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lunedì 28 dicembre 2015

Crisi bancarie, pseudo cultura di classe, direttive eurpee e parlamenti fantasma! E l'Illuminismo?

Il 2015 si conclude con uno smacco perpetrato a migliaia di cittadini, quelli che erano stati sospinti a sottoscrivere investimenti attraverso le obbligazioni subordinate. E' da tempo che, sotto vari sforzi, si sta cercando di far comprendere che l'importanza di una banca risiede nella possibilità di redistribuire la ricchezza che in essa viene depositata per essere destinata a promuovere iniziative, imprese, realtà che possano costituire una possibilità di sviluppo per il territorio. La forza delle banche consiste nel sostenere l'economia reale. Invece purtroppo molte banche hanno ceduto alla tentazione di fare finanza, ed hanno finito per incentivare l'acquisto di titoli tossici, subordinati, ad alto rischio, senza per altro informare adeguatamente il cittadino correntista, in procinto di fare investimenti, sui rischi reali.
Questo è avvenuto presumibilmente illustrando essenzialmente il rendimento (in termini percentuali) del titolo acquistato ma omettendo di inserire il denominatore di questa cifra, quello che si riferiva alla pecentuale di rischio.
In altri termini il rendimento di un titolo non è mai soltanto un numero intero razionale, ma una frazione, fatta cioè da un numeratore e da un denominatore. E' da questa divisione che si ottiene il reale rendimento, ma esiste anche il rischio di perdere il denaro investito. Tutte queste cose nella maggior parte dei casi non vengono adeguatamente espresse all'ignaro acquirente. Ed ecco che così si creano di queste situazioni.
Il fatto è che sussiste una cultura (in senso antropologico) della divisione, una cultura che sospingere a dividere le persone le une dalle altre anche attraverso la divisione tradizionale in classi sociali ma anche attraverso un supplemento di argomentazioni e disposizioni d'animo tendenzialmente razziste, che spingono a vedere il cliente non come una persona da rispettare, come un essere umano dotato di una propria dignità ontologica, bensì come il "pescie piccolo" o, peggio ancora, come il "tacchino da spennare".
Si inculca il concetto naturalistico secondo il quale il pesce grande mangia il pesce piccolo, e che sarebbe un guaio se succedesse il contrario, per cui nessun tentennamento, quando c'è da miangiare si deve mangiare, per evitare il fatidico ed imbarazzante rischio che succeda il contrario o che un pesce della tua stessa taglia si mangi il pesce piccolo al tuo posto, beffandoti e, magari sbeffeggiandoti.
E' un po' questa la scala culturale e la scala dei valori sulla quale taluni (forse molti) si dispongono a giocare con la vita di altri esseri umani, regredendoli (del tutto innaturalisticamente per altro)  innanzitutto a pesci o a tacchini.
La cosa è probabilmente molto più diffusa di quanto si possa immaginare e vi è chi diffonde queste idee ad arte. Se esitesse ancora un senso di appartenenza ad una nazione, ad una cultura, si potrebbe cercare di fare leva sui concetti di cittadinanza, di destino comune, di legalità, di principii costituzionali, di leggi, di giustizia, per arginare il fenomeno.
Purtroppo però anche questi concetti subiscono una graduale erosione sospinta, volenti o nolenti, consapevoli o no, dalla retorica dell'internazionalismo, sulla scorta della quale si perdono di vista fattori essenziali per l'identità culturale, compresa la lingua.
Così non c'è da stupirsi se migliaia di cittadini vengono letteralmente fregati. Quello che invece riesce ancora a stupire è che di fronte alle responsabilità di salvataggi dalle opinabilissime modalità, chi le mette in campo invece di assumersi le responsabilità, si fa schermo nientemeno che con l'Unione europea additandola come la cattiva di turno che ha imposto le pessime direttive:
"abbiamo semplicemente adottato le direttive europee" si va dicendo.
Ora, posto che ciò è stato addirittura smentito, cioè che le direttive eurpee non impedivano di fare ricorso (non sto a dilungarmi) se anche le direttive eurpee avessero imposto dei salvataggi di tale genere ci sono almeno due immediate obiezioni che si sarebbero potute fare:
a) le direttive europee si fanno forse da sole? L'Italia ha dei rappresentanti all'interno degli organi europei che promuovono e formulano le direttive? E se l'Italia ha dei rappresentanti perché tali rappresententi non hanno fatto delle obiezioni a tali direttive? perché non sono stati proposti dei miglioramenti?
b) le direttive europee possono anche essere non votate dal Parlamento, possono essere bocciate.
Se l'Ue, si è resa rea di una direttiva che non va bene (alibi dietro al quale si trincerano i politici governativi)perché gli stessi politici non hanno invitato i propri parlamentari a non votare simili direttive, a non approvarle, a non recepirle?
Quello che emerge in sostanza è una responsabilità politica grandissima, di cui però non ci si fa carico minimamente ed in alcun modo preferendo poco dignitosamente scaricare il barile sull'Ue.
Da qui emergono tante altre possibili riflessioni; una tra le altre è quella secondo la quale si evince che dalle interviste televisive nelle quali si accusa l'Ue invece di assumersi le responsabilità, l'intervistato aspira ad essere ascoltato da un telespettatore modello (secondo il modello sperato) che recepisca il messaggio che in Europa le direttive si fanno da sole, e che il Parlamento Italiano non può che approvarle, così lo stesso non ha la benché minima responsabilità quando le recepisce senza battere ciglio.
Invece esiste anche il NO, i famosi No che fanno crescere, ma che questo Governo non è assolutamente in grado di pronunciare, rinunciando così di fatto (purtroppo) a occasioni d'oro per far progredire in un senso democratico l'Ue stessa.
Ne deriva anche che certi politici governativi, gli stessi che avrebbero la responsabilità di formare le coscienze dei giovani, dei cittadini del futuro, anche attraverso la scuola, gli stessi che dovrebbero istruirli ad uno spirito critico e indipendente (secondo ogni buona didattica), sono esattamente gli stessi evidentemente che sperano invece che essi non comprendano che in Europa le direttive non si fanno da sole, sono gli stessi che sperano che i cittadini, giovani e meno giovani, non comprendano che il Parlamento non è svanito nel nulla come un fantasma, sono gli stessi che sperano che i cittadini non comprendano che il Parlamento ha approvato le direttive, mentre avrebbe potuto anche non farlo.
L'alibi dell'Ue per questa vicenda è obiettivamente molto poco dignitoso, parla da solo. E questo sospinge ad una ulteriore ultima riflessione effettivamente poco rassicurante: chi spera che i cittadini (anche quelli del futuro, quelli in fase di formazione all'interno delle scuole) non capiscano, non comprendano, come può desiderare di istruirli? Anche questo è un conflitto di interressi! Chi spera che i cittadini pensino che le direttive europee si fanno da sole, come per magia, spera evidentemente di offuscare un dato reale, un dato di fatto, o di avere spettatori dalla mente annebbiata, ottenebrata, e in questa speranza non c'è nulla ma proprio nulla chiaramente di illuministico poiché l'illuminismo non ottenebra ma, al contrario, illumina, come dice esplicitamente la parola stessa.
Giova talvolta, come in un giubileo, tornare alla radice dei significati, alla fonte, all'origine del senso delle cose per collocarle al proprio posto e metterle in una giusta prospettiva.