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mercoledì 4 agosto 2021

Insegnare nella Scuola che non è mai stata luogo di contagio da nuovo coronavirus è possibile

Premetto che sono contrario all’obbligo vaccinale per gli esercenti le professioni sanitarie, che tante sofferenze sta causando agli stessi, nell’indifferenza di chi queste sofferenze ha provocato e sono solidale con quanti stanno soffrendo per questa ragione.
Avrei voluto anche evitare di dare l'impressione di cadere ingenuamente in quella che potremmo definire la trappola della guerra tra poveri, per cui invece di dare l'idea di combattere una battaglia comune sembra che ci si metta gli uni contro gli altri a elencare le differenze che ci distinguono piuttosto che le cose che ci accomunano. Del resto queste situazioni, legate a questioni di salute pubblica e a processi decisionali che dai vertici si riverberano sulla popolazione, sono intrinsecamente molto difficili e tali per cui a chi le suscita, consapevolmente o no, sembra anche non sfuggire poi il fatto che esse possano sfociare in dinamiche di questo tipo, tali per cui, chi va ad operare dei distinguo sulla base di legittime osservazioni, rischia di essere frainteso innescando processi di erosione delle potenziali sinergie. Sono scenari che sembrano quasi previsti a tavolino. Per questo mi scuso con il personale sanitario se nel cercare di difendere la posizione degli insegnanti, la circostanza mi sospinge quasi inevitabilmente a fare dei paragoni che potrebbero dare la sensazione di prendere le distanze dai sanitari stessi. Non è così. Ben lungi dal ritenere che le argomentazioni addotte per suffragare l'idea dell'obbligo "vaccinale" per il personale delle professioni sanitarie siano sufficienti per imporlo e trovando anzi che siano lacunose nonché che sussistano tesi numerose e autorevoli per le quali appare maggiormente opportuno e ragionevole che obbligo non vi sia, nondimeno venendo impugnate quelle stesse tesi per ventilare un eventuale obbligo anche per il personale scolastico mi trovo costretto a commentarle per sottolinearne l'inconsistenza. Questi raffronti infatti hanno semplicemente lo scopo di dimostrare che quelle argomentazioni che sono state usate per sostenere l’idea dell’obbligo "vaccinale" per il personale sanitario, penso soprattutto al contatto coi pazienti, per gli insegnanti non sono minimamente applicabili e i luoghi dove si svolge il lavoro dei primi, come studi medici, pronto soccorso, ospedali, cliniche, non sono paragonabili in nessun caso alla Scuola. Queste argomentazioni non hanno proprio senso per quanto riguarda il contesto del personale scolastico.
Come dicevo nell'articolo precedente, per fortuna ho fatto l'ultimo anno scolastico quasi integralmente in presenza, e per le classi prime totalmente in presenza. Giova ricordare innanzitutto che insegnare in presenza non significa e non ha mai significato, neanche in periodi ordinari, avere contatti stretti.
Quando sento dire che i "vaccini" avrebbero lo scopo di evitare la didattica a distanza e di favorire la didattica in presenza la prima cosa a cui penso immediatamente è che io ho già insegnato in presenza in assenza di vaccini, in una situazione giudicata complessa a causa dell'epidemia e delle misure emergenziali, ed è andata benone, direi. A quanto pare sono sopravvissuto io e gli alunni.
Ho insegnato in presenza, esattamente senza "vaccini" e posso quindi affermare dalla mia esperienza che evidentemente è già stato possibile insegnare, durante una epidemia, durante uno Stato di emergenza, ancorché giudicato illegittimo quest'ultimo, per esempio dal tribunale penale di Pisa. A proposito di Stato di emergenza, oggi peraltro questa misura non solo non è legittima in quanto tale, non è legittima neanche in considerazione del fatto che il 31 di luglio è scaduto il tempo massimo di rinnovo delle proroghe, che non possono superare i dodici mesi, tale per cui questo rinnovo esclusivamente nominale a cui i mezzi di informazione non hanno dato il minimo risalto, produce una situazione di sospensione dello Stato di diritto e quindi una erosione dei livelli di Democrazia nel nostro Paese. Com'è possibile che ci si stupisca se poi qualcuno lancia allarmi per una emergenza democratica dal momento che disporre una proroga oltre i tempi consentiti per legge significa effettivamente  porsi al di fuori dello Stato di diritto?
 
Per continuare nel discorso precedente, a noi insegnanti non arrivano malati da curare, bensì alunni a cui insegnare; noi non dobbiamo visitare i discenti, dobbiamo inscenare lezioni in base alle specifiche discipline cui apparteniamo, i nostri strumenti da lavoro non sono termometri e stetoscopi, cateteri o bisturi, non dobbiamo somministrare medicine, stiamo a metri di distanza dagli alunni, dietro a una cattedra oppure in piedi alla lavagna, che sia quella tradizionale di ardesia o quella elettronica, la famosa LIM, elargendo spesso contenuti multimediali che debbono essere fruiti ad una certa distanza metrica appunto. Durante le lezioni gli alunni più vicini sono a un paio di metri; il nostro luogo di lavoro non è evidentemente come l’ospedale, dove spesso si pernotta e vi si può stare per giorni consecutivi, per settimane, in situazioni che non sono paragonabili a quelle di un alunno che sta qualche ora sui banchi. Abbiamo insegnato con Dispositivi di Protezione Individuale, in aule che vengono immediatamente pulite quando gli alunni le lasciano, costantemente sanificate, con finestre e porte aperte per consentire il ricircolo dell’aria che è quindi sempre ben ossigenata e anche allo scopo di evitare le concentrazioni di microparticelle della respirazione che potrebbero eventualmente contenere il virus. E questo a scopo prudenziale si potrebbe dire, giacché esistono degli studi che avrebbero dimostrato che anche in presenza di malati conclamati covid le stanze non si sarebbero saturate di paticelle virali. 

