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giovedì 20 luglio 2017

NO CETA!!!

A tutto c’è un limite e le elezioni sono vicine.
Renzi ha la possibilità di dimostrare quanto sincero sia il suo risentimento per il fatto che l’Italia sia stata abbandonata dagli altri Stati dell’Ue in materia di migranti al di là di ogni dichiarazione d'intenti, con i fatti, fin da ora.
Ha la possibilità di dire NO allo scempio del CETA.
Si dirà: ma che c’entra?
C’entra, perché le politiche di abbassamento dei salari dell’austera Ue (attualmente così incomprensibili) e le dinamiche dell’immigrazione, in combinato disposto, servono esattamente a creare quel tessuto sociale che rappresenterebbe il popolo degli acquirenti dei prodotti a basso costo (e di bassa qualità, nonché salutisticamente dubbi) da cui saremmo invasi se il CETA venisse ratificato.
Renzi ha quindi la possibilità di invitare i suoi a dire NO al trattato scempio CETA e all’Ue che ha detto NO ai migranti.
Infatti l’Ue che ha detto NO all’Italia sui migranti si merita il NO dell’Italia sul CETA.
Non occorre aspettare molto, quindi, si può fare subito. Politicamente è una occasione che si verifica una sola volta nella vita!
E’ una occasione per far sentire la propria voce anche a livello internazionale visto che il Canada ci chiede di ratificare un trattato favorevole solo a lui e alle multinazionali pur avendo lo stesso Canada ignorato fino ad ora le richieste di ratifica di molte convenzioni internazionali sul lavoro, a cominciare da quella relativa al diritto alla contrattazione collettiva, fino a quella relativa alla età minima per il lavoratore e molte altre sulla sicurezza e la salute.
 


In questo modo, il segretario del PD, potrebbe dimostrare di stare dalla parte del popolo italiano e non da quella delle multinazionali intese solo al profitto personale a qualsiasi costo, ma soprattutto avrebbe la possibilità di dimostrare appunto che il suo atteggiamento mascolino nei confronti dell’Ue è autentico e non una trovata elettorale per accaparrarsi voti e prestigio agli occhi di chi ha ragioni da vendere per protestare contro questa Ue dell’austerità e delle politiche furbesche e lacrime e sangue.
Inoltre potrebbe manifestare di possedere quelle qualità che tutti vorremo un Primo Ministro possedesse, come l’arguzia per leggere le dinamiche in corso, secondo un filo conduttore che non è visibilissimo, ma che c’è e che unisce le politiche sui salari, il disimpegno dell’Ue sui migranti, alla ratifica di questi trattati internazionali.
Infatti sono in molti ad accusarlo di fare solo propaganda e di assumere atteggiamenti mascolini, di dichiarare di battere i pugni sul tavolo, per soli fini elettorali, per secondi fini insomma. Ecco, Renzi ha esattamente la possibilità di smentire queste voci in un sol colpo, con una azione coerente.
E’ una occasione unica, che potrebbe rilanciare lui e il PD sulla scenario politico.
Dia quindi indicazioni ai suoi di fare qualcosa di sinistra, di dire NO a questo trattato.
Ci attendiamo quindi coerenza.
Sarebbe anche una scelta politicamente conveniente anche perché in caso di ratifica il trattato dovrà necessariamente ripassare nelle mani di un parlamento di nuova legislatura, l’unico legittimato ad esaminare la possibilità di ratifica, purché sia espressione di una legge elettorale costituzionale. L’attuale, questa legittimazione sappiamo bene che purtroppo non ce l’ha. Quindi se Renzi propendesse per indicare il sì alla ratifica questo non sarebbe risolutivo. Se invece indicasse di votare NO, questo potrebbe rilanciarlo. Le motivazioni per il NO, ci sono tutte e ci sono anche tutte le convenienze di immagine. Infatti è meglio aspettare che sia un Parlamento legittimato ad occuparsi di questa faccenda, un argomento che non fa una piega e che potrebbe utilizzare benissimo egli stesso.
Del resto perché approvare un trattato a noi sfavorevole, tanto quanto e ancor più del Fiscal Compact?
Non ha senso!
Ma non sembra che il Parlamento abbia il polso del Paese, sembra anzi sussistere uno scollamento profondissimo col popolo italiano. Sono in molti a contestare questo trattato, il CETA, che sembra essere lì per decretare la definitiva vittoria della finanza sulla Democrazia. A contestarlo ci sono: CGIL, Coldiretti, le DOP siciliane, ARCI, ACLI, Greenpeace, Fairwatch, Slow Food, e tanti, tantissimi altri della società civile.
Quando dicevamo di non ratificare il Fiscal Compact, siamo stati derisi e adesso tutti lo vogliono cambiare.
Adesso chiediamo a gran voce di non ratificare il CETA, che è anche peggio, e speriamo questa volta, almeno questa volta di essere ascoltati.

