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sabato 18 maggio 2019

Dibattiti ed etichette

Con l’avvicinarsi delle elezioni europee naturalmente aumentano i dibattiti politici.
Comunque la si pensi e qualunque sia la legittima posizione di ognuno credo che ci si potrebbe trovare d’accordo magari sul fatto di limitare le facili etichettature che purtroppo non contribuiscono a chiarire le rispettive posizioni. Intendo dire che molto spesso vengono tacciati per antieuropeisti ed etichettati come tali persone che vorrebbero semplicemente portare dei cambiamenti migliorativi, naturalmente dal proprio punto di vista, all’Unione europea. In questo senso probabilmente la nozione di diversoeuropeista sarebbe maggiormente calzante rispetto a quella di antieuropeista e contribuirebbe a definire meglio la situazione reale a la reale fisionomia politica del proprio interlocutore se di interlocutore si tratta. In altri casi si dà dell’europeista a qualcuno a cui magari l’Ue così com’è non piace e vedrebbe una via di miglioramento portando pure lui un certo tipo di cambiamento in una certa direzione. Ecco, io trovo che in entrambi i casi si faccia un torto a queste persone. Penso di non scostarmi troppo dal vero se dico che dare dell’antieuropeista a qualcuno che non lo è, a qualcuno che volesse semplicemente migliorare l’Ue, sarebbe un po’ come dare dell’antiitaliano a qualcuno che volesse migliorare l’Italia. Se ciò che si propone per il cambiamento migliorativo funzioni o viceversa, questo dovrebbe essere l’oggetto della discussione e non la propensione a etichettare troppo semplicisticamente le persone come anti o come pro. Se ci trovassimo d’accordo su questo forse il dibattito ne avrebbe un giovamento. Auspichiamo quindi di ascoltare dibattiti in cui si parla di questioni di merito e non di etichette.
Non viene anche a voi da pensare che il dibattito politico ne trarrebbe un giovamento?