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sabato 27 luglio 2019

La percezione dell'incoerenza

C’era una lettura che si poteva fare degli importanti eventi politici avvenuti nel nostro Paese nel corso degli ultimi anni, sulla quale si poteva continuare a riflettere per molte valide ragioni. Proviamo a ricostruire sinteticamente: una riforma costituzionale iniqua, proposta dalla maggioranza della precedente legislatura, veniva bloccata da una serie di partiti e movimenti politici; i partiti e i movimenti politici che si opponevano con zelo a questa riforma, quelli del fronte del NO, vincevano infatti il referendum costituzionale per poi ottenere il potere politico alle elezioni politiche nazionali, sostituendo quella forza politica che aveva proposto la riforma iniqua; forse in una certa misura è stato fatto ma le forze politiche che hanno avuto successo nel referendum e alle politiche nazionali avrebbero potuto presentarsi alle elezioni politiche europee per perorare la propria causa coerentemente con i recenti sviluppi politici, offrendo con una incidenza maggiore i contenuti della Costituzione, che erano riusciti a salvare, come modello su cui riformare l’Unione europea. Molti esponenti politici che appartengono a queste forze politiche o che le fiancheggiano in vario modo, si trovano infatti concordi nel registrare che la crescita dell’Unione europea è avvenuta in modo disarmonico rispetto alla nostra Costituzione.
C’era, o sembrava esserci, un contesto culturale di riferimento. Il messaggio era: con queste idee abbiamo vinto in Italia, con queste stesse idee possiamo vincere anche in Europa.
Ma si deve registrare il fatto che di questi argomenti si sente poco parlare, il che non significa che non sussistano nell’azione politica concreta, solo che non emergono con sufficiente chiarezza. E si avverte così l’esigenza di renderle maggiormente visibili.
In ogni caso, già nel momento in cui le forze vincitrici del referendum e delle ultime politiche si sono presentate in Europa qualcosa si era già affievolito. Le ragioni di questo affievolimento dell’energia potenziale di cui si era in possesso, probabilmente sono molte e non è possibile qui rintracciarle al completo, ma in una certa misura questo è stato dovuto anche all’aver proposto una riforma costituzionale per la diminuzione del numero dei parlamentari allo scopo di risparmiare, argomenti molto vicini a quelli proposti nella precedente riforma costituzionale.
Sembrava che avessimo condiviso l’idea secondo la quale non è la Costituzione il problema dell’Italia, né il numero dei parlamentari, e che piuttosto che occuparsi della Costituzione era meglio occuparsi dei problemi reali del Paese e dell’Unione europea, problemi tra i quali il già citato sviluppo disarmonico.
Da che cosa era costituita questa energia? Da una serie di idee condivise, poche e chiare.
Vi era per esempio l’idea che con la vittoria del fronte del NO si era impedito al Senato della Repubblica di divenire lo zerbino della troika, una sorta di ispettorato permanente della troika in Italia; che l’idea del risparmio come linea guida delle politiche nazionali ed europee veniva rigettata con forza, essendo peraltro ritenuta un errore politico ed economico, poiché questa idea avalla azioni economiche e finanziarie pro cicliche, incapaci di far prendere slancio all’economia e al commercio, incapaci di incrementare la crescita, e quindi sostanzialmente ritenuta pretestuosa e semplicemente funzionale ad impoverire economicamente uno Stato nazionale, a renderlo depredabile, aggredibile, ricattabile, ad impoverirlo culturalmente e socialmente, e a tenerlo soggiogato in uno stato di sottomissione politica, economica e psicologica.
Dopo la battaglia intrapresa nella precedente legislatura contro la riforma costituzionale è abbastanza sconcertante per una vasta platea di cittadini vedere che si dichiara apertamente di voler ridurre il numero di parlamentari per risparmiare: la troika ringrazia, molti cittadini che erano fiduciosi che si sarebbe intrapresa una politica diversa, invece ovviamente no. E’ forse anche così che si spiega una certa delusione generalizzata e forse anche il deflusso stesso di milioni di sostenitori di certi movimenti verso altre direzioni. Sono questioni che certamente sono considerate importanti e che quindi è opportuno porsi.
Una riforma costituzionale che si muove dall’idea del risparmio, una di quelle idee che la pacifica rivoluzione italiana aveva rigettato con forza, non è una riforma costituzionale che cominci bene, con le idee giuste. Anzi, sulla base di queste considerazioni era cominciata la battaglia contro la riforma costituzionale precedente, ricordate?
L’affievolimento di questa energia, in ogni caso, si è registrata anche in occasione del voto al parlamento europeo dove a qualcuno è sembrato di notare, non a torto, una certa incoerenza risetto al mandato che i cittadini hanno conferito a certi movimenti politici, come quello di opporsi alle politiche del rigore per favorire politiche espansive. Questo pone una questione: ci si era illusi di avere una base comune di idee condivise che invece non c’è?
Oggi possiamo solo dire che sembrava esserci una comunione di intenti e di idee che probabilmente non c’era realmente neanche prima. Non c’è oggi, e non c’era prima. E questo rende in un certo senso miracolosa la riuscita nell’aver sostituito al potere una forza politica che sembrava inamovibile e inamovibilmente schierata con lo status quo in Unione europea, con le politiche economiche del rigore, sempre pronta a dire sì a qualsiasi iniziativa di qualsiasi livello, provenisse dalle istituzioni europee, senza la parvenza di un pensiero critico e fortemente incline a cedere il potere del popolo sovrano a terzi. Forse quella che alcuni ritengono una grande vittoria e una svolta storica è stata determinata da un placebo. Questa specie di illusione ha costituito la premessa di quella che alcuni ritengono un miracolo. Ma è probabilmente necessario riflettere su quale reale condivisione di idee, principii e intenti vi è realmente e, se ci si tiene veramente, se vogliamo che questa unione di idee, principii e intenti ci sia, non si dovrebbero lanciare messaggi, intenzionalmente o no, consapevolmente o no, che sono in contraddizione con le idee, i principii e gli intenti che hanno reso vittoriosi, e che mostrano palesemente questa contraddizione. Ci sono dei miracoli che non si ripetono.