Per le tecniche miste su carta o altre tecniche che compaiono in questo Diario Elettronico firmate a nome Alessio, tutti i diritti sono riservati.







giovedì 8 febbraio 2018

Da Ansaldo Breda a Italo: dov'è la visione industriale dell'Italia?

Paolo Maddalena, noto giurista e magistrato, già giudice costituzionale, commenta così la vicenda di Italo venduto agli americani di GIP: “Mentre l'Inghilterra rinazionalizza le linee ferroviarie Italo cede agli stranieri le linee ferroviarie italiane a lui svendute. Perdiamo così altre fonti di ricchezza nazionale. Il popolo, ignaro, resta indifferente.
È possibile un rinsavimento, o siamo rimbecilliti?”
Questo di Maddalena è uno sfogo comprensibile. Chi dobbiamo ringraziare? Verrebbe da rispondere intanto, che dobbiamo ringraziare chi ha venduto. Tuttavia è anche bene precisare che Italo NTV (Nuovo Trasporto Viaggiatori) è un'impresa ferroviaria privata che, se non erro, nasce come tale, cioè come privata fin dalle prime battute. Non si tratterebbe in questo caso di una privatizzazione di un comparto pubblico delle ferrovie che poi viene ceduto in mani straniere in vista di lauti guadagni. Quindi in realtà non si tratterebbe dell’ennesimo esempio di ciò che significa privatizzare in Italia. E' un caso un po' diverso. Certo è che in Italia i casi di privatizzazioni che gradualmente si trasformano in colonizzazioni ci sono, vedi TIM Telecom. In questi casi di chi è la responsabilità? Intanto possiamo dire che siamo stati cresciuti succubi di un mantra, quello che dice: “Stato cattivo, privato buono”. Ci hanno fatto il lavaggio del cervello. Niente di più lontano dal vero, naturalmente, ma il mantra ripetuto ossessivamente ha fatto proseliti e annebbiato la lucidità di pensiero di molti. Quindi, in questi casi la responsabilità è anche di chi diffonde simili teorie.  Per tornare alla vicenda Italo NTV, anche se si tratta di un caso diverso, rimane il rammarico per non aver trovato un compratore italiano che potesse far sì, acquisendolo, di redistribuire sul territorio italiano i proventi della società. Così invece i proventi prenderanno il largo e arriveranno dall’altra parte dell’oceano. E' una mancata fonte di ricchezza per il Paese. Italo nasceva all'insegna dell'italianità, già nel nome, ma a ben guardare gli AGV 575 e gli ETR 675 (i treni) sono della Alstom che è francese e quindi al di là del nome la de-italianizzazione in vero era già cominciata anni addietro.
Possiamo quindi dire che lo sfogo di Maddalena è comprensibile anche perché è un grido contro l'incapacità degli italiani di fare sistema e di organizzarsi in vista di un interesse collettivo, per il bene della società italiano in generale. L'unica consolazione dell'operazione dipende forse dal fatto che potrebbe innescarsi una concorrenza che potrebbe portare al ribasso il prezzo dei biglietti ferroviari. Speriamo, ma sarà così? Vedremo... Quindi non so neanche come prendere il commento del Presidente di Confindustria, secondo il quale questa operazione è il sintomo dell’interesse a investire nel nostro Paese.
Può darsi ma a volte verrebbe da pensare che se questi sono gli investimenti è molto meglio farne a meno. Infatti un investimento dovrebbe costituire un guadagno per il Paese in cui si investe (non un guadagno per pochi, ma per il Paese), per essere definito realmente tale. Quando un “investimento” determina una perdita di ricchezza reale e potenziale, non vedo che cosa possa definirlo tale. Purtroppo gli effetti negativi del mantra di cui sopra sono ancora diffusi nel nostro Paese e non sarà facile riuscire a mitigarne gli effetti negativi. Ma ci dobbiamo provare! E un dovere!
