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giovedì 29 aprile 2021

Virus e limitazione dei diritti costituzionali

In Italia vige lo stato di diritto. Ciò vuol dire che non viviamo come gli uomini primitivi, in un contesto nel quale predomina la legge del più forte. Viviamo in un contesto di leggi e di fonti gerarchicamente ordinato e al vertice di questo sistema c'è la Costituzione. Le leggi e i decreti legge non possono essere redatti in contrasto con Essa. I diritti costituzionali sono fondamentali, inviolabili, essi rappresentano una conquista che non  è stata semplice  né scontata.

Da oltre un anno però questi diritti sono limitati. Abbiamo vissuto sulla nostra pelle il significato di coprifuoco, confinamento, distanziamento, zona gialla, zona arancione e zona rossa. L'emergenza coronavirus l'ha fatta da padrone. Adesso però c'è chi comincia a non tollerare queste limitazione, anche perché alcune di esse vanno ad incidere troppo pesantemente ed in modo eccessivamente continuativo, sul lavoro, costringendo a chiusure di esercizi di cui spesso non sappiamo se rivedremo l'apertura. Sono situazioni drammatiche di cui non avremmo voluto avere notizia. Gli effetti delle restrizioni sono devastanti da un punto di vista fisico e psicologico, molti medici e psicologi lo sostengono da tempo e con prove alla mano. A chi giova tutto ciò?

Queste restrizioni sembrano giovare esclusivamente a chi vuole favorire l'implementazione del digitale, il nuovo idolo moderno.

In ogni caso c'è una cosa che deve essere compresa, ed è che ogni stato di emergenza, particolarmente quando limita diritti inviolabili come quelli sanciti dalla Costituzione, non può perdurare oltre un certo limite. Nella nostra cultura è depositato da tempo il concetto di giusto limite, varcato il quale non può esserci giustizia.


Est modus in rebus, sunt certi denique fines quos ultra citraque nequit consistere rectum, diceva Orazio, ed eravamo nell’antica Roma.


C’è un modo nelle cose, ci sono dei precisi confini prima e oltre i quali non può sussistere il giusto.

Può darsi che questi limiti siano stati varcati?

Per scoprirlo potrebbe esserci di aiuto l' addentrarci nell'ambito della scienza, giacché molte delle restrizioni sembrano dovute a dati scientifici e la cosa potrebbe risultare meno ostica di quanto non possa sembrare.

A determinare le restrizioni, i coprifuochi, i confinamenti, le zone gialle, arancioni, rosse, a costringere alla didattica a distanza o a quella digitale integrata, a far chiudere le saracinesche di una moltitudine di esercizi commerciali, ad interrompere filiere produttive virtuose, a lasciare a casa studenti sanissimi collettivamente  e singolarmente e purtroppo molte altre cose simili, è innanzitutto il sistema con il quale si è deciso acriticamente di appurare la presenza del virus nelle persone, è quello che va col nome di riconoscimento molecolare dei tamponi basato sulla tecnica della PCR, Polymerase Chain Reaction o, in italiano, RCP, Reazione a Catena della Polimerasi. Questo metodo sembra che non sia particolarmente affidabile. Si sapeva da tempo che i cicli di amplificazione della PCR si attestassero dai 36 ai 41 e forse anche oltre. Questo, in base all'opinione dell'OMS, significava non consentire di distinguere tra rumore di fondo e reale presenza del virus. Peccato che questo sommesso invito dell'OMS a diminuire i cicli di amplificazione della PCR si stato sostanzialmente ignorato. Molte autorevoli opinioni, in sintonia perfetta con quella dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, attestano che già a 25 cicli vi è un numero di falsi positivi del 30 %, una percentuale sufficientemente alta a nostro giudizio per chi vuole adottare, per così dire, un atteggiamento prudenziale. Però evidentemente per qualcuno non basta. Oltre questa soglia la percentuale dei falsi positivi aumenta a dismisura. A confermare poi che i cicli con cui viene praticata la PCR nel riconoscimento molecolare dei tamponi ci si attesti dai 36 ai 41 sembra che sia nientemeno che l'Avvocatura dello Stato stessa. Se dunque vi è un così alto numero di falsi positivi, anche del 96 %, con cicli così alti, qualche dubbio che il sistema adottato non sia proprio dei migliori, non sia affidabile, non dovrebbe emergere?

A sancire che questo sistema di Reazione a Catena della Polimerasi per il riconoscimento molecolare dei tamponi non sia idoneo a diagnosticare la presenza del nuovo coronavirus, è stato di recente anche il Tribunale amministrativo di Vienna, che non ha potere giuridico in Italia, ovviamente, è che però qualche domanda dovrebbe pure far sollevare nella popolazione, nei medici, nei virologi e infettivologi, nei giornalisti, oltre che nelle coscienze di chi ci rende schiavi di un simile metodo. Aggiungiamo che questa sentenza giunge vari mesi dopo una simile sentenza, quella del Tribunale di Lisbona, in Portogallo.

Anche arrivando ad ammettere che possano sussistere dei casi limite, nei quali una certa restrizione dei diritti, purché ragionevole, temporalmente limitata e circostanziata, possa esserci, qui siamo di fronte ad un protrarsi così smisurato, così eccessivo di questo stato di limitazione, che molti cominciano a  pensare di essere di fronte a qualcosa che non è più umanamente tollerabile. Deve sempre essere fatto il massimo sforzo, in qualsiasi situazione, per evitare le limitazioni dei diritti fondamentali così faticosamente conquistati. E qui, non solo non sembra che questo sforzo sia stato fatto, sembra che per determinare le limitazioni ci si sia affidati ad un sistema semplicemente non idoneo. Se fai ogni sforzo per evitare le limitazioni dei diritti fondamentali non puoi affidarti ad un sistema dubbio, o rischi che si cominci a sospettare che ti affidi al fatto che la gente non sospetta che è inidoneo. Quindi forse non stai facendo proprio tutti gli sforzi per evitare di limitare i diritti costituzionali.

Se quindi il protrarsi nel tempo di queste limitazioni è dovuto al fatto che si usano sistemi non idonei per diagnosticare la presenza del virus e che, in aggiunta, questi vengono usati in modo spregiudicato con eccessivi cicli di amplificazione, ecco, questo non è solo grave, questo diviene semplicemente scandaloso, inaccettabile, improponibile. E dobbiamo prenderne coscienza.

Uno stato di diritto può essere limitato da un sistema tecnico che non è idoneo a diagnosticare la presenza del famigerato nuovo coronavirus, di un metodo cioè che non  è scientificamente valido per questo tipo di diagnosi?