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lunedì 27 luglio 2015

Ancora gli stessi dogmi e le stesse superstizioni di sempre!

Ancora dogmi e superstizioni, sempre gli stessi da anni e anni… Dogmi e superstizioni che se fossero innocui si potrebbero forse anche ben sopportare e tollerare. Purtroppo però non sembrano essere innocui, sono quelli che hanno infatti contribuito a smantellare il sistema industriale italiano nel silenzio assenso di una classe politica non troppo attenta, e sembra clamoroso non essersene accorti per tempo o stentare a rendersene conto ancora oggi. Non ci si smuove da lì, e sembra francamente incredibile!
Con le ultime politiche sembrava che un vento di rinnovamento fosse finalmente giunto a cambiare questa tendenza, la più disastrosa per il nostro Paese, invece i giochi di palazzo (da consumato gattopardo) hanno prodotto il cambiamento che lascia le cose immutate e che anzi le peggiora. La svendita di aziende nazionali importanti della sfera di Finmeccanica è lì a dimostrarlo in maniera inequivocabile, lapalissiana.
E come ci si pone al riguardo?
Si continua ancora col solito dogmatismo, col solito schematismo riduttivo, col solito parlare per enunciati pubblicitari, recentemente per esempio si  sono potute ascoltare opinoini secondo le quali Tsipras essendo un marxista, ha interrotto le privatizzazioni e rinunciato così a miliardi di euro di introiti. A queste dichiarazioni dogmatiche da anni Ottanta vorrei opporre l’opinione di Vladimiro Giacché a proposito di privatizzazioni, con particolare riferimento alla Grecia:
“Quando si deve vendere per forza il prezzo lo fa chi compra e oggi è difficile trovare compratori a prezzi non di saldo. Inoltre, quando lo stato vende aziende profittevoli, si priva per sempre dei relativi introiti.”
Vladimiro Giacché, Il Fatto Quotidiano, 2 agosto 2011 (notare il 2011)
Lo faccio notare (il 2011!) anche perché la data era tale da consentire per tempo una seria autocritica e una rivisitazione (o per meglio dire abbandono) delle politiche di deindustrializzazione che invece sono continuate a oltranza con il nuovo governo filotedesco, acquiescente e taciturno rispetto allo smantellamento del sistema Italia! Eravamo ancora a tempo a impedire l’accesso al potere del nuovo smantellatore e de-industrializzatore per altro non eletto dai cittadini.
Inoltre volevo fare notare che l’opinione di Giacché è un’opinione neutra, di buon senso e non marxista, come ogni pensatore intellettualmente onesto saprebbe facilmente riconoscere. Si potrebbe ancora aggiungere, sullo stesso tenore di quanto detto e riportato sopra, che quando vendi un’azienda, le politiche aziendali le fa colui al quale hai venduto, e quindi anche le politiche di occupazione, o di disoccupazione o magari l’eventuale delocalizzazione o smantellamento dell’azienda stessa se magari l’acquirente è un acquirente estero che ha nel proprio Paese una azienda analoga di cui quella recentemente acquistata è concorrente! Oltretutto se ti privi di una azienda rinunciando a tutto quanto espresso qui sopra ti rendi ricattabile quando si tratta di fare scelte politiche e quando si tratta di legiferare o di prendere altre decisioni, poiché se non piacciono all’acquirente, lo stesso può minacciare delocalizzazioni, licenziamenti o smantellamenti, arrivando di fatto ad esercitare il potere di ricatto se non addirittura di veto, e tutto questo in modo direttamente proporzionale all’importanza dell’acquisto fatto. Se sei quindi un politico che ci tiene alla carriera, come quasi tutti i politici, e se vuoi le tabelle in positivo, in questo clima da campagna elettorale permanente, sei costretto a dargli retta. I ricercatori di ricattabilità aspirano a questo e i dogmi e le superstizioni, sempre le solite, sempre le stesse, rafforzano i ricercatori di ricattabilità, che oggi purtroppo hanno gioco facile.
In televisione vanno di nuovo prepotentemente in scena tutti quei dogmi e quelle superstizioni di cui abbiamo un disperato, assoluto bisogno di liberarci!
Così al mantra “dobbiamo privatizzare per essere competitivi”; o a quello “dobbiamo privatizzare per ridurre il debito pubblico”, dovremmo oppore il mantra veramente virtuoso di Giacché quello che dice che quando ”si deve vendere per forza (o privatizzare per forza, parentesi mia), il prezzo lo fa chi compra e oggi è difficile trovare compratori a prezzi non di saldo."
Dovremmo saper opporre altri mantra virtuosi, se vogliamo veramente una rivoluzione culturale (che è possibile ma non scontata), e saper citare al momento opportuno, ricorrendo sempre a Giacché in questo caso che "quando lo stato vende aziende profittevoli, si priva per sempre dei relativi introiti.”  
Così alla Grecia vorrei dire di non cedere al ricatto delle privatizzazioni, per le ragioni qui sopra espresse, per non privarsi per sempre dei relativi introiti e della possibilità di dettare le politiche economiche e aziendali!
Per quanto riguarda l’Italia ciò che si può dire è che, fatta salva qualche eccezione, o cominciano a circolare opinioni di tenore diverso nel panorama mediatico oppure il popolo sarà condannato all’ignoranza, ad istupidirsi progressivamente sempre più e a ripetere come un mantra non virtuoso cioè un puro e semplice tormentone istupidente i soliti dogmi e le solite superstizioni, sempre le solite, sempre le stesse. E a chi cerca di togliere dal panorama mediatico quelle rare opinioni in controtendenza vorri dire: dietrofront!
Altrimenti dovremmo assistere ancora per altri venti anni all'andare in scena degli stessi dogmi e delle stesse superstizioni, quelle che labergano nel mondo finanziario o politico-finanziario (poiché fanno la fortuna dei pochi a danno dei molti), quelle che stanno creando problemi a non finire, danni incalcolabili a livello sociale, fratture, sucidi di imprenditori, disperazione diffusa, quelle che stanno impoverendo il Paese, quelle solite di sempre, trite e ritrite, sempre le solite, sempre le stesse...