I privati pensano al proprio tornaconto personale, spesso non c’è visione sociale in loro, ma si da per scontato che la somma di più egoismi e di più interessi complementari o contrapposti determini poi il riequilibrarsi della situazione verso il bene collettivo, spontaneamente. Quindi vi sarebbe un automatico socializzarsi della situazione e non è richiesto agli stessi privati di farsi carico di una visione sociale. Ognuno deve fare il proprio mestiere, si dice, quello che si sa fare meglio. Ma anche qui sarebbe interessante verificare di continuo la veridicità di questa teoria perché talvolta (e particolarmente nelle famose privatizzazioni di comparti dello Stato) qualche dubbio al riguardo capita di farselo venire. In ogni caso, in generale (anche a livello globale) è difficile non rendersi conto che un ruolo importante nel determinare una pessima redistribuzione delle ricchezze, spetti all'avidità, di denaro e di potere (e spesso le due cose coincidono).Quando una società nasce come privata, come nel caso di Italo, è comprensibile che a un certo punto si sia tentati di trarre il massimo profitto anche vendendo. Può rimanere il rammarico per la perdita della redistribuzione dei profitti sul territorio, questo sì, ma in generale non possiamo stracciarci le vesti, perché è abbastanza naturale. Ma quando il profitto per pochi privati è determinato dalla vendita (spesso svendita) di interi comparti dello Stato ciò è meno tollerabile. Purtroppo è impossibile non pensare per associazione, all’altra vicenda ferroviaria del nostro Paese, cioè alla svendita di Ansaldo Breda, ceduta dal Governo Renzi ai giapponesi. Ma che tipo di visione industriale ha la nostra classe politica per il nostro Paese? Stando ai dati, la nostra classe politica non ha alcuna visione industriale per il nostro Paese, motivo in più per cambiarla, questa classe politica. Ma per non farsi cambiare questa classe politica fa di tutto. Per esempio forgia leggi elettorali che impediscono ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti come per esempio il Rosatellum che prende il nome da Rosato (PD), per questo eletto da Renzi (PD) “uomo dell’anno” sul treno (n.b.: treno!) destinazione Italia. Ma quale insegnamento viene impartito ai cittadini italiani se un politico che fa una legge elettorale che un costituzionalista come Ainis dichiare “immorale”(una legge che non permette agli stessi cittadini di scegliere i propri rappresentanti), viene eletto “uomo dell’anno” da un altro politico che è stato da poco Primo ministro? Quale insegnamente deve trarne il popolo? Qual è l'esempio che viene dato dal Primo ministro?
La politica purtroppo sembra dormire sonni profondi, anch’essa subissata da nozioni come quella di cui sopra, "Stato cattivo, privato buono!" o dal timore indotto da nozioni come quelle di "aiuto di Stato".  Ma senza Stato non c'è Stato e uno Stato ha il diritto di difendersi. Purtroppo non viene mai sottolineato abbastanza come uno dei fattori che più impediscono ad un Stato di avere un consolidamento industriale sia costituito dall'avidità di pochi. Sì, è l'avidità uno dei fattori più significativi nel determinare una pessima redistribuzione della ricchezza e uno dei fattori che giocano un ruolo da protagonisti a livello planetario nel determinare le disuguaglianze. Quando avremo combattuto a dovere l'avidità avremo vinto una battaglia importante e la vittoria di questa battaglia implicherà anche una migliore redistribuzione della ricchezza e una migliore gestione delle risorse di un Paese. Quando rivaluteremo il ruolo industriale dello Stato? Invece…pubblico cattivo, privato buono…e gli effetti non tardano a farsi sentire.
Invece in Inghilterra la musica è diversa e Maddalena fa bene a ricordarcelo poiché è bene vedere la distanza che intercorre tra un popolo, quello inglese, che sa sentirsi tale e un altro popolo quello italiano, che non sa comprendere ciò che gli sta accadendo intorno e che forse continua a ripetersi nella mente ciò che gli è stato artatamente inculcato: pubblico cattivo, privato buono…pubblico cattivo, privato buono…pubblico cattivo, privato buono… La realtà è che il privato talvolta può essere cattivo, talaltra buono e il pubblico, parimenti, talvolta può essere buono, talaltra cattivo.


Per riequilibrare gli effetti devastanti del mantra di cui sopra dobbiamo aiutarci diffondendone uno nuovo: privatizzazioni = avidità al potere, nazionalizzazione = utilità sociale al potere!!!