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sabato 20 febbraio 2016

Attraverso un codice dato...Un saluto a Umberto Eco

Umberto Eco è stato capace di suggestionarci in vari modi: con i suoi scritti teorici, con i suoi romanzi (e quindi con i suoi personaggi straordinariamente caratterizzati), con i suoi articoli, le sue interviste, ecc.
Riporto qui di sotto alcune riflessioni che mi sono state suggerite dai trattati di semiotica generle. E' questo il mio modo di salutarlo...Non sono riflessioni di un ipotetico studente; presumo che avrei avuto delle difficoltà a mostrargliele qualora fossi stato un suo studente, no, sono riflessioni spontanee, libere, di chi scrive senza tanti freni, di chi segue un'ondata di pensieri, uno stimolo, senza il timore di subire un giudizio, e quindi non sono edulcorate e probabilmente sono piene di errori, di inesattezze, certamente di difetti, risultando in definitiva anche pretenziose. Ma effettivamente sono quelle che mi sono venute del tutto spontaneamente. Quando a Firenze ero insegnante di disengo e pittura ad Art.e, nel tragitto che facevo dal parcheggio vicino alla Facoltà di Architettura verso via delle Conce, spesso ero preso da svariati pensieri, alcuni dei quali derivavano anche da suggestioni fornite dai suoi scritti, da lui, Umberto Eco, e qualche volta, durante quelle riflessioni  mi è persino sembrato di vederlo sfecciare in motoretta da quelle parti. Forse il frutto delle suggestioni... Certo a pensarci bene, lui ha insegnato alla Facoltà di Architettura di Firenze, vuoi vedere che magari...

Riflessioni

"Attraverso un codice dato un significante denota sempre un significato" (Umberto Eco)

Ma a ben guardare risulta vera anche la frase: "anche in assenza di un codice dato un significante denota sempre un significato".
Naturalmente nel secondo caso il significato che il significante denota è il significato di se stesso, un significato, per così dire, tautologico, dove non interviene nessuna convenzione.
Così sembra di poter osservare che la tautologia nei sistemi di 'significazione' assuma un ruolo preminente, di base. Se esiste una gerarchia del 'significato', quindi, la tautologia rappresenta il vertice di questa gerarchia.
In oltre è chiaro che i due significati sono diversi tra loro. Cioè, tra il significato conferito al significante attraverso un codice dato, e il significato di base, tautologico, vi è una differenza, uno scostamento.
Tra l'assenza e la presenza di un codice, si stabilisce una dissonanza, uno scostamento di significato rispetto ad un medesimo significante.
Il codice è una convenzione che si stabilisce tra due o più persone, o anche in seno ad una intera società.
La storia della cultura è anche la storia della produzioni di codici, ma anche quella della messa in questione di questi codici e della fabbricazione spontanea o meno spontanea di codici diversi da quelli dati in partenza.
- La storia della cultura è anche la storia dell'allontanamento del significante dal significato tautologico, derivante dall'intervento di un significato attribuito attraverso un codice convenzionale, che diviene il codice dato.
Ma chi li dà i codici?
Una delle riflessioni che sorgono spontaneamente nell' osservare questi due enunciati deriva  dalla constatazione del fatto che il primo possa essere smentito dal secondo. E questo potrebbe indurre a credere che se è vero il primo non è vero il secondo.
Si parte da due enunciazioni contraddittorie ma a ben guardare la seconda frase non smentisce la prima, nel senso che la veridicità della prima può sussistere indipendentemente dalla veridicità della seconda e viceversa.
Ne deriva che, nel primo caso, nel caso che si adotti un codice convenzionale, cioè a dire nel caso di un significante denotato da un significato derivante da un codice dato ( e quindi convenzionale), di fronte al segno che è il significante, ci troviamo sempre di fronte ad un significato doppio se i due significati non coincidono esattamente, ed è improbabile che i due significati coincidano.
Così si ha che: in base ad un codice dato un significante denota sempre un significato sì, ma a cui si aggiunge automaticamente il significato tautologico che vive indipendentemente da una attribuzione convenzionale.
Così quando attribuisco convenzionalmente un significato ad un significante, determino non uno, bensì due significati per uno stesso significante, e determino conseguentemente anche una tesnione tra i due significati, che possono essere più o meno stridenti, ma anche più o meno rispondenti e quindi più o meno armonici.
Ora, uno degli assunti fondamentali della linguistica di Saussure era l'arbitrarietà, la convenzionalità che sussiste tra significato e significante, per esempio anche tra segno e fonema.
Ma, se risulta vera anche la seconda affermazione, cioè che "anche in assenza di un codice dato un significante denota sempre un significato", ciò potrebbe significare che la tautologia, che afferma in sostanza che una cosa, prima di essere qualcos'altro da sé (attraverso un codice dato) è sempre innanzitutto se stessa, è forse in grado di scardinare questo assunto e di proiettare la linguistica verso altre direzioni o, per lo meno, verso altre investigazioni. Sempre ammesso che queste investigazioni non facciano anch'esse parte della storia.
E' qui che entra in gioco la mia ignoranza...semplicemente non lo so se fanno parte della storia e sono state discusse in passato, forse...