Se gli ospedali purtroppo sono stati spesso luoghi di infezione e di contagio del nuovo coronavirus la Scuole per fortuna no, ed è noto a tutti. È stato sottolineato spesso dall’allora Ministra Azzolina ed ha continuato ad essere così anche dopo, quando al ministero si è insediato Bianchi.
Crisanti stesso in tempi che potremmo definire non sospetti, quando ancora cioè non si poteva neppure ipotizzare di poter parlare di "vaccini", diceva che i bambini sono naturalmente resistenti a questo virus, che lo affrontano meglio di chiunque altro e non lo trasmettono o lo trasmettono in forma lieve. Ci sono state conferme di ciò, è noto che i giovani e i giovanissimi non sono fasce a rischio. I pazienti particolarmente oltre una certa età purtroppo sì.
Chi paragona la Scuola a luoghi come quelli degli ospedali non sa di cosa sta parlando. Le cose vanno vissute per essere capite oppure vanno intuite. Ho vissuto un anno insegnando in presenza e non è stato un anno vissuto, per così dire, pericolosamente, è stata sufficiente la prudenza, il rispetto delle regole che non si differenziano poi molto se non nel grado da quelle che vigono sempre, quanto a igiene personale e ambientale, per esempio

Consideriamo anche il mutato contesto, che varia col tempo, anche per ragioni legate al virus stesso con le sue mutazioni continue, cioè che i virus adottano la strategia dell'adattamento all'ospite, particolarmente quelli mutanti a RNA, come ci insegnano i virologi, e tra quelli a catena singola c'è appunto, com'è noto, il famoso nuovo coronavirus. Questo adattamento ha luogo perché nella loro microscopica intelligenza, passatemi l'espressione, i virus sanno che non devono uccidere l'ospite per non uccidere se stessi. Oggi il contesto è mutato anche perché è passato un tempo adeguato a fare in modo che questo adattamento abbia avuto luogo, così il contesto è appunto cambiato e la variante considerata dominante, la famigerata delta, non sembra paragonabile all'originale, se così si può dire. Si può quindi ipotizzare che, se l'anno scolastico precedente è stato vissuto non pericolosamente, a maggior ragione il prossimo. Non ci sono, a ben guardare, né numeri né argomentazioni tali da giustificare lo Stato di emergenza che per sua natura è tipico di situazioni iniziali, senza considerare quanto dicevamo prima, cioè che è stato giudicato illegittimo da tribunali e che, a norma di legge, è comunque scaduto. Se poi dobbiamo essere responsabili,  nessuno deve tirarsene fuori e dovremmo pur ammettere che non possiamo esserlo a corrente alternata. Essere responsabili non può significare soltanto "vaccinarsi" sarebbe un po' riduttivo. Se c'era quindi una cosa responsabile da fare, la prima in assoluto, sarebbe stata quella di munirsi di sistemi diagnostici appropriati, mentre da Lisbona a Vienna e, adesso, dai CDC e dalla FDA americani, arrivano conferme circa il fatto che i sistemi con PCR siano inidonei a causa dei molti falsi positivi e anche al fatto che non distinguano il famigerato virus dalle normali influenze.

L'obbligo è sempre la sconfitta delle argomentazioni, e i "vaccini" che sono stati permessi in via condizionale, sono di tipo sperimentale, e la condizione per la commercializzazione sarebbe quella di raccogliere diligentemente e con autentica deontologia professionale ogni presunta reazione avversa, in forma attiva e non passiva, cosa che purtroppo sembra non stia avvenendo nel migliore dei modi. Può definirsi responsabile questo?

Non essere riusciti a sviluppare un solo dibattito sulla PCR, nonostante la mole mastodontica di ore dedicate al fenomeno coronavirus, anche questo, non sembra certo un comportamento che possa definirsi responsabile.

Scegliere di vaccinare durante una pandemia, cosa sconsigliata già da Sabin ed oggi da Montagnier, Vanden Bossche, Bolgan, Doschi, Tarro, solo per citare alcuni esperti di virologia, può forse considerarsi responsabile, considerando che le obiezioni maggiori riguardano il fatto che, così facendo, si sviluppano varianti resistenti?

Se si deve essere responsabili dobbiamo esserlo sempre, non solo quando piace a noi.

Viene invocata la scienza come giudice o arbitro, però l'impressione è che quando l'arbitro fischia il rigore contro, no, non va più bene!!!

Insegnare nella Scuola è già possibile, è sufficiente il buon senso e applicare la prudenza, ventilare le aule, usare dispositivi di protezione, lavarsi, stare guardinghi, non fare sciocchezze. Posso affermarlo per esperienza personale.