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venerdì 7 agosto 2015

Se questo è il nuovo che avanza 2

Vorrei intanto premettere che ho una concezione troppo alta del diritto in generale e dei miei diritti in particolare per regredirli a ruolo di merce di scambio contrattuale.
Chiunque cerchi di arrivare a fare di un diritto, qualunque esso sia (e a chiunque esso appartenga) una merce di scambio, deprime la nozione stessa di diritto nella sua più alta accezione e di fatto mette in pericolo lo Stato di diritto stesso, ed estensivamente tutti i diritti di tutti i cittadini della Nazione in cui lo Stato di diritto in questione trova la sua attuazione, ovvero commette un illecito, un vero e proprio abuso.
E se a commettere un tale abuso è un funzionario dello Stato siamo di fronte ad un abuso di potere.
La colpa di questo abuso è tanto più grave quanto più alto è il grado che riveste il funzionario all'interno dello Stato cui appartiene.
Ciò premesso, completerò il discorso semplicemente dicendo che non rinuncerò alle mie opinioni, neanche quando le si vorrebbe barattare con la non soppressione dei miei diritti.
Sarò piuttosto vero che chi cerca di regredire i miei diritti a merce di scambio, minacciandoli, chi cerca di togliermeli, ne renderà conto, come è normale, scontato e ovvio che sia, a Dio! 

Chiunque proponga uno scambio del genere dovrebbe innanzitutto vergognarsi e poi farsi un esame di coscienza e chiedersi magari che cosa pensa delle proprie opinioni dal momento che ha paura di confrontarsi con opinioni di tenore diverso.
Chi non crede che le proprie opinioni possano resistere ad opinioni di tenore diverso (e magari di tenore opposto) è tentato dall'esercitare qualche abuso affinché queste non vengano espresse e questo intento è già colpevole di per sé e la sua applicazione è un espresso reato.
E poi come potremmo fidarci di qualcuno che teme così tanto opinioni contrarie alle proprie?
Come potremmo essere persuasi dalle idee di qualcuno che è il primo a non credere alle proprie opinioni, tant'è vero che teme di non essere in grado di controbattere alle opinioni critiche contrarie e per questo le ostacola? Chi non ha questo timore le cerca le opinioni contrari per instaurare una dialettica costruttiva.
Ma chi non vuole costruire le ostacola anche minacciando i diritti altrui.