E ci sono, come accennavamo, dei problemi aggiuntivi purtroppo, se così si può dire, e non sono problemi da poco, come si può arguire dalle premesse espresse qui sopra.

Questo Parlamento è stato eletto con una legge elettorale giudicata incostituzionale dalla Consulta con sentenza n.1 del 2014. Questo significa che non è mai stato e non potrebbe essere mai rappresentativo del popolo italiano che è l’unico vero sovrano come dice la Costituzione. Questo secondo alcuni giudici emeriti della Corte Costituzionale, vedi per esempio Annibale Marini, significa che lo Stato si dovrebbe occupare soltanto di cose necessarie e urgenti e il CETA non è né necessario né urgente.
Se questo articolo potesse arrivare all’ambasciatore canadese, se non al primo ministro, vorrei evidenziargli il fatto che non è saggio né opportuno affidare la ratifica di un trattato di questa portata ad un Parlamento in queste condizioni, neanche se il Parlamento in questione fa, come si suol dire, orecchie da mercante o, se preferite, le viste di nulla.
Insomma, anche se il Parlamento e il Governo fanno finta di niente, le condizioni sono tali per cui non si può legittimamente procedere in questo stato di cose ad una ratifica di questo trattato.
Il Canada, molto saggiamente, dovrebbe semplicemente aspettare che si insedi in Italia un Parlamento legittimato da una legge elettorale costituzionale, cosa che attualmente purtroppo non è.
In ogni caso dovrà essere preciso compito della prossima maggioranza, quella della prossima legislatura, quella derivante insomma dalle prossime elezioni, riprendere il testo del CETA, riesaminarlo e procedere legittimamente (in questo caso sì, legittimamente) alle votazioni relative.
Comunque vadano le cose, cioè, sia che si voti il CETA nei prossimi giorni, sia che, più saggiamente, lo si rimandi alla prossima legislatura, per occuparsi di cose necessarie e urgenti (per esempio della legge elettorale, come suggerito dal Presidente della Repubblica), dovrà essere compito della prossima legislatura, riprendere in mano il trattato.
Questo Governo e questo Parlamento, sfiduciato da una sentenza della Consulta, non sono rappresentativi della sovranità popolare e non possono parlare per essa!
La situazione in Italia è gravissima da questo punto di vista e questo il Canada lo deve comprendere!
Ora due parole sul CETA e sulle varie legittime obiezioni che vengono mosse a questo trattato.
Pericolosissimo è l’arbitrato internazionale col quale gli Stati perdono la possibilità di decidere serenamente le regole del proprio mercato! Chi è poi che sceglierebbe i giudici internazionali? C’è qualcuno di più potente delle multinazionali a poterlo fare? E i giudici così scelti sarebbero inclini a fare gli interessi degli Stati nazionali o delle multinazionali?
Il Canada ha circa 30 milioni di abitanti; l’Ue ne ha circa 500 milioni di cui 60 milioni circa (il 12%) italiani.
Sono i cittadini che rappresentano il mercato in quanto tutti potenziali acquirenti, e fin qui ci siamo.
Questo significa che il mercato dell’Ue si amplierebbe del 7%; quello del Canada si amplierebbe invece del 1397 % e già si nota una certa differenza.
Poi, quel 7% di mercato che acquisterebbe l’Ue riguarda tutta l’Ue di cui l’Italia rappresenta solo il 12%, per cui l’Italia potrebbe contare a parità di condizione con gli altri stati dell’Ue sul 12% di quel 7%, cioè dello 0,84 %.
Per cui dal punto di vista dell’Italia in rapporto al Canada, l’ampliamento del mercato sarebbe per l’una (l’Italia) dello 0,84 % e per l’altro (il Canada) del 1397 %.
Concludendo: visto che lo 0,84 sta nel 1397, 1663 volte, questo significa che l’accordo CETA è favorevole al Canada 1663 volte più che all’Italia. Voi firmereste questo scempio che anche un bambino capirebbe essere svantaggioso? IO NO!!!