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mercoledì 2 dicembre 2015

Del Fondo unico europeo

Se ciò che è stato approvato con il Fondo unico europeo (Fondo unico europeo di risoluzione delle crisi bancarie), obbliga veramente tutti gli istituti bancari ad intervenire nel salvataggio delle banche in difficoltà, la domanda che  sorge spontanea è: che fine fa la concorrenza?
Anche il sistema bancario infatti ha un mercato e vive di concorrenza.
Scelte sbagliate da parte della dirigenza potrebbero costituire l'insuccesso di un istituto bancario, così che  un istituto concorrente potrebbe avvantaggiarsi rispetto al primo perché ha fatto magari delle scelte migliori e il mercato lo ha premiato. Questa è la logica del mercato. Chi crede nel mercato dovrebbe credere nella concorrenza, ma chi fa scelte in contrasto con la concorrenza, come in questo caso, non è credibile (o non dovrebbe esserlo) quando afferma di credere nel mercato. Ed in questo caso, cioè nel caso del Fondo unico europeo, non sembra proprio di assistere a scelte che premino le logiche di mercato.
Se tutti gli istituti bancari sono obbligati a salvare tutti gli istituti bancari, le scelte dei dirigenti dei vari istituti vengono in qualche modo deresponsabilizzate poiché qualsiasi sia la scelta e del tutto indipendentemente dal premio o dal castigo che il mercato stabilirà spontaneamente rispetto a questa scelta, l'istituto potrà godere della certezza del salvataggio. E' abbastanza logico presumere che le scelte sbagliate si moltiplicheranno.
Le banche credono o non credono nel mercato?
Per strano che possa sembrare questa è una domanda che possiamo porci tranquillamente.
Forse nella risoluzione delle crisi bancarie vi sarà per qualche istituto lo possibilità di trarre comunque vantaggi da questi salvataggi, così si può supporre che ciò che non viene concesso dal premio del mercato direttamente, venga poi preso attraverso le dinamiche interne della gestione delle crisi. Ma questo naturalmente potrebbe avere delle implicazioni non indifferenti da un punto di vista giuridico e politico. Dipenderà infatti dal "come" ciò verrà e, a tale riguardo, gli elementi di discussione pare che siano ampissimi. In ogni caso pare di assistere allo stesso errore che fu commesso in occasione della ratifica del MES, cioè si parla delle questioni soltanto a cose fatte, ad approvazione avvenuta.
Ora, comunque la si voglia pensare circa la questione dell'unificazione del sistema bancario e del Fondo unico europeo, quello che emerge con chiara evidenza è che i meccanismi di trasformazione dell'Ue stessa, passano assolutamente in sordina, sono sconosciuti ai più, e il cittadino comune non solo non ha voce in capitolo, ma non ci si sforza nemmeno di informarlo. Un grave errore che viene ripetuto anche in questa occasione da parte dell'Ue.
Come si può affermare che, secondo l'art. A del trattato di Maastricht, le decisioni nell'Ue, verrano prese il più vicino possibile ai cittadini? Come si può dichiararsi affini a questo principio se, come in questo caso, decisioni di tale spessore avvengono nel totale silenzio, e sono ignorate dalla stragrande maggioranza dei cittadini europei? Si è ancora tenuti a rispettare l'art. A del trattato di Maastricht?
Spiace dirlo ma purtroppo queste questioni, così importanti, non vengono esposte quanto si dovrebbe dai mezzi di informazione di massa. Occorrerrebbe avere una maggiore fiducia nel fatto che informare significhi fare un servizio alla Democrazia, e che fare un servizio alla Democrazia significhi fare un servizio a se stessi.
Speriamo che ci si faccia carico di queste informazioni nel prossimo futuro.
Purtroppo oggi la Democrazia sta vivendo un periodo di crisi e non pare proprio che l'attuale Governo se ne preoccupi molto, dal momento che approva in tutta fretta provvedimenti, come questo del Fondo unico europeo, che incidono così consistentemente sul futuro dell'Ue e dei suoi cittadini, senza sentire il bisogno di informare adeguatamente la popolazione.
Appare del tutto evidente che questo governo continua, come i precedenti, ad essere espressamente sintonizzato con il "governo delle banche" e col pensiero unico sull'Ue. Del resto, fondo unico = pensiero unico.
Un errore che insieme a tanti altri che sono in corso attualmente (vedi il tentativo di scardinare il contratto collettivo nazionale di lavoro, riforma del senato, delle provincie, ed altri ancora) sembra andare nella direzione dell'instaurazione di un regime trans-nazionale non democratico, e non rappresentativo, anche passando attraverso il consapevole indebolimento politico ed economico del Paese.
Meno un Paese è forte, e più saranno forti le istituzioni transnazionali che lo vorrebbero dominare.