E adesso vorrei proseguire in continuità con l'articolo precedente.
Oggi va in scena il teatrino intitolato "La questione del mezzogiorno" o "la questione meridionale". Ciò di cui il governo non si è occupato dall'inizio del proprio insediamento, si vorrebbe far credere che diverrà oggetto di particolare attenzione nel prossimo futuro e cos' il governo rimanda. Innanzitutto le risposte servono già oggi ed è offensivo per il sud rimandare, un governo efficace, un governo capace le deve trovare subito!
Questo rimandare significa soltanto non sapere da dove cominciare e questo la dice lunga.
Non vogliamo ritocchi concettuali sui sistemi di rilevamento dati, poiché sarebbero probabilmente ritocchi interessati che favorirebbero interpretazioni filo-gvernative.
Ma il ritardo con cui viene trattato questo argomento ha dell'incredibile. Una simile distrazione è inammissibile. I dati sul mezzogiorno sono allarmanti!
Parla li Primo ministro.
Gli sentiamo fare un elenco di cose che c'erano già nel mezzogiorno prima di lui, come potrebbe tutto questo giustificarlo? Non si capisce poi se stia indicando se stesso come responsabile oppure no, dovrebbe sforzarsi di essere più chiaro!
Se è il responsabile ne tragga le conseguenze! Se non è il responsabile ci illumini su chi lo è!
Il discorso è troppo sibillino per capire che cosa intenda esattamente, in certi punti sambra annaspare, sembra incepparsi, sembra fare un passo in una direzione di affermazione di responsabilità, poi ci ripensa e fa due passi indietro, non si capisce francamente! Ma di sicuro non ci sembra un intervento da Primo ministro, di certo non ci sembra un intervento responsabile, di alto profilo politico istituzionale.
Cosa fare per il mezzogiorno? Ma soprattutto siamo certi che questo Governo possa fare qualcosa per il mezzogiorno! Intanto se avesse potuto fare qualcosa per il mezzogiorno lo avrebbe già fatto forse. Inoltre io credo francamente di no, che non possa fare niente e in parte l'ho già spiegato il perché, nell'articolo precedente.
In ogni caso il governo è già schierato e non ci pare che sia schierato col sud Italia, col Mezzogiorno.
Il governo è schierato con l'installando governo delle banche, che ha origine altrove, e forse in quell'Ue del pensiero unico, in quell'Ue della troika che tutti abbiamo imparato a conoscere. Queste politiche sedicenti comunitarie, tutte più o meno filo tedesche (lo abbiamo visto benissimo con la Grecia e solo chi non vuol guardare può non accorgersene), tendono a deprimere tutto il sud Europa, Italia compresa, figuriamoci se non finirebbero per deprimere il mezzogiorno, che è parte dell'Italia, che è il sud del sud Europa.
Se il governo è sintonizzato con queste politiche (e lo è) potrà fare tutte le affermazioni che vuole, sarà sempre incapace di riportare in auge il nostro mezzogiorno, poiché le sue stesse politiche sono rivolte altrove, ad appoggiare questo progetto autolesionistico di desertificazione del Sud Europa!
Del resto lo abbiamo visto proprio in questi giorni che il Governo è sintonizzato con il governo delle banche, con quel governo cioè che questa Ue ci sta preparando e che anzi, ci ha già preparato!
Infatti, mentre gli italiani sono in vacanza, cioè mentre sono più distratti (e questo la dice lunga su quanto ci tengano ad informare i propri cittadini su tali questioni, tanto che si preferisce farle passare in sordina a mo' di controindicazioni o clausole da nascondere con piccolissima grafia e incomprensibile lessico) ecco spuntare il comma che depenalizza il falso in bilancio per le banche e quindi per i banchieri. Anche questo è un déjà-vu che naturalmente parla in modo chiaro: questa è tutta vecchia politica, non ci si può sbagliare.
E il nuovo che avanza? Semplicemente non c'è, almeno per il popolo! Il nuovo che avanza se c'è, c'è solo ed esclusivamente per la classe la politica, per la casta che cerca maggiori privilegi di prima. Nessuna autocriticha quindi, nessuna iniziativa che ne tolga i privilegi, anzi fare politica sarà sempre più elitario.
Ma non erano i privilegi di casta che aggravavano i problemi del Paese?
E il nuovo che avanza non avrebbe dovuto nello splendore del suo percorso illuminato eliminarli questi privilegi?!?
E invece li riafferma e con più forza di prima! Sembra sintonizzato con il peggio di questa Ue, quella che vede la comunità come una specie di medievale monarchia che necessita della sua aristocrazia elitaria e finanziario-centrica.
Anche il ministro Padoan dice che avremo un Italia molto diversa. Probabilmente è vero poiché avremo una Italia molto peggiore, non c'è alcun dubbio, avremo un Italia più debole, più permeabile dalle forze antagoniste esterne, più insignificante, più piccola, maggiormente de-industrializzata (Ansaldo-Breda parla chiaro), un'Italia in cui la lingua italiana sta scomparendo con la complicità del Governo stesso (forse ne saranno lieti, ma ne dubito sinceramentre, gli studenti universitare statunitensi che il Primo ministro dice di non voler deludere), maggiormente succube delle banche, e quant'altro ancora.
Non ricordo obiettivamente in quale collegio elettorale sia stato eletto il ministro Padoan, e non abbiamo avuto neanche il piacere di vederlo giurare sulla Costituzione, un particolare che nessuno ha notato e/o fatto notare, ma quando dice che l'Italia sarà diversa probabilmente non sbaglia, con la precisazione però e con la specificazione che diversa non significa migliore, appunto.
Che il Governo sia sintonizzato col governo delle banche (tanto più forte quanto maggiore è la desertificazione e la de-industrializzazione di un Paese cui vuole estendere il suo braccio) lo si capisce dalla svendita di aziende che fanno profitto, svendita che il Governo appoggia e cha ha operato, svendita che il Primo ministro nel suo discorso odierno ha cercato perfino, ridicolizzandosi, di far passare per una operazione eccellente (???) che avvantaggia il nostro Paese (cosa del tutto assurda per quanto egli speri che gli italiani non se ne rendano conto, tant'è che ha progettato una scuola che forgi cittadini che non siano in grado di rendersene conto!), svendita che è lì a dimostrare in modo assolutamente inequivocabile questa sintonizzazione.
Un governo che con la scusa di riempire i buchi del debito pubblico che lui stesso crea (o artificialmente o per incompetenza di chi lo gestisce, ed è qui che dovrebbero esserci i licenziamenti!), svende aziende profittevoli rinunciando per sempre alla ricchezza che ne deriva, rinunciando per sempre ai relativi introiti e al reinvestimento degli stessi introiti nel territorio, è un governo che è chiaramente schierato a favore della de-industrializzazione del nostro Paese. Come è possibile credere che un governo che de-industrializza il nostro Paese tutto, possa decidersi a risollevare la sua parte tradizionalmente più critica, il mezzogiorno? E semplicemtene impossibile! E' una scelta già compiuta, spiace dirlo ma è così!
Ma secondo questa ipotesi ci potrebbe essere quindi addirittura del dolo. Nella migliore delle ipotesi c'è incapacità, singola e del gruppo! In ogni caso la responsabilità politica è di chi guida! A quale delle due dare credito?
Consideriamo quest'ultima, l'incapacità. Dalle note intercettazioni recentemente comparse sui giornali e in televisione abbiamo sentito bene come l'attuale Primo ministro, prima di diventarlo, abbia tacciato di incapacità il Primo ministro precedente, Enrico Letta. Ci abbiamo messo poco a ricucire il tutto con la storia già nota e a capire che proprio per questa ragione egli abbia insistito molto per farlo cadere e sostituirlo di persona (sostituirlo col nuovo che avanza! Per la serie se il buongiorno del nuovo che avanza si vede dal mattino!). L'attuale Primo ministro con questa azione ha creato un precedente, ha stabilito un criterio, ha gettato la base del criterio di valutazione che, a questo punto deve valere anche per lui!
Il criterio di valutazione è l'incapacità. Ed ecco che i dati dimostrano da molto, molto tempo la sua icapacità.
Adesso il Primo ministro deve avere la coerenza di  applicare a se stesso lo stesso criterio di valutazione che ha applicato per Letta e trarne le debite conseguenze.
Incapacità dopo tutto non vuol dire che un giorno uno non possa essere in grado di divenire capace, e quindi potrebbero esserci nuove occasioni. Nel caso del dolo invece non è assolutamente opportuno che ci siano delle altre occasioni, se l'esistenza del dolo emergesse in tutta la sua evidenza.
Cosa scegliere dunque?
I dati lo giudicano, è un incapace! I dati parlano chiaramente e lui con le sue stesse parole si è giudicato.
Non tergiversi quindi, applichi a se stesso ciò che ha applicato a Letta, ne tragga le debite conseguenze e rassegni le dimissioni!
Ce lo chiede disperatamente il Paese!!!