spiace, ma proprio non si vede coerenza, anzi, sembra di assistere ad una retromarcia piuttosto brusca, nonché vistosa e il rischio è precisamente quello di perdere di credibilità. Spero che la Lega pensi attentamente a questo rischio perché è un rischio più che concreto.
Inoltre abbiamo già visto all’opera questa alleanza, come dicevamo, e ciò che questa alleanza ha prodotto in passato sembra  proprio ciò contro cui la Lega dice adesso di voler combattere, almeno in Europa, sì da sembrarci, oggi, effettivamente redenta da quel passato: l’attuale struttura dell’Ue! L’accettazione acritica di ciò che l’Ue ha sempre imposto dall’alto con rarissime eccezioni.
L’ allontanamento da FI aveva fatto bene alla Lega che era pure cresciuta in termini percentuali e sembrava effettivamente maturata. Il suo riavvicinamento sembra un salto nel passato, un brusco ritorno ai vecchi schemi e ai vecchi lacci. C’è di cui riflettere.
Per cui vorrei ripetere l’enunciato con cui ho cominciato l'articolo: il cambiamento è cambiamento!
Senza il cambiamento non c’è cambiamento!
Con le vecchie alleanze più che un cambiamento sembra di assistere ad un ritorno al passato, ad una restaurazione dei vecchi schemi e al rischio del riproporsi dei vecchi errori. Il Congresso di Vienna è servito!
Penso che non si stia interpretando al meglio il momento storico, che era quello di estendere la vittoria referendaria costituzionale del NO in Europa, democraticamente, riformando i trattati, proponendo le grandi conquiste sociali italiane in una Ue che non sembra ancora capace di ascoltare le critiche costruttive, in una Ue che sembra ancora fare orecchie da mercante, forse perché i mercanti e i mercati, ma più precisamente le logiche finanziarie globaliste, la dominano e imperano su di lei.